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Recensioni di libri

Dei bambini non si sa niente di Simona Vinci

Einaudi, 1997 - Il libro d’esordio di Simona Vinci, che nel 1997 entrò di prepotenza nel panorama letterario italiano, dividendo e facendo discutere pubblico e critica per la prosa diretta e l’argomento di difficile trattazione.

Sara Giannetti
Sara Giannetti Pubblicato il 18-02-2020

3

Dei bambini non si sa niente

Dei bambini non si sa niente

  • Autore: Simona Vinci
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Einaudi

Scheda e prezzo libro:

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Nella luce calda e immobile di un pomeriggio di fine estate, una bambina intona la sua canzone solitaria con gli occhi fissi a un campo di granturco. Comincia così Dei bambini non si sa niente (Einaudi, Collana Stile Libero, 1997 - nuova edizione 2018), il libro d’esordio di Simona Vinci, che nel 1997 entrò di prepotenza nel panorama letterario italiano, dividendo e facendo discutere pubblico e critica per la prosa diretta e l’argomento di difficile trattazione.

Siamo in una piccola provincia emiliana. La fine della scuola segna, per un gruppetto di ragazzini, l’inizio di un’estate che cambierà per sempre la loro esistenza. Sono Giada, Martina, e Matteo, dieci anni e la voglia di esplorare i territori misteriosi che Luca e Mirko – quindicenne leader del gruppo – li invitano a percorrere.
Le giornate estive luccicanti di sole, in cui le ore sembrano dilatarsi, diventano teatro di un tempo e un luogo “altro” dove tutto è possibile e permesso. I confini sfumano intorno a un vecchio materasso e alle canzoni dei Soundgarden, in giochi che porteranno presto i protagonisti molto più lontano di quanto avrebbero immaginato.

Questo breve romanzo si immerge – e fa immergere, a volte suo malgrado, il lettore – in quella parte insondabile e profonda che è l’erotismo dei bambini, vissuto attraverso gli occhi di un gruppo di decenni.
Il pregio della scrittura della Vinci è sicuramente l’immediatezza, ma anche la capacità di far scomparire la sua voce di autrice, di rimuovere il filtro tra autore e personaggi. Vinci c’è, ma noi non la vediamo, se non fugacemente fare capolino nelle riflessioni di Martina, sicuramente punto di vista principale della vicenda.
L’autrice mostra con abile neutralità gli approcci al sesso e alla sperimentazione (fino ad arrivare a un epilogo annunciato, ma al quale risulta ugualmente difficile assistere) senza mai esprimere un giudizio; proprio per questo, ogni stato d’animo dei bambini arriva diretto. Curiosità, desiderio, allegria coesistono con disagio, paura e ribrezzo, in un flusso continuo e molto verosimile; in ognuno dei ragazzini possiamo scorgere un’interiorità complessa e mai scontata.
Tutti sono vittime e carnefici insieme (uno su tutti Mirko, con la sua leadership combattuta e un’apparente autonomia di scelta che progressivamente ci viene svelato essere quasi inesistente), in una coralità che rende questo breve romanzo difficile da dimenticare.

Perché leggere Dei bambini non si sa niente:

Perché fa una rappresentazione non banale del passaggio tra infanzia e preadolescenza, restituendo ai bambini la complessità che a volte si preferisce non vedere.

Perché non leggere Dei bambini non si sa niente:

Per la prosa diretta che non è per tutti e per la crudezza di alcune scene.

Se ti è piaciuto, leggi anche:

  • Il giardino di cemento di Ian McEwan
  • L’amante di Marguerite Duras
  • Il signore delle mosche di William Golding

© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Dei bambini non si sa niente

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