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Recensioni di libri

Quando ero divertente di Karine Tuil

Voland, 2008 - Esiste scenario peggiore, per un umorista, di una vita senza pubblico? Jérémy è comico, padre, figlio, compagno e amico. Ma è un comico fuori moda, un padre assente, un figlio bugiardo, un compagno inaffidabile e un amico egoista.

Federica Zaccone Pubblicato il 16-03-2020

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Quando ero divertente

Quando ero divertente

  • Autore: Karine Tuil
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Voland
  • Anno di pubblicazione: 2008

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Quand j’étais drôle (titolo originale dell’opera) viene pubblicato nel 2005 in Francia e soltanto tre anni dopo Voland lo inserisce nel proprio catalogo (tradotto da M. Pettinelli). Autrice del romanzo è Karine Tuil, scrittrice di origine parigina. Quando ero divertente è la tragicomica storia dell’umorista francese Jérémy Sandre.

Karine Tuil si cala perfettamente nei panni di Jérémy attraverso una scrittura che oscilla tra la satira e il dramma, raccontando in prima persona la catena di sfortunati eventi che partono dal maldestro tentativo del protagonista di far fortuna in America, in un momento storico poco propizio. Di fatto, Jérémy Sandre (diventato Jerry Sanders) viene travolto insieme alla sua carriera e alla sua fama dal clima francofobo di New York, luogo in cui ha origine la catena di sventure che vede il suo culmine con l’uccisione di Alain Venet, vecchio amico e collega.

Jérémy è comico, padre, figlio, compagno e amico. Ma è un comico ormai fuori tempo e fuori moda, un padre assente e irresponsabile, un figlio bugiardo e affabulatore, un compagno inaffidabile e un amico che desidera stare quanto più possibile lontano dai guai altrui. Jérémy non riesce ad accettare i suoi insuccessi e affronta in modo passivo la crisi della sua carriera, trascorrendo le sue giornate nell’ozio, giocando a poker, sperperando quel poco denaro a sua disposizione. Perde dunque soldi, perde l’amore della sua vita, perde la fama e, peggio di ogni altra cosa, perde la fiducia in se stesso. Diventa frustrato, ansioso, cinico. In fondo cosa c’è di più triste di un clown che perde il suo sorriso? Esiste scenario peggiore per un umorista di una vita senza pubblico?

Andando a fondo nella storia, si instaura un invisibile legame empatico col protagonista e si scopre, a un certo punto, che a fatica si potrebbe biasimarlo per le sue scelte di vita. La presa di coscienza del lettore di alcuni retroscena appartenenti alla vita del comico, inclusa l’infanzia e il contesto familiare in cui egli ha vissuto, lo conduce a una parziale (se non addirittura totale) giustificazione delle azioni prive di morale dello stesso.

Il fallimento americano porta Jérémy a invidiare il successo, il carisma e l’ambizione dei suoi colleghi, in particolare Alain, suo caro amico. Tornato in Francia, luogo dove i suoi sogni di una carriera brillante hanno avuto origine, Jérémy accetta di lavorare in assoluto anonimato per lui, scrivendo sketch e suggerendo delle gag d’effetto da raccontare agli show. Tuttavia, a causa della rabbia covata dallo sfortunato comico per il suo ingrato compito, unita a un provocante atteggiamento di Alain, la collaborazione è destinata a interrompersi presto con un colpo di scena, portando Jérémy nell’aula di un tribunale. Jérémy è costretto a interpretare l’ultimo ruolo della sua carriera: quello della vittima.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Quando ero divertente

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