Notti al circo
- Autore: Angela Carter
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2017
“Notti al circo” uno fra i più conosciuti romanzi di Angela Carter, pubblicato per la prima volta nel 1984 e vincitore, nello stesso anno, del prestigioso James Tait Black Memorial Prize, torna a febbraio in libreria edito da Fazi. Si tratta di un libro piuttosto insolito come lo sono però anche altri romanzi della stessa autrice che già decenni fa osava uno stile per quei tempi più che moderno, con un linguaggio per quei periodi un po’ sopra le righe che, oggi più che mai, a tratti diverte, coinvolge ma è sempre estremamente umano.
“«Come ti chiami? Hai un’anima? Sei capace d’amare?» le chiese Walser nella sua rapsodica precipitazione mentre lei terminava il suo inchino. A queste parole il suo cuore diede un balzo ed esultò. Sbatté le palpebre verso di lui, raggiante, felice. Ora sembrava un uccello dal piumaggio variopinto, dal turgido seno e dagli enormi occhi azzurri. «Ecco, così doveva cominciare l’intervista!» esclamò. «Prendi la penna, cominciamo!»”
Mai un finale come quello qui riportato poteva esser vero: a pronunciare queste frasi è Fevvers, una bionda ragazza londinese di umili origini, un metro e ottantacinque per ottantotto chili, abilissima trapezista in un circo anche perché dotata di un bel paio di ali. È considerata, vista la conformazione fisica, un fenomeno vivente e la sua presenza attira gli spettatori. Ormai a Londra tanti sono a conoscenza del “fenomeno Fevvers” cosicché addirittura il giornalista Jack Walser, giovane californiano intraprendente, chiede di poterla intervistare al termine di uno degli spettacoli. L’artista non è, però, mai sola: ombra della più famosa aerialist del momento è Lizzie, la guardarobiera ma, in realtà, molto di più per l’artista. Fevvers, le cui origini sono a tutti sconosciute, era stata da lei cresciuta e si era guadagnata, ancor piccina, quel nome proprio in virtù della sua strana, unica al mondo caratteristica
“Una volta a casa le ragazze mi spogliarono, mi liberarono dello scialle che mi avvolgeva e, davanti a quell’uccellino setoso, assonnato e odoroso di latte che ero, esclamarono all’unisono: «Sembra quasi che a quest’affarino siano spuntate le ali!»”
Da lì ha origine il nome Fevvers che foneticamente somiglia molto a “Feathers –penne” anche se quella bimba un nome lo aveva: Sophie. Pochi sapevano qualcosa di lei e Lizzie la difendeva da ogni bruttura della vita. Infatti i primi anni della vita di Fevvers erano caratterizzati da persone e ambienti malfamati e la piccola, presto cresciuta, s’era dovuta abituare alle più crude realtà. Non aveva perso, però, quel buonumore che manifesta la sera dell’incontro con Walser: il loro colloquio dura ore ed ore ; l’orologio che suona i rintocchi come quelli del Big Ben ripete stranamente e magicamente più e più volte la mezzanotte perpetuando la conversazione per circa sei ore. Da quell’incontro Walser esce cambiato, impressionato e affascinato allo stesso tempo dalla maestosa figura della protagonista.
Siamo in un tempo cronologico significativo, la fine del diciannovesimo secolo, e per la giovane trapezista pare aprirsi, dopo anni di umiliazioni, un futuro di successi. Sta per iniziare una tournée all’estero e mai il direttore del circo rinuncerebbe a lei, uno dei numeri più prestigiosi.
Walser che fa? Chiede al direttore del giornale con il quale collabora di seguire il circo per fare un vero e proprio reportage di quella strana vita e di quelle bizzarre persone. Anche lui diventerà parte della commedia sotto il tendone e sarà, dopo l’arrivo a San Pietroburgo, un clown a tutti gli effetti, anzi il pollo umano.
In questo caleidoscopio di immagini e di personaggi sta l’umanità e il brio della scrittrice: nel mondo circense c’è un po’ di tutto e quel che Angela Carter vuole metter in luce sono le diversità, le deformità di molti che, in quel luogo, sono però talmente vicini da non osservarsi più, da considerarsi pari, da trattarsi come la gente comune. Questa è la caratteristica che rende il libro particolare: se, ad esempio, “Nomadi” di Gary Jennings è un vero e proprio ritratto del mondo circense, “Notti al circo”, pur raccontando le peregrinazioni e gli spostamenti di uomini e animali fino alla Siberia, è un condensato di racconti di esistenze, spesso difficili e segnate da fatti inusuali. Ogni personaggio, come scrive Dacia Maraini nella postfazione
“combatte la propria battaglia per la vita, tra il bene e il male, tra finzione e realtà”.
Questo modo di descrivere e raccontare è quasi una forma di liberazione da ciò che si vuol nascondere, da ciò che è diverso ed è anche la ricerca di ciò che è bello e ammaliante perché , in ogni realtà, questo aspetto c’è. Ogni personaggio, anche se non bello secondo i dettami estetici, è vivo, palpitante, unico. “Notti al circo” si rivela, per l’originalità e per lo stile raffinato di Angela Carter, un’ottima prova letteraria e davvero un grande romanzo.
Notti al circo
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