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Recensioni di libri

Daisy Miller di Henry James

Il romanzo classico di Henry James, Daisy Miller, è riproposto ai lettori da Lozzi Publishing nel 2011, per il progetto editoriale "REMO. L’altro modo di raccontare Roma", che raccoglie una serie di romanzi ambientati a Roma.

Alessandra Stoppini
Alessandra Stoppini Pubblicato il 22-01-2013

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Daisy Miller

Daisy Miller

  • Autore: Henry James
  • Genere: Classici

Il romanzo classico di Henry James, Daisy Miller, è riproposto ai lettori da Lozzi Publishing nel 2011, per il progetto editoriale "REMO. L’altro modo di raccontare Roma", che raccoglie una serie di romanzi ambientati a Roma.

“Era vestita di mussolina bianca, con un centinaio di crespe e di volanti, e nodi di nastri in tinte pallide. Aveva la testa scoperta, ma teneva in mano un enorme parasole con un ricco bordo di pizzo, ed era di una bellezza incantevole e rara”.

Nel romanzo breve pubblicato nel 1879, nel quale il più anglosassone degli scrittori americani incorona Roma come luogo d’elezione, si svolge la breve esistenza di Daisy Miller, sedotta e vinta dalle bellezze e dalla febbre della Città Eterna. La “bella ragazza americana” era apparsa a Mr Winterbourne a Vevey in Svizzera in una mattina d’estate quando il gentiluomo compito, arrivato il giorno prima da Ginevra col vaporetto per trovare sua zia Mrs Costello, passeggiava ammirando il paesaggio. Winterbourne, uomo d’immaginazione e sensibilità, era subito rimasto colpito dalla stravaganza del clan Miller composto dalla madre, dal figlio Randolph un monellaccio di nove anni fornito di un’espressione e un contegno da adulto, una carnagione pallida e tratti marcati, dalla figlia Daisy giovane donna singolare e dal corriere Eugenio una sorta di factotum. A Winterbourne, che aveva un culto per la bellezza femminile, piaceva osservare e analizzare Miss Daisy dagli occhi straordinariamente limpidi e onesti, in aperto contrasto con l’opinione di Mrs Costello secondo la quale i Miller erano gente molto ordinaria, perché appartenevano a quella categoria di americani che “il proprio dovere imponeva di non frequentare”. Ma la più deliziosa e gaia creatura che Winterbourne avesse mai incontrato prima, che si vestiva a meraviglia, affascinante e seducente alla quale piaceva suscitare l’interesse e l’apprezzamento degli appartenenti al sesso maschile, continuava suo malgrado ad albergare nei suoi pensieri con un’intensità tale che stupiva lo stesso uomo.

“Non ho mai permesso ad un uomo di impormi la sua volontà o di interferire con ciò che faccio”.

Alla fine di gennaio Winterbourne era giunto a Roma spinto da ciò che aveva letto nelle lettere inviategli dalla zia:

“Quelle persone alle quali eravate così devoto a Vevey l’estate scorsa, sono capitate qui col corriere e tutto quanto... La signorina, però, è molto intima anche con degli italiani di terza categoria, con i quali va a spasso e la sua condotta è molto criticata”.

Nella magnifica vita mondana internazionale della capitale tra la folla romana lenta e oziosa avrebbe brillato per poche settimane Daisy Miller, anima pura, deliziosa e innocente civetta che si sarebbe spenta colpita dalla malaria, la roman fever chiamata così dagli stranieri contratta all’ombra delle vestigia del Colosseo.

“La tomba di Daisy era nel piccolo cimitero protestante in un angolo delle mura di Roma imperiale, tra i cipressi e i fiori primaverili”.

Appartenente ad una ricca famiglia d’intellettuali di origine irlandese, Henry James, al pari di altri americani dell’upper class, era affascinato e attratto dal continente europeo nel quale il raffinato scrittore ravvisava una sorta di patria perduta, anzi un grande e innocente giardino ornamentale, un negozio ad uso degli americani, come aveva definito Edith Warthon il vecchio continente. “Finalmente, per la prima volta, vivo!” scrive l’autore in una delle sue lettere dall’Urbe come ci ricorda Giulia Alberico nella prefazione al volume. Per James, Roma “splendida e oziosa”, restò sempre “la città che più d’ogni altra era per lui meta di un pellegrinaggio emotivo e sentimentale” giacché nel vecchio mondo vi era l’Arte con l’A maiuscola. Tutta questa magnificenza non aveva impedito al sensibile James di notare lo stridente contrasto tra il genuino realismo intrappolato nelle puritane convenzioni sociali anglosassoni (ben espresse nei personaggi di Mrs. Walker e Mrs. Costello) e lo stile di vita complesso e controverso dei nativi (come l’ambiguo signor Giovanelli specializzato in ricche ereditiere). La Roma “sonora e trionfante” di Daisy è la stessa che Henry conosce e percorre durante l’inverno del 1972/73: via Gregoriana, il Pincio, Villa Borghese, San Pietro, Palazzo Doria, il Palatino... una città da poco divenuta capitale del Regno d’Italia, che si sta espandendo; un esempio è il nascente quartiere Prati di Castello, ma che è ancora una città contadina “piena di vigne, orti, giardini”, un luogo il cui millenario passato è capace di attrarre sia l’autore sia la sua falena Daisy.

“Si ricordò che un suo compatriota un po’ cinico gli aveva detto una volta che le donne americane, le belle e questo lasciava una certa vastità all’assioma, erano nello stesso tempo le più esigenti del mondo e le meno suscettibili di gratitudine”.

Daisy Miller

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Daisy Miller

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Commenti: 1

  • Patrizia Falsini
    17 giugno 2019, 16:01

    Apprezzo la recensione e il romanzo che è meraviglioso.

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