Vlad. Il figlio del Drago di Luca Arnaù

Luca Arnaù, con il suo nuovo romanzo storico Vlad. Il figlio del Drago (Mursia, 2025), ci accompagna in un “viaggio oscuro nel cuore del Medioevo”, negli intrighi e nella spietatezza della corte del sultano Murad II dell’Impero Ottomano, di cui Vlad, il giovane principe di Valacchia ed erede della Casa del Drago, è prigioniero da quando aveva dodici anni.
L’obiettivo dell’autore è quello di

andare alle sorgenti della leggenda, alla scoperta di colui che aveva dato origine al mito: Vlad III di Valacchia, Drăculea, Vlad Țepeș l’impalatore. Cosa poteva aver fatto, visto, passato, vissuto sulla pelle un uomo per arrivare a essere considerato così cattivo da diventare Dracula il Vampiro, il simbolo stesso del Male? E perché, per il suo popolo - per la gente di Romania - Vlad è, al contrario, un eroe romantico, un condottiero senza paura capace di difendere la sua terra dagli ottomani per anni?

Il romanzo si apre nel 1442 a Segesvara, nel cuore della Transilvania, quando il giovane principe Vlad, figlio di Dracul, conte di Valacchia, viene venduto da suo padre agli ottomani, pur di non perdere il trono, quando questi li attaccano. Lui e suo fratello minore Radu - i cosiddetti figli del Drago - crescono nel palazzo del sultano, a Edirne, prigionieri della sua corte. Qui, Vlad si tempra nell’odio e nel desiderio di vendetta, perché nulla può fargli dimenticare che gli ottomani non sono la sua famiglia: non può accettare una vita da prigioniero, né inginocchiarsi all’imperatore. Lui, dopotutto, è figlio del Drago, “un animale leggendario, capace di volare in alto. E di essere libero”.
Il suo obiettivo è quello di tornare a casa, in Valacchia, riprendersi il mondo, ma

non come prigioniero, né come ostaggio. Come guerriero. Come erede al trono del Drago.

Il libro si articola come un viaggio tra formazione, tradimento e riscatto, che segna la nascita della leggenda dell’uomo destinato a diventare Dracula: Arnaù, infatti, scava nelle ombre del potere e dell’animo umano, costruendo un protagonista diviso tra dovere e desiderio, tra fede e ferocia. Vlad non nasce mostro: lo diventa, passo dopo passo, mentre il mondo intorno a lui si sgretola.

Si configura, quindi, come più di un semplice romanzo storico: Vlad. Il figlio del Drago è un’indagine sulla genesi del male e sulla fragilità dell’eroe. Arnaù ci ricorda che le leggende non nascono mai pure: sono forgiate nel sangue, nella paura e nei tradimenti, e riesce a restituire la violenza e la solitudine di un’epoca, costruendo un Vlad tormentato e spietato, l’essere umano dietro la leggenda.