Malinverno
- Autore: Domenico Dara
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2020
Domenico Dara, dopo aver pubblicato Breve trattato sulle coincidenze e Appunti di meccanica celeste con la casa editrice Nutrimenti, presenta il suo terzo romanzo con la Feltrinelli e lo fa, in esclusiva nazionale, a Catanzaro, il 27 agosto, nel cuore del centro antico, nei pressi del Palazzo Comunale, nell’area a verde pubblico realizzata nella seconda metà dell’Ottocento, Villa Trieste.
A lungo atteso, questo libro avrebbe dovuto essere presentato al pubblico in marzo, ma le note vicende relative al Covid-19 hanno imposto una nuova data. Dara è calabrese, originario di Girifalco, nato a Catanzaro nel 1971, e, pur vivendo in Lombardia, è ancorato alla sua terra e continua ad ambientare i suoi romanzi nel suo paese. Così, Timpamara è sempre Girifalco, luogo e microcosmo dove può accadere di tutto e possono albergare sentimenti, azioni e personaggi che potrebbero essere collocati in qualunque parte del mondo.
Astolfo Malinverno, nato zoppo, già bibliotecario, a malincuore accetta l’incarico di custode del cimitero. Questo doppio incarico, nel tempo, si rivela adatto al suo carattere, di mattina si dedica al cimitero, il pomeriggio alla biblioteca. A Timpamara c’è la più antica cartiera delle regione a cui si aggiunge un maceratoio, cosa che muta gli eventi del paese:
“Il nuovo impianto diede respiro alla comunità […]. Per una terra che vantava un’antica tradizione di conciatori di pelli, macerare quelle fibre fu quasi un sollievo, e la docilità della carta lisciò le callosità delle antiche mani bruciate dagli acidi ed indurite dalla pesantezza delle zappe. Anche l’animo irruvidito di quegli uomini subì misteriose metamorfosi”.
Gli operai cominciano a essere incuriositi dai libri e ne salvavano molti portandoli con sé a casa.
“E quando non erano le mani degli operai a seminare parole di carta, ci pensava il vento, il ponente che arrivava dal mare e afferrava quei fogli dai camion, dalle vasche, dai mucchi accatastati nel cortile e li faceva svolazzare nell’aria, stormi di romanzi francesi, sciami di prontuari per i sogni”.
Astolfo recupera dal maceratoio tanti libri, ma ne modifica i finali, e si prende anche la licenza di ritoccare il regolamento del cimitero, quando lo ritiene necessario per aiutare l’umanità dolente. Nel conciliare le due occupazioni, fantasia e realtà, per Astolfo, si fondono in una storia avvincente e struggente, in cui i personaggi sono tanto i vivi che i morti. Così Malinverno, che rilegge di frequente Madame Bovary, dà il nome di Emma ad una foto di una donna molto bella che si trova su una lapide senza nome, perché:
“Questa lettura tornava nella mia vita ogni volta che avevo bisogno di consolazione, quando avvertivo cioè la necessità di annacquare la mia tristezza nel mondo e sentirmi così parte dell’umanità illusa e dolente”.
I personaggi si intrecciano con i luoghi e con la letteratura, e se i nomi sono ispirati ai timpanamari dalle letture dei libri, i cognomi sono quelli delle tante località della Calabria. Il protagonista, uomo solitario e schivo, riflette su di sé e racchiude tutta la magia e l’incanto di un romanzo immaginifico che ci trasporta nel cuore della letteratura di ogni tempo in cui la vita, e soprattutto la morte, hanno un ruolo centrale:
“Mi sembrò per un attimo che ogni cosa nel mondo – anche i pensieri, anche i sentimenti, anche i morti – avesse la sua giusta collocazione nell’universo. Anche io, Astolfo Malinverno, l’unico bibliotecario guardiano di cimitero che l’umanità abbia mai avuto”.
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