Storia della criminologia e dei metodi investigativi. Dall’impronta digitale alle moderne analisi genetiche
- Autore: Massimo Centini
- Genere: Scienza
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Homo homini lupus ricorda l’antropologo culturale torinese Massimo Centini nella sua Storia della criminologia e dei metodi investigativi. Dall’impronta digitale alle moderne analisi genetiche, contenuta in un volume tutt’altro che massiccio, con una prosa anzi davvero intrigante e accessibile ai non addetti ai lavori, pubblicato nella primavera 2022 dalla casa editrice romagnola Diarkos (con numerose illustrazioni in bianconero nel testo, 332 pagine).
Massimo Centini è ricercatore e insegnante di antropologia culturale nell’Università di Torino e di storia dell’antropologia criminale nei master di criminologia a Roma. Da anni studia da antropologo culturale gli aspetti culturali e sociali della storia dell’umanità, precisa Fabrizio Russo, docente universitario di psicologia investigativa, profiling e criminologia, che condivide l’attività di esperto e consulente in carceri, Procure e Tribunali.
Russo anticipa che il lavoro di Centini spazia dal vecchio testamento alla moderna neurocriminologia di Adrian Reine (2016), analizzando a fondo la lunga trasformazione della specie umana, che alle origini ha cercato di consolidare formazioni sociali, poi è diventata in parte “asociale” e in qualche misura “antisociale”, manifestando perversioni criminali come quelle messe in atto dai serial killer, che arrivano a dare la caccia ai propri simili.
In principio fu Caino, osserva Centini, sicché la storia del crimine accompagna l’uomo dall’inizio, dal primo delitto denunciato nella Bibbia, un assassinio che rappresenta l’icona culturale-religiosa di quello che sarà pur stato il protomicidio tra i primi ominidi della specie umana, un numero incalcolabile di anni addietro.
Da allora, i casi non si contano più: la storia del genere umano parla anche di violenza, di aggressioni, di uomini e donne uccisi da altri uomini (e donne), si tratti di vicende mitologiche, di realtà travisate o di crimini documentati dalle cronache di tutti i tempi. E questo mettendo da parte le guerre, evidentemente. Il docente torinese fa l’esempio iniziale degli australopitechi. Milioni di anni fa, i nostri lontani parenti bipedi iniziarono a uccidere rispondendo a forme di aggressività animale, motivate- si sente “la mano” dell’antropologo culturale - da bisogni fisiologici imposti dalla necessità di nutrirsi, riprodursi e, soprattutto, sopravvivere. In questi casi, tuttavia, non si può parlare di crimine, né volontario né in uno stato d’incapacità d’intendere.
Si trattava di bisogni fisici ancestrali e di esigenze di affermazione territoriale da parte di elementi delle specie animali, alle quali apparteniamo darwinianamente, dopotutto, con tutti i distinguo dell’evoluzione successiva.
Il crimine dunque esiste da sempre, non ha tempo e non lo ha nemmeno la criminologia, ch’è nata fin dalla prima volta in cui qualcuno, chissà quando, ha cercato indizi, tracce, prove per individuare l’autore di un crimine. Si tratta oggi di una scienza che mette a frutto altre discipline scientifiche sofisticate, tecniche di vario genere, approfondimenti di ordine psicopatologico e strumenti anche culturali “per comprendere e sempre di più e sempre meglio l’uomo criminale”, come lo ha chiamato Cesare Lombroso, medico e giurista (1835-1909) esponente del Positivismoa fine Ottocento e fondatore dell’antropologia criminale.
L’itinerario proposto nel libro comincia dalle domande che tutti gli inquirenti si pongono: chi, come, perchè? Con i secoli, un complesso processo evolutivo ha condotto alle moderne criminologia e criminalistica, sostenute da rigorose procedure scientifiche e da una sempre più profonda analisi dei comportamenti umani. Da Lombroso, le cose sono molto cambiate, anche se lo scienziato italiano resta il pioniere dello studio del comportamento criminale. Infatti, la missione dell’attuale criminologia non è trovare il colpevole, ma risalire alle cause alla base di un atto criminoso.
L’argomento è complesso, quanto l’evoluzione della scienza criminologica, ma Centini non ha voluto schiacciare i lettori sotto la mole di studi e sviluppi della materia, ha scelto di favorire il “piacere” di approfondire un testo divulgativo, sebbene scrupoloso nei presupposti storici e scientifici. Dopo i primi due capitoli, che contestualizzano l’argomento e il concetto di criminologia, altri seguono in un crescendo d’interesse i progressi dei metodi applicati alla scienza del crimine, fino a soffermarsi sulle tecniche più moderne: di rilievo e di analisi (anatomopatologia e polizia scientifica), estese recentemente al profiling, strumento di analisi comportamentale che aiuta gli investigatori a definire il profilo criminale di autori sconosciuti di delitti, soprattutto seriali.
Non manca infatti uno spazio dedicato alla figura del serial killer, tanto enfatizzata mediaticamente. E un capitolo finale esamina proprio la percezione dei fenomeni criminali da parte dell’opinione pubblica, pesantemente condizionata dai mezzi moderni di comunicazione e dai luoghi comuni.
Nel soffermarsi su Cesare Lombroso, il virtuale discepolo torinese illustra a tutto tondo l’attività scientifica del precursore, oggetto negli ultimi anni di critiche demolitive a priori. È di moda, infatti, contestare - per sentito dire e senza conoscerla affatto - la teoria lombrosiana dell’uomo delinquente, portato a commettere reati da patologie ereditarie. È stato un parlamentare socialista e la sua teorizzazione non criminalizzava gli uomini le donne oggetto dei suoi studi, come si pensa invece superficialmente: valeva da attenuante, ad uso sapiente di un principe del foro in tribunale.
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