

Nero finale
- Autore: Giuse Alemanno
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
“Cose di Calabria” pensa Massimo Sarmenta nel giorno del suo ottantanovesimo compleanno, nel guardare il mare dal suo rifugio sull’isola di Dino, di fronte alla turistica Praia a Mare, nel godersi la vita che gli rimaneva e consapevole di quanto Santo gli mancasse. I ricordi arrivarono tutti insieme, e la storia che gli appartiene va ricordata, scrive l’autore, “perché solo ciò che si racconta esiste”. Giuse Alemanno, scrittore salentino, con il suo nuovo romanzo Nero finale, da alcune settimane in libreria, chiude la trilogia della saga dei Sarmenta, dopo Come belve feroci e Mattanza, pubblicati da Las Vegas Edizioni.
Con la sua scrittura cruda, diretta, puntata sulla realtà, l’autore racconta di un’Italia criminale e del malaffare, corruttrice e corrotta dal Sud al Nord, con ancora il volto dei cugini Sarmenta, di Massimo detto Mattanza, “al quale bastava un dubbio per scatenare un massacro”, e di Santo il Dottore, e della loro ’ngrangheta degli anni Settanta, tra illeciti divenuti consuetudine e crudele violenza.
Una tradizione di delitti, violenze e sopraffazioni il cui unico scopo non erano i soldi ma il potere contro uno Stato nemico, che ipotizzavano negasse a ogni uomo di essere una persona abile, idonea, perché allo Stato, per la propria stabilità, servivano uomini limitati che elevassero a virtù la mediocrità.
Ciro Barrese, capo referente del Nord, è in auto diretto a Sant’Agata sullo Jonio. La morte di Nino Inno, il Patriarca, porterà a nuove decisioni riguardanti le famiglie. Il panorama che la Calabria offre è di pietraie coperte di vegetazioni, alberi, arbusti e grumi di case che spuntavano dai fianchi dei monti. Il viaggio da Milano sembra essere senza fine. Alla radio una musica gli ricorda l’amato Abacilio: la decisione di farlo uccidere divenne necessaria perché una relazione extraconiugale con un trans brasiliano era una debolezza che andava cancellata.
“Nulla di ciò che succede nel mondo criminale calabrese può prescindere dal rispetto delle regole delle liturgie che affondano le loro radici nei tempi arcaici e nello stretto rapporto tra tradizioni pseudo religiose e rituali segreti."
Tra i banchi della chiesa sono presenti tutti gli uomini d’onore, anche i latitanti, non solo per presenziare al funerale ma anche per non perdere l’occasione di confermare devozione al capo arrivato dal Nord. Tutto doveva procedere come si voleva, senza intoppi; il maresciallo dei carabinieri era stato informato, in caso contrario le bombe erano già pronte in alcune città per fare stragi.
“Lo Stato italiano è sempre stato molto sensibile ai contrappesi delle trattative con la criminalità organizzata. Quindi tutto andò per il meglio. Il prete celebrò al massimo delle sue possibilità. Ebbe parole dolci per Nino Patriarca ma non esagerò... Fu generoso ma prudente."
Una delle disposizioni di Barrese all’indomani dei funerali furono che Santo Sarmenta affiancasse l’unica figlia del Patriarca, Anna Maria, una donna ferma e risoluta, nel portare avanti la sua clinica privata Madonna del Rosario e nell’affrontare le nuove situazioni dopo i tagli disposti alla sanità privata dal nuovo assessore della Regione. Nel mentre era convinto che il cugino Massimo volesse solo la vendetta, anche a rischio di poter essere ammazzato. Ciro Barrese aveva così delineato il suo ruolo di regista: distaccarsi dalla ’ndrangheta per lasciare spazio ai giovani, e seguire Massimo nella scalata al vertice, determinato a uccidere senza pietà e a sterminare chiunque impedisse i cambiamenti: “far paura era un mezzo per emergere”.
I suoi affezionati erano i cavalieri di Calabria, uomini fedeli alla terra, alle loro origini, che avevano sempre contrastato qualsiasi tentativo di trasformazione: con il loro codice di appartenenza avevano colonizzato il mondo, ovunque. “Ai siciliani piacciono i capi, ai calabresi no”. Per la realizzazione dei suoi progetti è consapevole che verranno versati fiumi di sangue. Ai capofamiglia delle ’ndrine e ai loro gregari manifesta che la realtà quotidiana è male, dolore e sofferenza, e che la maggioranza, quella del sottosuolo, è fatta dai cattivi; la minoranza insignificante degli ottimisti, dei generosi è invece di chi perde tempo e gode dell’illusione che esista un mondo giusto. La ’ndrangheta entrerà nel mondo politico ed economico, acquisirà la capacità di muoversi sottotraccia, e un giorno si presenterà con il volto rassicurante di consumati professionisti.
Nero finale è il romanzo conclusivo di una trilogia potente, di un viaggio reale tra condanne a morte, attentati, estorsioni, alleanze, guerre, vendette, tra uomini d’onore e donne apparentemente ubbidienti, sottomesse, che lascia senza fiato tra luci e ombre della nostra Storia.

Nero finale
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