Relitto
- Autore: Noel O’Reilly
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: HarperCollins
- Anno di pubblicazione: 2019
Un relitto abbandonato, l’equipaggio annegato, come anche i passeggeri. La burrasca si è spostata all’interno della Cornovaglia, lasciando una brezza gelida. Non potrebbe essere più grigio, tragico, macabro lo scenario che apre la narrazione riuscita ed efficace di un romanzo che ha più di qualcosa di antico, un sentore di buon brandy invecchiato, pur essendo un’opera prima.
“Relitto” è in libreria da gennaio, pubblicato da HarperCollins Italia (392 pagine, 18 euro) e Noel O’Reilly è un autore all’esordio. Lo stile del neo scrittore risulta comunque decisamente maturo e cresce strada facendo, diventando sempre più sicuro nello sviluppo del racconto. Ha fatto tesoro, evidentemente, delle nozioni di scrittura creativa apprese presso l’eccellente New Writing South della sua Brighton.
La Cornovaglia è una penisola proiettata verso l’Atlantico, all’estremità meridionale dell’Inghilterra. Quella di oggi è una contea che anche in piena luce mostra un paesaggio di una bellezza rude, poco rassicurante. Immaginatelo battuto dai venti, flagellato dai marosi, ingrigito dalle nebbie, oscurato da grandi nuvole nere per quasi l’intero corso dell’anno. Fatelo ed entrerete nel mondo di rocce spoglie di questo romanzo e tra gli animi di pietra della gente che lo popola.
Per un altro verso, avanzando tra le pagine del giornalista inglese e calpestando i sentieri del distretto di Penwith si rafforza la suggestione di camminare per le strade della Parigi di Victor Hugo. È località da “I miserabili” la costa della Cornovaglia. È terra di poveri, ma cinici saccheggiatori di battelli naufragati.
L’epoca in cui è ambientata la vicenda coincide grosso modo con quella dei Thenardier del dramma francese, sia pure precedendola di qualche lustro. O’Reilly colloca infatti gli eventi circa dieci anni dopo le guerre rivoluzionarie in Francia, a 1800 cominciato da poco.
Come monsieur Thenardier seguiva le armate napoleoniche per spogliare i cadaveri dei caduti, la gente di Porthmorvoren campa di naufragi.
L’ennesimo veliero è stato spinto sugli scogli della baia. La Constant Service era diretta da Liverpool a Charleston, passando per la Giamaica. 500 tonnellate, un carico di merci preziose, un equipaggio di 28 uomini e 8 passeggeri, tra i quali la moglie e la figlia di lord S., proprietario di piantagioni nei Caraibi.
L’intero ricco contenuto delle stive, i materiali di bordo fino al più piccolo oggetto utile e i cadaveri dei naufraghi sono stati metodicamente spogliati. La regione pullula di razziatori. Masse di “barbari” e perfino semplici contadini si sono precipitati a depredare il relitto. Sono “avvoltoi umani” senza scrupoli, armati di funi, asce, picconi, con carretti trainati da muli e cavalli.
Mary Blight aveva 5-6 anni quando ha partecipato al suo primo “raccolto” e da allora forse cento navi si erano schiantate. Anche questa ragazza ricorda i “Miserabili”, Eponine in particolare, la figlia dei Thenardier, per quanto Mary risulti più femminile e civettuola, col giglio bianco tra i capelli e i suoi abitucci, sottratti alle povere vittime.
Tra i resti della Constant ha avuto la fortuna di sottrarre al cadavere esanime di una donna un paio di buoni stivali (sono appena più piccoli dei suoi piedi, va bene soffrirà, ma quelle calzature sono bellissime), prima di notare con orrore che qualcuno aveva strappato ai resti della sventurata i lobi delle orecchie.
Una vecchia vedova l’ha vista chinarsi sul corpo della signora e la sgrida. Sembra convinta che gli orecchini li abbia rubati lei e che negandolo voglia sottrarsi come al solito alla regola del luogo: “in baia si agisce per il bene di tutti”. Si divide, mentre Mary prende solo per vanità e tiene per sé.
Non è la prima, Zia Madgie, ad esprimerle ostilità, anche le altre donne hanno da ridire sulla libertà con cui la Blight dà sfogo alla sua sensualità. Dicono che rubare gli uomini alle altre è una vergogna, ma lei avverte di avere bisogno d’amore e si sente attratta dai maschi, pur restando convinta che questi non pensino ad altro che a bere, scommettere sui combattimenti tra galli e picchiare le mogli. Oltre a divertirsi con gli uomini, come l’accusano, Mary beve e fuma, aggiungendo al tabacco qualche fungo, che rilassa e provoca certe strane fantasie.
Solo lei, con la sua indipendenza, può diventare il motore del romanzo - di cui è voce narrante - con l’ulteriore scoperta sulla spiaggia. Legato ad un barile e per questo sopravvissuto, nonostante l’aria sbattuta, c’è un uomo alto e robusto, coi capelli neri. Lo porta a casa e lo spoglia degli abiti bagnati. Il forestiero si lamenta con rabbia, apre gli occhi, grida, la chiama Molly, chiede di lasciarlo in pace: “perché continui a tormentarmi, Molly? Ti ho picchiata, che dio mi perdoni”.
Invoca il Signore, è un pastore metodista. Entra nella vita della ragazza e da lei apprende di una cappella, semicostruita sopra un rilevo da un altro religioso, che poi aveva rinunciato a seguire quelle anime impossibili, abbandonando la Cornovaglia.
L’altro uomo che ruba la scena è il Cannibale di Porthmorvoren, la bestia umana che non ha esitato a staccare a morsi i lobi di una donna morta, per rubare gli orecchini.
Quanto è grigio l’ambiente, tanto è colorato questo romanzo old style, che va centellinato, come un buon rum giamaicano, invecchiato per anni in una botte.
Relitto
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