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Recensioni di libri

Una pagina d’amore di Emile Zola

Edizioni Clichy, 2017 - La storia della passione dall’esito negativo tra la bella e giovane vedova Hélène Grandjean e il coniugato dottor Henri Deberle, nata tra esponenti della piccola borghesia del Secondo Impero, è “un’opera intima e a mezze tinte”.

Alessandra Stoppini
Alessandra Stoppini Pubblicato il 03-02-2017

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Una pagina d'amore

Una pagina d’amore

  • Autore: Émile Zola
  • Genere: Romanzi d’amore
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Anno di pubblicazione: 2017

Il romanzo “Una pagina d’amore” (Edizioni Clichy, 2017, titolo originale Une page d’amour, traduzione, introduzione e cura di Federica Fioroni) di Émile Zola (Parigi, 2 aprile 1840 - 29 settembre 1902), venne pubblicato dapprima a puntate sulla rivista Le Bien public e poi venne edito in volume dall’editore Charpentier il 20 aprile 1878.

Ottavo volume del ciclo romanzesco dei “Rougon-Macquart. Histoire naturelle et sociale d’une famille sous le Second Empire” (1871-1893), il libro racconta l’infelice amore di Hélène Grandjean nata Mouret, nipote di Adélaïde Fouque, capostipite dei Rougon-Macquart. Nel tratteggiare attraverso venti romanzi, la storia dei membri di un nucleo familiare, Zola aveva come obiettivo analizzare l’influenza dell’ambiente e del fattore ereditario, ponendo faccia a faccia quattro generazioni. Un progetto ambizioso quello dell’autore, giornalista, saggista, critico letterario e fotografo nel quale la storia dell’uomo viene immessa in una storia naturale:

“all’autore spetta l’onere di immaginare un intreccio romanzesco sulla base di dati reali, mentre il lettore prende atto del rigore con cui le leggi dell’ereditarietà e la configurazione del milieu sanciscono il destino dei personaggi”

come sottolinea nell’introduzione al testo Federica Fioroni. La storia della passione dall’esito negativo tra la bella e giovane vedova Hélène Grandjean e il coniugato dottor Henri Deberle, nata tra esponenti della piccola borghesia del Secondo Impero, è “un’opera intima e a mezze tinte”, come scrive nella nota introduttiva al testo lo stesso Zola. Ma è Parigi, la vera protagonista del romanzo, anzi la capitale francese è una sorta di personaggio che Hélène osserva dispiegarsi “grande quanto il cielo” dalla finestra del terzo piano del suo appartamento. Una Parigi dipinta da Zola (lo scrittore fu amico di Paul Cezanne e si fece ritrarre in un celebre dipinto da Edouard Manet) in cinque quadri impressionisti che testimoniano il cambiamento delle stagioni e delle ore del giorno. Come ambientazione del romanzo, “violento atto d’accusa contro il puritanesimo della borghesia”, lo scrittore francese cercò e trovò un angolo tranquillo, rigoglioso e lontano dalla frenesia della capitale.

“...si era affezionata in modo singolare al passage des Eaux. Quella viuzza scoscesa le piaceva per la sua freschezza e il suo silenzio, per il lastricato sempre pulito, lavato nei giorni di pioggia da un torrente che scorreva dalle alture”.

È da sottolineare che il naturalista Zola inserì nel manoscritto autografo una serie di disegni a penna che ritraggono l’appartamento di Hélène, il giardino dei Deberle, la disposizione delle dimore dei personaggi, il quartiere di Passy, più l’albero genealogico dei Rougon-Macquart che si trovano in appendice all’introduzione. Nel 1853 Passy era ancora un antico comune del dipartimento della Senna, che sarebbe stato annesso a Parigi il 1º gennaio 1860 di cui oggi costituisce il XVI arrondissement. Solo un giardino rigoglioso di piante e fiori divideva le abitazioni di Henri Deberle e Hélène Grandjean, situate entrambe in rue Vineuse. Il medesimo giardino era il testimone degli sguardi dell’uomo e della donna che “sembravano leggere in fondo alle loro anime”. Henry, padre del piccolo Lucien, era sposato con Juliette, “una testolina vuota”, Hélène alle spalle un matrimonio grigio, ostaggio dell’adorazione tirannica di Jeanne, l’egoista e capricciosa figlia di 12 anni, sognava un grande amore capace di illuminare tutta una vita. Era anche per questo motivo che la vedova Grandjean amava perdersi nella visione della Ville Lumière, “candida al mattino e incendiata la sera”, quella città magica che aveva “la gioia e il vago turbamento del suo cuore”.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Una pagina d’amore

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