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Recensioni di libri

America di Franz Kafka

Sempre Max Brod, l’amico di Kafka, nel 1926 salva il bellissimo “America”, la storia di un ragazzo che deve andare in America per uno scandalo avvenuto a Praga.

Vincenzo Mazzaccaro
Vincenzo Mazzaccaro Pubblicato il 08-05-2013

6

America

America

  • Autore: Franz Kafka

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Sempre Max Brod, l’amico di Kafka, nel 1926 salva il bellissimo “America”, la storia di un ragazzo che deve andare in America per uno scandalo avvenuto a Praga.

Il grandissimo regista romagnolo Federico Fellini adorava questo romanzo di Kafka. Per un periodo fu talmente ossessionato che sembrava che il film si facesse, ma non accadde mai.
Il libro narra la storia di Karl Rossmann, costretto dai genitori ad emigrare in America per uno scandalo di tipo sessuale, ovvero aver messo incinta una ragazza, che faceva la serva in una famiglia praghese. Il ragazzo si lascia convincere che è meglio partire. Karl, infatti, è un ragazzo ingenuo e sprovveduto, molto influenzabile e anche sulla nave si mette contro i comandanti marittimi per difendere i diritti di un fuochista della nave, vessato dai suoi padroni, soprattutto dal signor Schubal. Non dimentichiamoci che le traversate dall’Europa verso gli Stati Uniti duravano giorni e settimane.

"Karl fece un grosso sforzo per non balzare in avanti. Ma si era già avvicinato anche il capitano, che disse: «Ascoltiamo quest’uomo. È anche vero che da tempo Schubal diventa sempre più indipendente, con questo però non sto dicendo nulla a suo favore». Queste ultime parole erano rivolte al fuochista; era più che naturale che il capitano non potesse subito intercedere per lui, ma tutto sembrava mettersi bene. Il fuochista cominciò le sue spiegazioni e da principio riuscì a controllarsi, dando sempre a Schubal il titolo di «signore». Come si rallegrava Karl, vicino alla scrivania abbandonata del capocassiere, dove per la soddisfazione continuava a premere il piatto di una bilancia pesalettere! Il signor Schubal è ingiusto!"

Che forza, che talento narrativo in questo passaggio e dire purtroppo che i giovani oggi pensano che Kafka sia noioso e pesante e non lo leggono. Non c’è un insegnante delle scuole superiori che spieghi ai ragazzi che nello scrittore di Praga c’è una comicità e una leggerezza nello scrivere di una raffinatezza e di uno stile unico, soprattutto in “America”, che è il suo primo romanzo prima de il “Processo” e di "Il castello, meno angoscioso e più lieve.

Un’altra scena di notevole comicità è quella che vede Karl, una volta sceso dalla nave, trovare ricovero nella casa di Brunelda, una non meglio definita cantante, vistosa nella sua grandezza e nella sua morbosa sensualità. Lei vive con due amanti e Karl fa il cameriere.

"No", disse, “deve andare dalla signorina Klara, l’ha sentito anche lei”.
“Vorrei stare nella mia stanza solo per un momento”, disse Karl, meditando di stendersi un poco sul divano per distrarsi e per far passare più in fretta il tempo fino a mezzanotte. “Non mi renda più difficile il mio compito”, disse il servitore. “La mia visita alla signorina Klara gli sembra quasi una punizione”, pensò Karl facendo qualche passo, ma fermandosi subito dopo per dispetto.
“Venga dunque, signorino”, disse il servitore, “tanto ormai è arrivato. Voleva andar via questa notte, ma non tutto va secondo i desideri, gliel’avevo già detto che sarebbe stato difficile”. “Sì, voglio andarmene e me ne andrò», disse Karl, «ora voglio solo salutare la signorina Klara”. "Ah, sì?» disse il servitore, e Karl gli lesse in viso che non credeva una parola. “E allora, perché non lo fa subito? Venga, dunque”. “Chi c’è nel corridoio?” risuonò la voce di Klara, e la si vide sporgersi da una porta vicina, con in mano una grande lampada da tavolo dal paralume rosso. Il servitore si avviò in fretta verso di lei e riferì la sua comunicazione. Karl lo seguì lentamente. “È venuto tardi”, disse Klara.
Senza risponderle per il momento, Karl disse al servitore, a voce bassa ma in tono severo e imperativo, poiché ormai conosceva la sua natura: «Mi aspetti qui, davanti alla porta!" "Stavo già per andare a dormire», disse Klara, e posò la lampada sul tavolo. Come aveva già fatto in sala da pranzo, anche qui il servitore chiuse con cautela la porta dall’esterno. “Sono già le undici e mezzo passate”

Scusate se ho abusato lasciando molto spazio ai virgolettati e poco alla disanima del libro.
Stiamo in ogni caso parlando di un capolavoro dove si confonde comicità ed alienazione, caratterizzazione di personaggi ben definiti ed alcuni invece appena abbozzati.

La cosa meravigliosa è che anche i difetti in Kafka diventano pregi: la sua scrittura in America è meno rigorosa dei suoi romanzi seguenti, con molte parti scollegate tra loro, ma per il genio dello scrittore anche i punti oscuri o i repentini cambiamenti di scena sono parte di una tessitura unica nel panorama mondiale. Kafka va comprato e va letto: fatelo il prima possibile.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: America

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