Tu, Mio
- Autore: Erri De Luca
Nessuna azione può cambiare il passato, l’unico insegnamento che un uomo può trarre da madornali errori compiuti in passato è adoperarsi affinché il presente sia diverso.
Ischia, estate di gioventù durante i tempi della ripresa dopo la bulimia della guerra. Tempi in cui gli adulti vogliono dimenticare gli orrori e tutta l’incomprensione di un conflitto che non apparteneva loro. Tempi in cui anche i giovani non vogliono sapere, perché impegnati a divertirsi: d’altronde è estate e su un’isola del sud, per giunta. Le serate in spiaggia, canzoni cantate in gruppo sulle note di una chitarra, bagni notturni, amori estivi, giovani nel pieno del loro vigore che baciano straniere che regalano bellezza quanto la necessità di baci...
E poi lui, l’adolescente e lei la ragazza rumena ormai ventenne, in vacanza in Italia prima di iniziare l’università. Haia per lui, Caia per chi non conosce e non conoscerà mai il suo segreto. Haia, diminutivo di Haiele, per lui che si troverà nell’urgenza inconsapevole di proteggerla e di amarla indossando un amore che non è il suo, riconoscendo un ruolo che non avrebbe dovuto appartenergli. Haia sa che suo padre, perso durante le persecuzioni razziali insieme al resto della sua famiglia, ha la capacità di raggiungerla, ogni tanto, usando il corpo di persone che le stanno vicino. Ma questa volta – probabilmente sarà l’ultima – non ci sono dubbi, è così evidente la sovrapposizione tra quel taciturno e smilzo sedicenne e il suo adorato Tate che lei stessa non riesce a tacere. Glielo dirà più volte: tu, mio. Tu, Mio.
Un’estate di crescita, di passaggio ad un’epoca di coscienza. Non è più la curiosità bambina che lo spinge a chiedere incessantemente cosa accadde durante quella guerra terribile, ma la consapevolezza a voler ereditare l’unico significato ereditabile. Quel frastuono di passioni che sono la capacità di ripugnare tanta crudeltà mischiata all’istinto della vendetta. Passioni che il giovane scopre man mano, attraverso la vicinanza di questa creatura che gli insinua un dolore penetrante che lui non ha vissuto, e che gli suscita un istinto di difesa esasperato, una cognizione che proviene da chi ha perso tutto e pertanto trova che tutto sia estremamente prezioso: anche una possibile, inutile rivalsa. E nottate in barca, con il pescatore Nicola ed uno zio senza nome, che porta il suo stesso nome, che non verrà mai svelato perché è l’adolescente che narra e chi si racconta non ha bisogno di essere chiamato, perché si dona spontaneamente, con versi che aprono volte celesti ad occhi sorpresi, con metafore che muovono l’uso del corpo al suo stesso mestiere di vivere, con l’arte della pesca insegnata come saggezza antica. Personaggi che si mostrano veri, intuitivi e che non parlano mai per caso. Ogni loro azione, ogni loro frase ha una diretta conseguenza, perché è questa la vera consapevolezza ed il valore che ogni uomo dovrebbe orgogliosamente possedere.
È di nuovo, incessante, più toccante che mai la poesia delle cose vere, la capacità di provare trepidazione davanti alla perfezione del creato, la poesia dei piccoli gesti, delle virtù umane, virtù mischiate alle passioni di chi sa di vivere il proprio ruolo con devozione, muovendo coraggiosamente il proprio modo verso l’alta finalità dell’esistenza: Vivere e perché no, lasciarsi vivere.
Tu Mio
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Bellissima recensione