Ritratti di illustri dimenticati
- Autore: Gabriella La Rovere
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Chiedersi il perché del libro Ritratti di illustri dimenticati (Golem, 2022) trova risposta nella frase dell’autrice, Gabriella La Rovere, sull’importanza del patrimonio della memoria. La speranza nella medicina, il pensiero e la ricerca scientifica “hanno reso facili i nostri passi”.
Gabriella è un medico, una scrittrice e una giornalista, e negli anni ha pubblicato numerosi libri sull’autismo, ultimo Francisco. La vita del matto buono dei frati, con il quale ha vinto premi e menzioni speciali.
Sua figlia Benedetta è una ragazza autistica, e come madre e come medico ha studiato tutto ciò che potesse renderle la vita meno irta di complicanze, con meno pregiudizi possibili e costellata di legittime realizzazioni. Un impegno mai venuto meno, anche quello di lasciarle in dono un patrimonio letterario, del suo amore, dei suoi pensieri e della intera sua vita a lei dedicata.
In questo suo ultimo lavoro la nostra autrice ha ritratto illustri medici e ricercatori dimenticati dalla Storia della Medicina, che hanno impegnato la loro vita nello studio “dei cervelli ribelli”, le malattie neurologiche. Epoche differenti con un solo e unico obiettivo, riconoscere dignità ai nostri figli più fragili, al diritto di avere riconosciuta una vita inclusiva. Questo quando bambini e ragazzi come loro venivano chiamati alienati, scrive Gianluca Nicoletti nella prefazione al libro, considerati una vergogna da nascondere, rinnegati e allontanati dalle famiglie, fino a oggi quando ancora si deve protestare perché insultati e offesi.
Ritratti di illustri dimenticati è uno studio accurato e minuzioso della vita e del lavoro di scienziati operosi e scrupolosi che si intrecciano, in esclusive coincidenze, con i ricordi personali della nostra autrice. Come quando ci racconta di Nikolaas Tinbergen, olandese, premio Nobel nel 1973, che iniziò la sua ricerca dall’osservazione dei comportamenti degli uccelli. Gabriella racconta, a tal proposito, il suo desiderio di iscriversi alla facoltà di Scienze Naturali dopo l’interesse che le aveva suscitato al liceo il suo professore di scienze che lavorava al Giardino Zoologico di Napoli. La sua famiglia nel frattempo si trasferì in Abruzzo e lei dovette cambiare facoltà passando a Medicina. Tinbergen osservò che un comportamento nel corteggiamento nella femmina del gabbiano reale era simile a quello di un bambino autistico in presenza di un estraneo. Rese quindi manifesto il collegamento tra etologia e neurodiversità, nello specifico l’autismo, studio al quale dedicò tutta la sua vita.
“Andando ad esplorare la dimensione evoluzionistica del comportamento umano, Tinbergen concluse che gli esseri umani erano animali disadattati, in quanto lo stile di vita moderno aveva introdotto un ambiente in contrasto con i loro comportamenti innati."
Per lo scienziato i bambini autistici non erano bambini problematici ma vittime del nostro ambiente moderno, urbanizzato, affollato e stressante.
La ricerca e lo studio della nostra autrice vanno indietro nel tempo, alla figura di John Haslam, che alla fine del Settecento a Londra contribuì alla conoscenza della schizofrenia, delle nevrosi ossessive e malattie maniaco depressive. I suoi studi, raccolti nei volumi pubblicati nel corso della sua carriera di storico medico, ponevano in evidenza gli aspetti genetici del disturbo mentale, quella che oggi viene chiamata Eugenetica.
Alexander Douglas Blackader, canadese, pioniere alla fine dell’Ottocento delle neurodiversità nelle malattie infantili, sosteneva che per capire e trattare questi bambini bisognava studiare prima i genitori. La sua storia, come per le altre, rievoca nella nostra autrice un ricordo: i suoi nonni raccontavano del fratello del padre come di un bambino nervoso e incapace di stare fermo, tanto che si attendeva la sera per metterlo a letto, nell’ora della giornata “che si spegneva”.
Su Charles James Cecil Earl, dublinese, poco materiale si può trovare, scrive con rammarico Gabriella dopo aver trascorso molte ore nella biblioteca della facoltà di Medicina, ma quel poco pone ancora una volta in evidenza la modernità degli studi dello scienziato e delle sue affermazioni: “non rendi un ragazzo adatto alla società chiudendolo fuori da essa”. Nel 1932 definì con il nome di sclerosi tuberosa la sua ricerca, un lavoro di una importanza ancor oggi senza uguali: e sessanta anni dopo Gabriella l’ha riconosciuta in sua figlia Benedetta.
Chiude volutamente il libro la storia di Dorothea Lynde Dix, figlia di un pastore protestante, nata nel 1802 che dedicò tutta la sua vita ai malati mentali, alle donne detenute di ogni luogo e nazione, affinché venissero trattati con dignità.
I personaggi presenti nel saggio, scrive l’autrice, non sono sufficientemente noti da avere poche righe nei libri di storia o di scienze, eppure senza la loro passione, la loro abnegazione, e i loro studi non avrebbero potuto formulare teorie e metodi oggi ancora utili per guardare l’umanità sofferente.
Uno studio raffinato e prezioso è Ritratti di illustri dimenticati, dal quale sono rimasta affascinata, che mi ha permesso di conoscere la dottrina e la vita di scienziati dimenticati da lungo tempo, il cui pensiero scientifico è oggi patrimonio nell’indagine medica, perché “siamo i pensieri di chi ci ha preceduto”.
Ritratti di illustri dimenticati
Amazon.it: 13,30 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ritratti di illustri dimenticati
Lascia il tuo commento