Ma tu sei felice?
- Autore: Federico Baccomo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
Quante volte ci chiediamo o chiediamo a qualcuno se è felice? E quanto risposte diverse si possono dare a questa domanda?
Per i due protagonisti del nuovo romanzo di Federico Baccomo, la risposta è quanto di più spiazzante si possa dire e rappresenta l’essenza stessa del contenuto e della forma di questo libro, Ma tu sei felice? :
Vincenzo: «Ma tu sei felice?»
Saverio: «Dipende da che cosa intendi per felice.»
Vincenzo: «Felice.»
Saverio: «Se per felice intendi uno che è soddisfatto di sé, di quello che fa, ed è felice, allora no, non sono felice. Ma se per felice intendi uno che è soddisfatto di sé di quello che fa, anche se non è proprio felice, allora sì, posso dire che sono felice.»
Baccomo non è nuovo alle sperimentazioni. Dopo Studio illegale, il best-seller tratto dal suo omonimo blog, il cui successo gli ha permesso di lasciare il lavoro di avvocato per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura, ha firmato, fra l’altro, un libro, Woody, dove è un cane a raccontarci, da un punto di vista tutto particolare, la violenza che la sua Padrona subisce e di cui è unico testimone. Anna sta mentendo rappresenta invece una felice intuizione sulle conseguenze più estreme della tecnologia: un’app capace di rivelare ogni curiosità sulle reali vite dei nostri interlocutori, dandoci la possibilità di conoscere la verità dietro le loro bugie.
Infine è da poco uscito per la casa editrice Solferino Ma tu sei felice? , un “romanzo a due voci” che, se non fosse per una sola riga – Seduti al tavolino all’aperto di un bar, due uomini parlano – si potrebbe definire un unico e lungo dialogo fra due amici, Vincenzo e Saverio.
Il pretesto del loro incontro è quello di parlare di un problema, un episodio piuttosto imbarazzante, che a scuola ha visto coinvolto in prima persona Giulio, il figlio di nove anni di Vincenzo e i cui i dettagli sono emersi durante un colloquio piuttosto movimentato che i genitori hanno avuto con la maestra.
Come spesso succede, però, chiacchierando, si divaga e prima di arrivare al nocciolo della questione, i due affrontano una serie di argomenti che vanno dalla piega della stiratura sulle camicie, alla dieta da seguire, dalle ricevute al ristorante, alle relazioni extraconiugali, dalle tendenze necrofile dello psicologo di Saverio, agli esiti catastrofici della sua recita di fine anno delle elementari, Il piccolo Principe.
È solo attraverso il loro scambio di battute – spesso involontariamente divertenti (o divertenti perché involontarie), irriverenti, assurde e politicamente scorrette – che veniamo a sapere qualcosa dei due interlocutori: professionisti favorevoli all’evasione fiscale; mariti che non disdegnano rapporti extraconiugali; padri assenti, ma con molte aspettative verso i figli, soggetti che hanno solo sporadici contatti con diversi membri della famiglia.
Eppure leggono La Scrittura, l’inserto del Corriere della Sera; disquisiscono su Aspettando Godot di Beckett o sui metodi di scrittura creativa; affrontano libri di pedagogia di un centinaio di pagine, salvo poi fermarsi all’ottima introduzione, perché può bastare quella; criticano i classici della letteratura e dell’arte, persino l’atteggiamento di Gesù sulla croce...
Pur essendo la struttura circolare del romanzo apparentemente semplice – lo spazio e il tempo sono ridimensionati al minimo – è quasi impossibile riassumerne il contenuto.
Si potrebbe definire il flusso di due coscienze incanalato in un dialogo che procede spesso per libere associazioni di idee. Nel disordinato fluire dei pensieri dei due protagonisti, che saltano da un ricordo a un altro, da una situazione all’altra, con una logica tutta personale, sono inoltre evidenti richiami letterari non certo casuali.
Se è vero che l’umorismo riflette la realtà della cultura che lo ha prodotto, pur nella loro originalità, Vincenzo e Saverio rappresentano l’uomo medio, non sempre consapevole dei propri limiti e delle proprie piccolezze, alle prese con le vicissitudini di ogni giorno, che si mostra senza le “maschere” che potrebbe renderlo diverso, migliore, agli occhi degli altri.
Nell’innalzare semplici guai, eventi minimi, a importanti problemi esistenziali e nel banalizzare questioni di grande importanza, i due protagonisti ribaltano le aspettative dei lettori dando vita a battute esilaranti oltre che dissacranti.
Federico Baccomo, che è anche un brillante sceneggiatore, conosce fin nel dettaglio i meccanismi della comunicazione e in particolare le tecniche dello humour e l’esito di quella che abbiamo definito una sperimentazione non è fine a se stesso, ma costringe il lettore a riflettere: non sollecita solo la sua parte emozionale, ma richiede una maggiore consapevolezza del significato profondo del messaggio.
Se poi, due individui come Vincenzo e Saverio meritano la condanna o il perdono, di finire all’inferno o in paradiso, sarà lo stesso Baccomo a svelarcelo in un finale che non lascerà nessuno indifferente.
Ma tu sei felice?
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