Miti, meme, iperstizioni
- Autore: Tommaso Guariento
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Aujourd’hui le monde: immaginarsi lo gnommero gaddiano moltiplicato a potenza ennesima, o forse meglio, l’Aleph di Borges, il minuscolo punto in cui si trovano “tutti i luoghi della terra, visti da tutti gli angoli”: forse in entrambi i segni ci si illudeva ancora di far fronte alla complessità di ciò che appare nel mondo, o forse già intuivano il caos ulteriore aperto dalla proliferazione incontrollata di parole, immagini, sguardi in cui viviamo oggi.
Più probabilmente, nel ventunesimo secolo, non riescono a dar conto dell’odierna iper-complessità: risultano cifre quasi rassicuranti, forse perché ampiamente metabolizzate e divenute retoriche (troppo letterarie) o forse per un motivo più serio, perché in fondo insinuavano la speranza di un ordine sotteso all’incontrollabile diaspora dei segni.
Di certo decodificarne il paesaggio (non più dentro o fuori di noi, ma nell’invasività totalizzante e senza confini in cui siamo involti) ora pare impresa ancora più difficile.
Ci prova il giovane ricercatore Tommaso Guariento, studioso di filosofia contemporanea; prova non certo a cogliere il cuore di questa complessità (chi potrebbe?), ma a mapparne le tracce più cogenti, quelle che investono l’immaginario globale e ne indicano possibili direzioni.
Incrociando perciò stesso Miti, meme, iperstizioni (KrillBooks, 2022), giusto il titolo del suo libretto, a partire dalla consapevolezza che l’impresa è quasi fuori dalla possibilità di controllo.
Scrive nella prefazione Valentina Tanni:
A un certo punto ogni argine è saltato; travolti da uno tsunami di stimoli, disorientati dal moltiplicarsi dei punti di vista (…), il mondo iper-complesso che abitiamo non siamo attrezzati per affrontarlo.
Guariento ha gioco facile nel denunciare il pericolo che questo comporta:
L’iper-complessità di un fenomeno può innescare una reazione difensiva.
Ragioni basiche modellate sulle colonne immateriali ma potenti indicate nel titolo.
Con approccio multidisciplinare l’autore cerca di fare la maggiore chiarezza possibile nella scena prismatica che ci avvolge - di cui siamo parte(cipi): per sottrarsi a questa indifferenziazione ci vuole l’acribia di una lucidità all’altezza dei tempi.
Le insorgenze continue delle “politiche dell’Apocalisse” (immaginari sulla fine del mondo, teorie sul climate-change, occorrenze narrative, filmiche o letterarie etc) revocano in dubbio la stessa possibilità di un futuro, cui masse non esigue rispondono attraverso “patologie neurologiche”, aggregazioni di paranoia pura in grado di ripetere e rinnovare mitologemi infausti e millenari. Nella ricerca di un perché, dell’imputazione di un colpevole e conseguenti (tentativi di) processi sommari, sappiamo il ruolo che la storia ha riservato agli ebrei; l’idea di un complotto da loro ordito per impadronirsi del mondo è antica e senza andare troppo indietro può valere per tutte la vicenda dei Protocolli dei Savi di Sion (Hitler stesso si limitò a riassemblarne i cascami assieme ad altre amenità sparse nell’Europa di fine ‘800 e degli inizi del nuovo secolo). Non a caso certi pattern ermeneutici benché refrattari a una qualsiasi logica tornano oggi – che sia QAnon, la destra complottista americana, il trumpismo, etc.
I fenomeni attuali, suggerisce Tommaso Guariento, derivano dai primi.
Le teorie del complotto non nascono con l’11 settembre.
Si tratta di “meccanismi collettivi di reazioni ai rischi esistenziali e incapacità di adattamento a uno scenario di collasso della società civile”. A partire da una precondizione di paura e disorientamento, il pensiero irrazionale (persino la magia rinascimentale) può agire come strumento di propaganda (l’autore dichiara un debito significativo con il lavoro sulla suggestione di Andrea Cavalletti: un suo studio di alcuni anni fa scaturiva dalla novella di Thomas Mann, Mario e il mago, nella quale veniva ricostruito il clima insano che dalla folla si stringeva intorno al pagliaccio che vi troneggiava.
L’individuo libero, pensante, critico cedeva al potere di lestofanti, venditori di fumo, maghi, impostori che ben conoscono la psicologia delle folle.
La suggestione, allora, ha da intendersi come una sorta di epidemia collettiva che si diffonde per mera imitazione e il totalitarismo andrebbe letto anche nella parte che riguarda l’adesione “volontaria” (certo, pre-costruita) dei singoli incapaci di esser tali.
Fra loro e il leader che credono di adorare scorre non il fluido di cui vagheggiava Mesmer, ma una compartecipazione spettacolare a un istinto.
Non c’è superiorità in colui che il potere lo detiene, se non quella di saper tenere la scena: è del tutto attoriale. Ma l’attore, si sa, senza il pubblico, non esiste.
La rete oggi moltiplica tutto a dismisura, compresa la costruzione del nemico e i “casi di panico morale” di un mondo in cambiamento. Meme come apripista di fake news catturano l’attenzione acritica di milioni di persone, che finiscono per mollare ogni presa razionale per dipenderne neurologicamente, ciechi di fronte alla fantasmatica pretesa reputazionale di segni, oggetti, hype.
Col che illudendosi di trovare risposte facili alla complessità - tutto peraltro assai funzionale al capitalismo oggidiano.
Si diceva della funzione conoscitiva di molte narrazioni postmoderne, Guariento analizza opere di scrittori importanti, Ballard Regno a venire, Pynchon L’Incanto del lotto 49, Gibson L’accademia dei sogni eccetera, esemplari ormai classici del racconto che indaga le visioni cospirazioniste e quella particolare forma di collasso cognitivo che l’autore definisce a spirale.
Libro breve ma molto denso, Miti, meme, iperstizioni, frutto di uno sguardo non solo attento ma, va da sé, interdisciplinare, eppure nient’affatto generico, analitico nelle singole parti discorsive, talora argomentato in maniera dilemmatica, consapevole, mi pare, che il mito, consustanziale all’esperienza umana, non possa essere lasciato – secondo pigra tradizione – al pensiero di destra.
Miti, meme, iperstizioni
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