Cosmologie
- Autore: Luca Vaglio
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2022
Spesso la poesia attuale si riduce a solipsismo o sentimentalismo, semplice sfogo privato, perdendo quella scintilla intuitiva che presso gli antichi significava epica, oracolo, parola giunta dagli dei, anzi dee, secondo i Greci le Muse sono donne tutte figlie di Mnemosyne, la memoria, reminiscenza. La poesia era mito, bellezza e racchiudeva tutta la sapienza possibile.
Non è il caso di Luca Vaglio, giornalista e poeta, che nella sua ultima silloge Cosmologie (Marco Saya editore, pp.58, 2022, prefazione di Lorenzo Cardilli) ma anche nelle precedenti raccolte, lega il qui e ora, il vivere, amare, soffrire, la superficie del mondo, il significante, al significato profondo, inscindibile da quanto ci appare.
Sposa l’ilozoismo presocratico, secondo il quale spirito-materia sono un unicum. In tempi moderni i discendenti di questa visione sono la psicosomatica (Groddeck) e la psicosintesi (Assagioli), superamento della psicanalisi.
Allora gli eventi rappresentati e le emozioni provate in questa bella raccolta, anche occasionali, in prima persona, vuoi in un bar a Milano o altrove, contengono un senso ontologico che riguarda tutti.
Tale è pure il romanzo fiume di James Joyce, Ulisse, costellato di fatti, dipanati in un giorno solo che è, in pari tempo, l’universo animato.
Spesso la riflessione è messa in primo piano dall’autore. Un esempio è la filosofia eraclitea, il fuoco cosmico semovente che motiva il nostro andare:
Tutto è sempre stato, è ora / e infinitamente sarà un Fuoco / immortale, diceva Eraclito, / più o meno, regalandoci / l’idea di un eterno mobile, /mutante, come le fiamme, / luminoso e più seducente / di una cosa soltanto fuori / dal tempo, senza prima e poi.
Che cosa è il male? Vaglio lo definisce “logos buio,” un ossimoro, in quanto il logos per sua natura è luminoso:
Forse anche tra le persone e nei loro pensieri / a volte, o spesso, ci sono e insistono masse / di materia, nodi estremi, informi, e violenti, / gravità cerebrali e ultime di logos buio dove / la luce non passa più e non trova vie di fuga.
E conclude:
Come i buchi neri.
Ricorda certamente Carl Gustav Jung e la sua concezione dell’inconscio, vicina anche a quella gnostica della materia oscura e ignorante, bisognosa di rivelarsi per potersi evolvere e trasformare.
Jung usava l’astrologia, i temi natali dei pazienti, ne parla diffusamente nel suo libro La sincronicità, per diagnosticare.
Anche il poeta è ferrato in astrologia e dedica una lirica alla luna nera, presente nei temi astrologici; la luna nera Lilith, spiega Vaglio in una nota, va interpretata non secondo le caratteristiche del segno in cui si trova, ma in quello opposto nel cerchio zodiacale.
Anche questo riferimento rimanda all’inconscio. La “luna nera” è l’altra faccia della luna, non visibile dalla terra.
I riferimenti cosmologici del libro sono sguardi nella nostra anima. Ciò che è in alto è come ciò che è in basso, macro e micro si specchiano uno nell’altro, visione rinascimentale ripresa dalla “tavola smeraldina”, reperto egiziano, tradotto in latino dall’umanista Marsilio Ficino.
Ed ecco che diventiamo il centro del mondo, un punto coscienziale, seduti su una panchina, ammirando la luna:
può succedere di pensare / di poter sfiorare un’idea / che richiama l’ombra lieve / e sfumata di un senso / delle cose, o di immaginare / di essere una molecola / intelligente e sensibile / di un mondo trasparente / e infinito, e di sentirsi / come al centro di tutto.
Un libro sapienziale che fa pensare, lontanissimo dalla superficialità e insipienza molto diffuse.
Vi si trova anche il bisogno di fuga, di voler scomparire, quando la realtà è pesante, ma prevale di continuo lo sguardo del poeta-ricercatore.
Cosmologie
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