Nessuna scuola mi consola di Chiara Valerio

Chiara Valerio, poco più che trentenne, è già una scrittrice affermata. Il suo piccolo pamphlet/romanzo/cronaca di un anno di scuola come insegnante di matematica in un liceo presumibilmente romano, illumina alcuni punti nevralgici della condizione attuale della scuola italiana: l’insensatezza dei collegi docenti, dei consigli di classe, dei rapporti spesso distorti ed equivoci tra colleghi, tra docenti e alunni, tra genitori ed istituzione scolastica. La caratteristica che rende il libro originale ed interessante è il punto di vista di una ragazza, insegnante suo malgrado, troppo vicina agli studenti e ai loro miti/modelli/stili di comportamento e troppo lontana dalla maggior parte dei colleghi e dello stesso preside, che lei si ostina a chiamare professore, con grande irritazione del Dirigente scolastico, carica a cui il vecchio preside ha diritto di fregiarsi nell’attuale ordinamento. Solo chi è stato dentro il mondo della scuola può apprezzare alcuni dettagli che sono contenuti nella storia della Valerio: la sala insegnanti, il rito delle macchinette distributrici di orride merendine, il caffè dal sapore chimico, le ore di supplenza in classi non proprie che costituiscono una vera tortura, i colleghi disturbati psichicamente, lo studente troppo bello e troppo adulto che attenta alla virtù delle prof, l’assemblea d’istituto e i suoi riti falso-democratici, i genitori troppo invadenti o troppo assenti...

Tutte le pecche del mondo dell’istruzione pubblica trovano una sintesi letteraria e un linguaggio efficacemente allusivo in questo piccolo libro intelligente. E’ un peccato che l’autrice, che racconta almeno in parte la sua esperienza di docente, abbia già lasciato la scuola per dedicarsi ad una attività scientifica meglio riconosciuta ed apprezzata. La fuga dalla scuola pubblica continua...