Poesie
- Autore: Simone Weil
- Categoria: Poesia
La vita di Simone Weil è una sequenza di contraddizioni e ossimori. L’ossimoro che la caratterizzava di più era quello di essere un’ebrea cristiana. Ebrea per nascita, nacque in una famiglia borghese che non seguiva le abitudini religiose ebraiche e che non frequentava la sinagoga. I suoi diari e le lettere mettono a nudo anche il rapporto che Weil aveva con il suo corpo, perché si rifiutava di pensare che un uomo le si avvicinasse non per parlare di filosofia o di cristianesimo, ma solo perché attratto da lei fisicamente. Una cosa inaccettabile, come lo è la curiosità umana dopo la sua morte, che ci ha reso edotti dei suoi pensieri più privati e reconditi. D’altra parte chi scrive e diventa un simbolo per chi rimane dovrebbe distruggere ogni diario segreto.
Del cattolicesimo, invece, non le piaceva lo sfarzo e il potere temporale dei papi, che sulla carta non c’era più, ma in realtà, tra scomuniche e delazioni, era presente e vivo.
Le poesie di Simone Weil sono proprio sulla semplicità e il vivere di poco, come Francesco d’Assisi, tanto che la famiglia pensò in modo unilaterale che Simone si fosse trascurata al punto da non aver più difese immunitarie nel suo organismo, debilitato e stanco, un corpo che digiunava spesso. Dopo aver lavorato per quasi un anno in fabbrica con gli umili e i semplici, non fu semplice per lei accettare soldi dalla famiglia e dai proventi delle sue pubblicazioni, che metteva via, lasciando solo il suo stipendio della fabbrica. Le sue poesie sono lunghe ed elaborate, ma senza tener conto di metrica, di figure retoriche, scritte in francese, con la sapiente traduzione di Roberto Carifi. Alcune poesie sono molto lunghe, con un frasario che sembra preso dall’Iliade, altre poesie sono invece brevi come Il lampo:
Che il cielo puro mi mandi sul viso / questo cielo spazzato da lunghe nubi / un vento così forte, profumato di gioia, / che tutto nasca, mondato dai sogni: / per me nasceranno le umane città / che un sogno puro ha pulita da brume, / i tetti, i passi, i gridi, i cento lumi, / rumori umani, quanto consuma il tempo. / Nasceranno i mari / l’ondeggiante barca,/ il colpo di remo e i fuochi della notte; / Nasceranno i campi, il giavellotto lanciato; / Nasceranno le sere, stella che a stella segue.
Nasceranno il lampo e le ginocchia chine. / L’ombra, l’urto alle svolte della miniera;
Nasceranno le mani, i duri metalli rotti, il ferro morso nell’urto della macchina.
Il mondo è nato, fallo durare, vento, nel tuo soffio! / Ma esso muore, coperto di fumo. / M’era nato in uno squarcio / Di pallido cielo verde tra le nubi.
Una poesia suggestiva, che i puristi potrebbero trovare ridondante e farraginosa, ma il testo francese a fronte le dà una fluidità che l’italiano le toglie, nonostante la cura certosina dei dettagli del traduttore.
C’è indubbiamente anche nelle poesie più lunghe questo bisogno di mondare la Terra che ci è stata donata da un dio umano, Gesù, che si è fatto uomo ed è morto per ricordarci della grande responsabilità che abbiamo di conservarla e dunque di amarla.
Simone Weil sembra un’ecologista ante litteram, ma in realtà è il sogno di una mistica che ha pochi bisogni necessari, mentre ora e qui noi siamo pieni di cose e non riusciamo a rinunciare a niente. Tra il poco di Simone Weil e il tanto che noi siamo obbligati a lasciare per salvare la Terra, c’è il tempo della preghiera, che per la mistica Weil era il tempo migliore, quello che dà una pienezza di senso e giustizia, mentre noi altri, che abbiamo fatto tanto in passato per arrivare a una laicità esistenziale e politica, troviamo che la preghiera non possa veramente salvarci, dal momento che abbiamo lasciato acceso tutti i rumori del mondo per evitare di stare soli, in silenzio, in un luogo che abbiamo scelto come nostro. Pregare non ci viene naturale, ci sentiamo l’artificio e le grandi ingiustizie del mondo partono da un presupposto di fede religiosa contrapposta a una diversa religione. Ma la mistica Simone Weil ha studiato la religione orientale, il buddismo, che cerca proprio di evitare i conflitti, per trovare pace in un mondo dilaniato.
E in questi termini la filosofa e scrittrice e poeta Simone Weil è più attuale che mai.
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