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Recensioni di libri

Non c’è fede che tenga di Cinzia Sciuto

Feltrinelli, 2018 - Il punto di vista laico e universalista proposto dall’autrice, è quello dei diritti della persona, dei diritti umani che fanno capo al singolo individuo a prescindere dalla comunità di appartenenza anche contro la stessa propria cultura.

Gaetano Celauro
Gaetano Celauro Pubblicato il 28-06-2019
Non c'è fede che tenga

Non c’è fede che tenga

  • Autore: Cinzia Sciuto
  • Genere: Religioni
  • Categoria: Saggistica
  • Casa editrice: Feltrinelli
  • Anno di pubblicazione: 2018

Come significa il sottotitolo di copertina “Un Manifesto laico contro il Multiculturalismo” il libro "Non c’è fede che tenga" di Cinzia Sciuto, dottore di ricerca in Filosofia, redattrice di MicroMega, è un’attenta e precisa riflessione in tema di multiculturalismo e laicità. Potrebbe sembrare un titolo che cavalca l’onda sovranista e xenofoba, mentre in realtà si tratta di un volume dal valido rigore scientifico. Con chiarezza espositiva l’autrice espone come si possa vivere al meglio in una società sempre più disomogenea, senza far torto a nessuno, conservando diritti civili e diritti umani e coniugando insieme pensiero scientifico critico, diritti dell’individuo e Laicità.

La parola chiave del Manifesto è “laico” con una critica al multiculturalismo da una precisa angolazione e posizione etico politica. Ci si chiede sovente come si possa essere contro il multiculturalismo che è pluralità e diversità di culture, ricchezza reciproca e incontro con gli altri.
Il multiculturalismo pare divenire un problema quando gli si fa derivare una pluralità di diritti intendendo che le persone altre, debbano essere trattate in maniera diversa per il loro differente retroterra culturale, etnico o religioso. Sentenze con attenuanti tecnico culturali per particolari caratteristiche culturali sono peraltro state pronunziate anche nei confronti degli stessi italiani di differenti regioni. L’idea che la cultura di origine determini un diverso orizzonte di diritti è un percorso alquanto impervio e pericoloso.
Persiste un punto controverso nel multiculturalismo: il falso presupposto che le culture siano come dei monoliti, elementi immutabili. Invece le culture sono in costante evoluzione, di continuo messe in discussione non solo dall’esterno da altre culture ma soprattutto dall’interno di ciascuno orizzonte culturale. Vengono messi in discussione alcuni elementi della propria stessa cultura ed è esattamente questa intima contraddittorietà delle culture che le rende capaci di evolvere e di cambiare e di includere elementi che prima escludevano. Il multiculturalismo che vuole le culture ferme e monolitiche perde di vista i dissidenti dentro ogni cultura, coloro che mettono in discussione gli orizzonti culturali da cui provengono.

Il punto di vista laico e universalista proposto dall’autrice è quello dei diritti della persona, dei diritti umani che fanno capo al singolo individuo a prescindere dalla comunità di appartenenza anche contro la stessa propria cultura. Se ci si propone di difendere le minoranze, occorre farlo radicalmente e la minoranza più minoranza in assoluto è il singolo individuo, l’elemento debole all’interno di rapporti comunitari. Anche una comunità che è minoritaria in un contesto sociale ha al suo interno dei rapporti di potere, degli oppressori e degli oppressi, per cui se si vuole difendere un individuo “diverso” all’interno della comunità di appartenenza lo si deve potere difendere sia all’interno di un contesto integralista cattolico che musulmano.

Die Fallen des Multikulturalismus: Laizität und Menschenrechte in einer vielfältigen Gesellschaft (German Edition)

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Non c’è fede che tenga

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