Madrebianca
- Autore: Rosalba de Filippis
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2022
Chi scrive pensa di sapere perché la morte di una madre possa essere stata il motivo principe di molta poesia, ma in realtà si tratta più di un bisogno sociologico (e umano) di cercare di catalogare i versi che si sono letti. L’assenza della madre sembra l’avvenimento più scioccante, come se senza la sua presenza fossimo a metà, come se la genitrice si portasse via un pezzo delle nostre gambe e delle nostre mani.
Anche se i versi di Rosalba de Filippis in Madrebianca (Passigli editore, 2022) non sono violenti, ma appaiono più come per una resa incondizionata.
Se non c’è più lei, sono morta anche io e risorgo solo per parlare di lei.
Come dice bene Sergio Givone, che è il fiore all’occhiello di questa raccolta di poesia, l’autrice non fa sfoggio di metafisica. Dio è lontano e la casa è in silenzio. Piuttosto l’autrice poeta (poetessa non si può sentire e chi lo usa è perché inconsciamente attiva una deminutio sull’essere donna e scrittrice in versi).
Bella ed esplicativa è la rapida poesia della de Filippis che scrive in modo perfetto, non ci si stanca mai di leggere anche a voce alta le sue parole e la sua grammatica.
Ieri siamo nate, mamma / entrambe due ventri / e due figlie / ci siamo scambiate i cordoni /a succhiare la lingua. / Oggi siamo morte, mamma / mentre tu te ne vai /io viaggio con te su quelle pareti / siamo morte e poi vive / ogni giorno/ anche dentro lo specchio: / tu svanisci / io esisto.
Non so quante volte ho controllato quel "Io esisto", continuavo a trascrivere “io resto”. La soluzione più facile. È che bisogna che scatti in chi tenta di spiegare poesia - e questa lo è in modo sorprendente - un tasso di stupidità, per non sovrastare con troppe spiegazioni quello che invece è stato solo un piacere, un piacere delle parole.
Sergio Givone, analizzando la stessa poesia, pone l’accento sulla caducità del vivere e quindi se io continuo a esistere alla tua morte, noi nate, insieme, ma io ti raggiungerò.
Ma questa considerazione è temperata nella autrice da brevi soliloqui alla maniera di Aldo Palazzeschi, un moderato sussulto, mentre nell’altro poeta era proprio la sua filosofia del poetare, quella del: "E lasciatemi divertire!".
Il moderato sussulto è invece:
sono il colore di una madre / il mio cappello in testa / il lento profumo che resta / nella sera
In Rosalba de Filippis, la "lenta" canzonatura è un rimedio per frasi poetiche che rinunciano a priori a ogni sotterfugio erotico. Non ci sono padri da sedurre, né madri che portano la figlia nel grembo come premio per una distrazione con un uomo. Il rapporto madre figlia non permette ciò come elemento di piacevolezza. Piuttosto il silenzio, la distanza:
Nella tua casa gli oggetti / sono in silenzio da mesi / fermi
nel solito luogo / e nel buio si sentono soli / non sanno che dire a quei muri.
/ In silenzio con loro / ti saluto così / seduta in cucina / non parliamo /siamo entrambe lontane /.come quando eravamo vicine / e ti passo il bicchiere / mentre penso / che ancora / hai bisogno / di bere.
Più avanti l’autrice quando entra nella casa della madre è come se fosse in una Chiesa e fa il segno della croce in quel grande silenzio.
Eppure la grande sensibilità di Rosalba de Filippis si scontra con chi non ne può più di madri centenarie che sono sempre più numerose, oppure trova ragionevole ricoverare le proprie madri in una struttura per anziani. Ma queste tre righe un po’ sciatte di chi pensa di poter rimediare tutto in sociologia, non hanno niente a che vedere con la preziosa silloge della autrice.
Elegiaca, raffinata e ricca di umanità è la de Filippis "poeta", anche se una certa sapienza letteraria non è presente in tutti i componimenti, il che fa supporre che la produzione scritta non investe solo i mesi o l’anno più recente, ma che si sia fatta una cernita ad hoc nel corso del tempo. Vorresti, in ogni caso, che le poesie non finissero più.
La piena legittimità della raccolta è la breve, ma considerevole riflessione iniziale
di un uomo di penna come Sergio Givone, filosofo, giornalista culturale su La Repubblica.
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