Un classico si affronta sempre con una certa riverenza, massimamente se, come nel caso di “Resurrezione” di Tolstoj, si tratta di un libro di quasi 600 pagine che ha come argomento una conversione religiosa e, ancor prima, di vita e d’intenti. La fama di autori, diciamo, “non facili” della quale godono i romanzieri russi completa il quadro e fa sì che non molti, fra i lettori d’oggi, possano vantare la lettura di “Resurrezione”, che appartiene peraltro alla produzione più significativa di Tolstoj. Si tratta invece di un libro forse non estremamente appassionante, ma in qualche strano modo scorrevole, malgrado l’incedere lento, fatto di minuziose descrizioni di fatti e conversazioni, lungo una trama tutto sommato lineare e con ben pochi colpi di scena.
Trama - La storia del giovane di buona famiglia che seduce la servetta umile ma onesta, ed in seguito l’abbandona spingendola alla perdizione ed alla prostituzione non era affatto infrequente all’epoca e nell’ambiente frequentato da Tolstoj. La stesura del romanzo prese infatti spunto da un fatto, raccontato all’ormai quasi settantenne Tolstoj da un amico, che risvegliò nella sua mente il ricordo di una situazione analoga capitatagli in gioventù, tanto che il romanzo, ed in particolare le scene di seduzione di Katjuša da parte di Nehljudov (secondo l’abitudine russa, gli uomini vengono designati con il solo cognome, mentre Ekaterina è Katjuša nei ricordi di Nehljudov e “la Màslova” nella dura attualità del tribunale e della detenzione), risvegliò la gelosia della moglie dello scrittore, convinta che il marito provasse compiacimento nel descrivere tali scene, e rivivesse così l’amore perduto. In realtà, l’intento di Tolstoj non era certo quello di ricordare antichi piaceri, ma di esaltare la conversione di un individuo in passato abietto, che sfocia alla fine nella riscoperta del Vangelo. Lo fa raccontando la vicenda del principe Nehljudov, il quale, trovatosi fra i giurati di un processo per omicidio, riconosce in una delle imputate Ekaterina Màslova, la giovane serva delle sue zie che lui, in una notte di Pasqua (trattandosi di resurrezione, l’accostamento è proprio) di tanti anni prima, ha sedotto per poi abbandonare. Apprende così che la giovane, rimasta incinta e dato in adozione il figlio, è diventata una prostituta. Per un mero errore di forma, la Màslova, innocente, viene condannata ai lavori forzati in Siberia: inizia così il vero e proprio calvario di Nehljuodov, che non solo si propone di far sì che venga riparato all’errore, ma addirittura di sposare Katjuša per espiare il proprio peccato. Decide quindi di seguirla nella deportazione, dopo essersi spogliato delle proprie terre per donarle ai contadini, fra la disapprovazione di tutti i conoscenti e la diffidenza dei contadini stessi, e malgrado la tentazione rappresentata da una signora sposata e civettuola, Mariette, presentatagli da una parente. Katjuša, però, non vuole accettare il suo sacrificio...
“Resurrezione” è un romanzo non facile, ma neppure pedante, che ben descrive sia la situazione dei prigionieri russi dell’epoca che contempla, sia la presa di coscienza del principe, una valida riflessione anche per il lettore dei giorni nostri. Un solo appunto: in Nehljudov non vi è mai, neppure da giovane, una vera efferatezza, ma solo il comportarsi “come fanno tutti”: come se già presagisse il proprio cambiamento. D’altronde, è Tolstoj che narra della sua esperienza attraverso di lui, questo è quindi comprensibile anche se rende il personaggio meno “reale”.

- Titolo libro: Resurrezione
- Autore del libro: Lev Nikolaevič Tolstoj
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
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