Signora Vita
- Autore: Ahmet Altan
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: E/O
- Anno di pubblicazione: 2021
L’incipit del nuovo romanzo dello scrittore turco Ahmet Altan, da poco liberato dal carcere dove era stato rinchiuso per “reati d’opinione” in seguito alle pressioni dell’opinione pubblica internazionale, forse, è estremamente lucido e spiega molto del contenuto del libro, scritto nel 2020 e ora pubblicato con la traduzione di Nicola Verderame da E/O:
“Le vite delle persone cambiavano nel giro di una notte. Era tutto così marcio che nessuno riusciva a tenersi aggrappato alle radici del passato. Tutti convivevano col rischio di venir abbattuti da un colpo e sparire come pupazzi nel tiro al bersaglio di un luna park.”
La voce narrante è quella di uno studente di letteratura che, in seguito al fallimento della azienda agricola del padre e della sua morte, si trasferisce in città: ormai privo di denaro ma determinato a proseguire gli studi, vende tutto e trova rifugio in una sorta di ostello, dove occupa una piccola stanza, un bagno grande come un armadio, e cucina in comune. Lì un samovar bolle ed il tè è sempre pronto, come la compagnia degli altri abitanti della casa: una trans, un cuoco, il padre di una bambina di pochi anni. Per guadagnare qualcosa l’io narrante accetta di partecipare come comparsa al programma kitch di una tv locale, dove si esibiscono donne mature e vistose che ballano, si mostrano allegre e festose. Tra loro una donna dai capelli ramati, abito sinuoso color miele, gesti eleganti, raggiunge il nostro studente, lo invita a cena, e da questo incontro nasce un rapporto profondo fra la strana Hayat Hanim e il ragazzo Fazil.
Lui è totalmente irretito dalla donna molto più grande di lui, misteriosa, che lo accoglie nella sua casa piena di fiori, di luce soffusa, di cibi appetitosi, di sesso felice, di tempo speso guardando alla tv documentari naturalistici: Hayat Hanim non svela nulla del suo passato, né perché frequenti quello studio televisivo così squallido, né perché non ami la letteratura e non abbia letto neppure un romanzo.
Fazil tuttavia continua a frequentare lo studio, dove incontra una ragazza sua coetanea, anche lei studentessa di letteratura, anche lei ridotta alla miseria dal regime dittatoriale che ha privato la sua ricca famiglia di tutti i suoi beni. Sila è bella, condivide con Fazil gusti letterari e aspirazioni, cominciano una relazione intima, profonda, coinvolgente. Le due donne sono apparentemente ignare dell’esistenza l’una dell’altra, e Fazil si barcamena fra le due storie ugualmente importanti, coinvolgenti, che gli hanno cambiato la vita e le prospettive.
Le vicende politiche però stanno prendendo il sopravvento sulle vite dei singoli personaggi della storia: i professori di letteratura, un faro nella percezione di Fazil, vengono arrestati. Il Poeta, uno degli abitanti del Ban dove Fazil vive, direttore di una rivista, dopo la chiusura di questa viene raggiunto dalla polizia e si suicida di fronte allo stesso attonito studente che non riesce a salvarlo. È arrivato per Fazil il momento delle scelte definitive. Le due donne che ha incontrato giocano un ruolo diverso, sono determinanti nelle sue decisioni, sono i personaggi centrali del romanzo che ne orientano le pagine finali.
Un romanzo magnifico, questo di Ahmet Altan, pieno di amore per la letteratura, che si sprigiona in quasi ogni pagina del libro: la letteratura come salvagente che può salvare l’integrità fisica e mentale sotto una dittatura violenta e assurda come quella che attualmente imprigiona in Turchia intellettuali, professori, studenti, uomini e donne comuni soggetti alla imprevedibile discrezionalità di un potere oscuro, ignorante, oscurantista.
L’educazione sentimentale di Fazil, che dalla “Signora” Ayet impara l’amore, la generosità, l’accoglienza, il disinteresse, il buon vivere, lei che si definisce Cleopatra mentre chiama il suo giovane amante Marco Antonio, fornisce ai lettori una visione realistica della situazione della politica turca. Tuttavia la raffinata scrittura di Ahmet Altan, coniugata con la sua cultura vasta e cosmopolita, ci offrono un versante del quotidiano vissuto dai diversi personaggi che compaiono nel libro, molti dei quali sono donne. La professoressa dai tacchi a spillo e dalla raffinata eleganza, Nermin Hanim, coraggiosa e determinata, parla di critica letteraria come se si vivesse in regime di libertà d’opinione:
“Non dovete mai dimenticarlo: la critica letteraria non è una questione di vanteria. Né si tratta di dire “Io l’ho capito” per libri che non ha capito nessuno. Non si tratta nemmeno di sminuire il lettore. Nel Novecento i critici hanno incensato opere che nessuno ha avuto il piacere di leggere, spingendo la letteratura a diventare incomprensibile, insipida, noiosa.”
Sono grata ad Ahmet Altan del suo coraggio, della sua forza, della sua fede nella letteratura e di questo ultimo bellissimo libro: Signora Vita.
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