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Storia della letteratura

Dante Alighieri: vita, opere e pensiero

Oggi vediamo vita, opere, poetica e pensiero di Dante Alighieri, uno dei più famosi scrittori d’Italia e del mondo.

Ilaria Roncone
Ilaria Roncone Pubblicato il 14-12-2018

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Dante Alighieri: vita, opere e pensiero

Dante Alighieri è probabilmente il più famoso poeta italiano nel mondo e il padre della lingua italiana. La sua opera più famosa, la "Divina Commedia", è universalmente considerata l’opera più grande scritta in lingua italiana e uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale.
Con la "Divina Commedia" Dante esprime quella che era la cultura medievale influenzata dalla lirica del Dolce stil novo e porta alla luce questioni morali ed etiche tramite la storia dell’umana salvezza articolata tra le pene dei dannati, le punizioni purgatoriali e il benessere del paradiso.

Oltre che poeta Dante era anche filosofo, teorico politico e linguista. Ha segnato talmente tanto la letteratura italiana nei secoli successivi che gli è stato dato il titolo di Sommo poeta. Le sue spoglie si trovano a Ravenna, nella tomba costruita per lui nel 1780 da Camillo Morigia. Dal XX secolo e dai primi anni del XXI secolo Dante è diventato ufficialmente parte della cultura di massa e le sue opere hanno ispirato film, manga, videogiochi, fumetti e libri in ogni dove.

Dante Alighieri: la vita

Dante Alighieri nasce il 29 maggio 1265 a Firenze. Questa data è presunta, la sola certezza è che nasce tra maggio e giugno. La sua intera vita è legata a doppio filo agli accadimenti della politica fiorentina di quel periodo. Quando nasce Firenze sta per diventare la città più potente dell’Italia centrale, detentrice del fiorino d’oro, la moneta di scambio dell’intera Europa mercantile. Originario di una famiglia della piccola nobiltà, Dante incontra la famosa Beatrice (Bice di Folco Portinari) quando ha appena nove anni, nel 1274 e se ne innamora perdutamente sin dal primo istante.

L’infanzia e l’adolescenza di Dante sono segnati da due grandi lutti: la prima a lasciarlo è la “madre bella”, che muore quando Dante ha appena dieci anni. Quando ne ha diciassette, poi, è il padre a morire e così Dante deve diventare capofamiglia.
Per quanto riguarda la sua formazione, Dante Alighieri porta a compimento studi filosofici e teologici presso le scuole francescana e domenicana.

Durante gli studi Dante comincia una corrispondenza con dei giovani poeti, gli stilnovisti. Nella raccolta di componimenti poetici "Rime" di Dante Alighieri troviamo tutta la poetica dell’autore, dai primi anni di gioventù lungo tutto il suo percorso letterario. In questa raccolta possiamo trovare le prime tracce del consapevole distacco di Dante appena dopo la stesura di Inferno e Purgatorio, che lo conduce verso tentazioni carnali, piaceri volgari e false credenze filosofiche.

Quando ha vent’anni Dante sposa Gemma Di Manetto Donati, parente della grande famiglia nobile, con la quale ha quattro figli: Jacopo, Antonia, Giovanni e Pietro.
Un’altra delle sue opere emblematiche, la “Vita Nuova”, Dante comincia a scriverla nel 1292, esattamente due anni dopo la morte di Beatrice.
Dante, suo malgrado, viene coinvolto nelle problematiche della Firenze in lotta tra Guelfi Bianchi e Guelfi Neri, schierandosi col partito dei bianchi in difesa dell’indipendenza della città e opponendosi all’egemonia di Papa Bonifacio VIII Caetani.

Nel 1925 Dante è costretto a iscriversi a una corporazione per via di un’ordinanza che decreta che tutti i nobili possono riavere i diritti civici solo in questo modo. Sceglie quella dei medici e dei farmacisti, la stessa dei bibliotecari, con la menzione di “poeta”. Nel 1300 Dante viene nominato “Priore” insieme ad altri cinque col compito di custodire il potere esecutivo. Si trattava del ruolo più alto ruolo di magistrato del governo della Signoria. A livello pratico i sei “Priori” devono prendere la difficile decisione di far arrestare i più feroci leader dei due schieramenti.

Nel 1301 Dante viene accusato di corruzione alla corte del Papa mentre i Neri prendono il sopravvento, sostenuti dal pontefice. Dante viene processato e condannato, sospeso dai pubblici uffici e obbligato a pagare una grossa cifra per fare ammenda. Poiché l’autore non si presenta davanti ai giudici viene condannato alla confisca dei beni e al boia, qualora si facesse trovare nel territorio del Comune di Firenze. Dante è quindi costretto all’esilio, ingannato da Bonifacio VIII, che lo ha trattenuto a Roma mentre i Neri prendevano il sopravvento sui Bianchi a Firenze. Proprio per questa ragione Bonifacio VIII meriterà un posto speciale nell’Inferno di Dante.

Dal 1304 Dante inizia il suo lungo esilio dall’amata Firenze. Negli anni dalla morte di Beatrice fino all’esilio Dante studia approfonditamente la filosofia, considerata scienza profana, e compone liriche d’amore scostate dal ricordo di Beatrice, lasciando il passo alla “donna gentile”. Tra il 1304 e il 1307 Fante scrive il “Convivio”, un trattato scritto in lingua volgare che diventa un’enciclopedia del sapere pratico. Non potendo più stare a Firenze, Dante viaggia di corte in corte a seconda delle opportunità che gli vengono offerte e prosegue nei suoi studi.

La sua opera in assoluto più celebre, “La Divina Commedia”, Dante comincia a scriverla nel 1306 e da quel momento ci lavora per tutta la vita. Il fatto di essere esiliato e di accettarlo fanno sì che lui cominci “a far parte per se stesso” e a smettere di tentare un forzato rientro a Firenze. La sua solitudine e la realtà diventano reali e Dante si stacca da una realtà che ritiene corrotta e ingiusta.

Del 1308 è il suo "De vulgari eloquentia", trattato in latino su lingua e stile in cui Dante revisiona i diversi dialetti della lingua italiana con i loro difetti, compreso il fiorentino. Con quest’opera fonda la teoria di una lingua volgare che chiama “illustre”, frutto di un lavoro di pulizia portato avanti dagli scrittori italiani collettivamente. Si tratta del primo manifesto per la creazione di una lingua letteraria italiana nazionale.

Nel 1310 arriva in Italia Enrico VII e Dante spera ardentemente che restauri il potere imperiale, così da avere il permesso di ritornare a Firenze. Il sovrano, però, muore. Dante in questo frangente compone "La Monarchia", opera in latino, in cui dichiara che la monarchia universale è essenziale per la felicità terrestre degli uomini e che mai il potere imperiale deve sottomettersi a quello della Chiesa.

Dante si interessa e tratta i rapporti tra Papato e Impero, sostenendo che al Papa vada il potere spirituale e all’imperatore quello temporale. Nel 1315 gli viene offerto di tornare a Firenze ma le condizioni sono così umilianti che rifiuta.
Nel 1319 Dante riceve un invito per andare a Ravenna dal Signore della città, Guido Novello da Polenta e viene inviato a Venezia, nel 1321, come ambasciatore. Tornato da Venezia Dante viene contagiato e si ammala di malaria. Muore a 56 anni a Ravenna, nella notte tra il 13 e il 14 settembre di quell’anno, dove ancora oggi si trova la sua tomba.

Le opere di Dante Alighieri

Ecco la lista delle principali opere di Dante Alighieri:

  • Il Fiore
  • Detto d’Amore
  • Le rime
  • Vita Nova
  • Convivio
  • De vulgari eloquentia
  • De Monarchia
  • Divina Commedia
  • Le Epistole e l’Epistola XIII a Cangrande della Scala
  • Egloghe
  • La Quaestio de aqua et terra

Pensiero e poetica di Dante Alighieri

Dante ha una visione religiosa della realtà che sta alla base del suo pensiero e della sua poetica. Proprio da questa visione deriva la concezione di storia di Dante, che è diversa da quella moderna: per Dante la storia è una manifestazione lineare e progressiva di verità cristiane e di segni divini. Dante, quindi, interpreta tutti gli accadimenti storici alla luce della concezione cristiana.
La Commedia di Dante è una critica del presente e della società a lui contemporanea, ingiusta e viziata a suo parere. Nell’Inferno la caduta è quella di Firenze e della sua vita comunale, che si basa su avidità e profitto. Oltre all’avidità pubblica Dante fa riferimento anche a un’avidità psicologica alimentata da vizi del corpo, come gola e lussuria, e della mente (aderendo a forme di impegno o disimpegno che vanno contro la prospettiva cristiana).
Vediamo ora, nello specifico, cosa pensava Dante rispetto a tre argomenti con un ruolo fondamentale nel suo operato: politica, lingua e teologia e filosofia.
La concezione di politica di Dante deriva soprattutto dalla sua esperienza di esilio; tutto il vagare che ne deriva porta Dante a maturare un rifiuto nei confronti della frammentazione data dai Comuni, appoggiando un modello universalistico. Dante sostiene in molte sue opere la legittimità totale del potere imperiale, concesso secondo lui direttamente da Dio perché l’umanità sia gestita al meglio.
Per quanto riguarda filosofia e teologia, il problema principale inquadrato e affrontato da Dante nelle sue opere riguarda il rapporto tra filosofia divina (teologia) e filosofia umana. Nel “Convivio”, in particolare, Dante afferma e ribadisce l’indipendenza dei due campi arrivando ad accettare l’unione tra fede e religione.
La lingua, infine, nel pensiero e nella poetica dantesca consiste nel valorizzare il volgare, messo al pari degli argomenti più illustri e prestigiosi.

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