Aldo Nove è un autore che io ho conosciuto con la "gioventù cannibale" degli anni Novanta, autori che sulla falsariga di Tondelli hanno portato in Italia la letteratura pulp. Scoprirlo in veste di poeta è stata per me una gradita sorpresa. L’ultima raccolta, Poemetti della sera, pubblicata presso Einaudi nel 2020, è un gioiello nella sua composizione e nelle tematiche.
Il componimento che apre il libro, Guarda, madre, affronta il tema della nascita e di quel che la precede come un colloquio tra madre e figlio su temi metafisici, che però vengono incarnati in oggetti quotidiani "la torta/ il treno/ l’arco" e mi fa venire in mente un Eliot più umano. I versi sono brevi e fulminanti, con mille anafore e iterazioni, come se fosse una preghiera.
Il giorno della mia morte ha una metrica più elaborata con settenari ed endecasillabi e il contenuto è più solenne. Il poeta immagina di tornare sole, stella, luna, di fondersi con l’Universo.
Aldo Nove è un poeta sperimentale, che però conserva forti legami con la tradizione poetica italiana. I riferimenti culturali a Dante con un’intelligente parafrasi del primo canto dell’Inferno sono evidenti. Dante assume quasi il ritmo di una canzone rap.
Ma non solo: le esperienze del Dadaismo e del Surrealismo sono ben presenti in Nove e sono legate a rime brevi e metafore ardite.
Il mondo è visto come un’illusione che ci acceca, soprattutto il mondo moderno con la sua idea di progresso mentre quello a cui aspiriamo, anche se non ce ne rendiamo conto, è Dio. È questo il cammino, sembra dire il poeta, e cominciando a chiamarci per nome possiamo trovare la nostra strada.
Bella raccolta. Una scoperta felice.
Poemetti della sera
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Un libro perfetto per...
Chi sa degustare la poesia.
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