Studio illegale
- Autore: Federico Baccomo
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2011
Federico Baccomo, in arte “Duchesne”, ha lasciato il lavoro di avvocato nel 2007 per aprire un blog in cui ha svelato quotidianità e retroscena del mondo forense e che si è poi trasformato in ’’Studio illegale’’, sua opera prima. Nel romanzo, a raccontarci la vita in uno studio legale internazionale è il protagonista, che in prima persona respira quasi 24 ore su 24 l’aria di un ambiente professionale rampante, tra importanti contratti da stilare, riunioni con pezzi grossi, mezzi pranzi e mezze cene alla scrivania e sterili conversazioni nelle pause caffè. Andrea Campi è ormai disincantato e constata con ironia il vuoto umano in cui nuota ogni giorno, seppellendo ambizione, spirito e relazioni personali sotto le richieste pressanti di un lavoro molto meno avvincente di quanto sembri dall’esterno e che è diventato solo un’abitudine meccanica.
In una Milano di feste e aperitivi organizzati per esibire il proprio vacuo successo o stordirsi dopo una giornata di lavoro senza fine, Andrea vive praticamente accampato in ufficio e nella solitudine della sua casa parla col muro e si fa tenere compagnia da un bonsai. Pur consapevole di dedicare quasi tutto il suo tempo a una professione che non gli interessa più e di provare una totale indifferenza per le persone che gli stanno intorno, il protagonista sembra tuttavia riuscire solo con le sue parole ciniche e ironiche a ribellarsi al mondo in cui vive, senza trovare il coraggio o la motivazione per uscirne. Essere un avvocato d’affari ha come neutralizzato la capacità di Andrea di entusiasmarsi e di curarsi degli altri, almeno fino a quando uno sfiancante progetto lavorativo e un incontro con una donna non lo costringeranno a sedersi al banco di prova della vita e a decidere finalmente del suo presente (e del suo futuro).
La scrittura di Duchesne scorre via veloce trasportata da un umorismo che morde la fragile facciata di una società votata alla forma più che alla sostanza.
’’Giada è una ragazza senza pensieri. Meglio, senza pensiero. Vive con il sorriso in mano e il cervello perduto in fondo alla borsetta Louis Vuitton’’.
I brevi dialoghi davanti alla macchinetta del caffè sono esilaranti, così come le descrizioni dei siparietti tra colleghi in ufficio. I grandi capi infilano ovunque espressioni in inglese, per dimostrare la loro internazionalità e risparmiare il tempo di trovare un equivalente italiano, e non c’è mai un momento per ascoltare i problemi degli altri, mentre niente sembra avere un senso reale.
’’Studio illegale’’ racconta uno specifico universo professionale dell’Italia contemporanea ma può essere letto come il ritratto dei malesseri e delle trappole dei nostri tempi in senso più ampio. Sorridiamo ma ci resta l’amaro in bocca e, se anche l’apatia di Andrea può farci arrabbiare, parteggiamo alla fine per un suo ’’risveglio’’, perché ritrovi quella verità di cui siamo tutti alla ricerca.
Studio illegale
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