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Recensioni di libri

Piccola serenata notturna di Errico Buonanno

Marsilio Editore, 2003 - Un racconto originale, a tratti allegro e comico, di vicende stravaganti in un’Europa dove in tanti guardavano alle avanguardie artistiche come sinonimo di libertà.

Teresa D'Aniello
Teresa D’Aniello Pubblicato il 04-05-2022
Piccola serenata notturna

Piccola serenata notturna

  • Autore: Errico Buonanno
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Marsilio
  • Anno di pubblicazione: 2003

Di tanto in tanto nella mia libreria si intravedono libri nascosti in fondo da pile di altri libri, ed ecco come ho riavuto tra le mani l’esordio letterario del bravissimo Errico Buonanno, scrittore, giornalista, editor, autore radiofonico e televisivo, con il quale vinse il premio Italo Calvino per la migliore opera inedita.

“Quando il secolo iniziò, un uomo uccise il nostro re. Non tutti se ne accorsero però; c’erano alcuni che non sapevano neppure fosse nato, il re, e l’eco di quel colpo di pistola non poteva toccarli: il mio paese era un paese d’Abruzzo, la gente era impegnata a vivere, anzi a campare."

Cosa posso raccontare, si chiede Giacomo, il protagonista della nostra storia, ricordando la sua famiglia, il mare grigio di Francavilla, il suo paese, le sensazioni nel lasciarlo e nel trasferirsi altrove. Il passato sembra divenire l’immagine di un solo momento. Una piacevole lettura è Piccola serenata notturna (Marsilio, 2003), un racconto originale, a tratti allegro e comico, di vicende stravaganti in un’Europa dove in tanti guardavano alle avanguardie artistiche come sinonimo di libertà.

È un grande sognatore, Giacomo, inventore fin da ragazzino; all’età di sei anni aveva creato una carrucola scoprendo che ci aveva già pensato qualcuno altro. Durante l’adolescenza amava la scrittura e la musica, una grande voglia d’arte gli cresceva dentro. Avrebbe voluto scrivere non per piacere personale ma sperando in un pubblico che apprezzasse il suo talento: un romanzo al giorno, chissà! Intrecci polizieschi, personaggi unici, il maggiordomo assassino, pensava mentre intingeva il pennino nel calamaio, ma constatò ben presto di averne già letto le trame. E allora volle cimentarsi con la musica, e anche le note erano melodie già ascoltate.

Siamo negli anni Venti, Giacomo si trasferisce a Roma con tutta la sua famiglia, una città viva ma perfida, con tantissima gente che si muoveva e che parlava. Qui a Roma servono le conoscenze, gli era stato detto, e se amava scrivere lo doveva fare per il cinema. La macchina da scrivere la scoprì proprio a Roma nell’ufficio dove lavorava e dove iniziò a progettare la sua città mobile, una città in movimento, mentre Roma, che lo aveva accolto, rendeva onore a Mussolini, le mani alzate alla romana, tutti a correre a vederlo, tutti euforici, tutti neri.

"Lui è uno del popolo, ed è come se fosse tutto il popolo. Mussolini è nobilissimo, ma è pure figlio di povera gente. Mussolini è un contadino, un politico, un soldato, uno sportivo, un aviatore... anche un intellettuale, uno scrittore, un artista. È tutto, lui: per questo pensa a tutti."

Un giorno incontrò Giulio Traversi, detto Travè, che per vivere faceva il creativo, un uomo del suo tempo che credeva nella civiltà, negli abiti alla moda, nelle battute spiritose.

“È la pubblicità che faccio per vivere, è nella metropoli il mio lavoro. Per quel che mi riguarda non c’è nulla che mi rallegri quanto un immenso cartellone... è la pubblicità che mi ha insegnato l’importanza di essere rapidi, scattanti, come una freddura, come il secolo brillante."

Confidò a Giacomo di non essere un accondiscende perché gli adulti come i bambini sapevano cosa era il male, “la bontà non è un fattore naturale”, ed era da raggiungere con sforzo lavorando e sudando, come nell’arte della musica. Come aveva fatto Bach, un uomo che pregava sempre, Rossini con il suo immenso amore per le donne e Mozart che sapeva far ridere e che conosceva l’ironia, la leggerezza, la semplicità: la sua composizione Piccola Serenata Notturna era una musica giocosa che sembrava fatta da sé e racchiudeva l’uomo che era. Travè, amante dell’arte, per il suo lavoro di pubblicitario doveva convincere, educare e teorizzava “l’uomo nuovo, l’uomo nuovo in politica”, frasi che aveva fatte sue in quel inizio di secolo, e nelle quali ci sperava.

Un viaggio in Europa con Giacomo avrebbe suggellato la loro voglia di cambiamento: a Parigi sulle tracce di Joyce nei locali di Montmartre, a Praga sul Ponte Carlo popolato di persone silenziose e di orchestrine da strada, a Milano da Filippo Tommaso Marinetti che amava spostarsi in casa con delle piccole macchine perché il secolo moderno voleva un uomo in movimento, fino al Vittoriale alla ricerca vana di scorgere tra il fogliame dei giardini il Vate.

Errico Buonanno narra in questo suo romanzo lo slancio di correnti politiche e culturali nel fascismo, e la modernità negli anni Venti, mettendo in luce il movimento letterario e artistico che voleva tagliare i ponti con un passato di guerre e conflitti, così tanto celebrato da divenire poi l’inconsapevole flagello di ciò che sarebbe accaduto.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Piccola serenata notturna

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