Lo splendore del Portogallo
- Autore: António Lobo Antunes
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2019
Un importante compito che i libri si propongono è quello di informare il lettore, di educarlo. António Lobo Antunes è dell’opinione che «Il libro non è qualcosa che deve essere letto, è un oggetto che ascolta. Siamo noi lettori che parliamo con lui. Il libro è qualcosa che mettiamo contro un orecchio per udire il rumore del mondo». E infatti, nei suoi romanzi il filo comune è rappresentato dalla descrizione della guerra coloniale in Angola sotto il regime salazarista.
Di professione medico, António Lobo ha vissuto in prima persona questo momento storico, essendo mandato con l’esercito ad assistere i feriti di questa esperienza ne lascia una bellissima testimonianza nell’opera In culo al mondo.
Anche Lo splendore del Portogallo porta gli strascichi di tale guerra. Uscito per la prima volta nel 1997 e ristampato in Italia da Feltrinelli nel 2019 (traduzione italiana di Rita Desti), racconta la fine del colonialismo portoghese in Angola attraverso le voci alternate di una famiglia di coloni che si trovano ormai in un completo stato di inadeguatezza sociale. Attraverso tre generazioni: nonni genitori e figli, si ricordano i tempi d’oro passati, la tremenda guerra e infine i cocci di ciò che è rimasto e dai quali nulla si può ricostruire. Una famiglia sfasciata, rinnegata dal Portogallo e ormai cacciata via dall’Angola, in una terra di nessuno dove non c’è spazio per mettere le radici. Qualsiasi cosa ha bisogno di radici, dal filo di erba ai grattacieli e ancor di più ne ha bisogno l’uomo.
Ho messo in prima evidenza il contesto storico perché a mio avviso rappresenta una preziosa testimonianza che arricchisce il lettore, ma Lo splendore del Portogallo segue comunque la sua trama piena di intrighi, di dissapori familiari e di incomunicabilità tra genitori e figli, di tradimenti e rancori, di amori clandestini e di affetti, al punto che può essere letto anche come una saga familiare. C’è un’accurata indagine psicologica dei personaggi, che si ritrovano a narrare in prima persona i fatti, spesso utilizzando il flusso di coscienza come stile, un fiume di pensieri che detta il ritmo della lettura e che presenta numerosi salti temporali ma anche tematici. È una specie di puzzle questo libro in cui i discorsi si incastrano a mano a mano che si va avanti nella lettura e le voci narranti tendono a colmare reciprocamente le proprie lacune o perplessità.
La prosa è molto originale e raffinata perché António Lobo fa un ampio uso di metafore insolite ma cariche di significato, e anche l’impaginazione ha le sue curiosità presentando spesso frasi spezzate a metà per ricominciare daccapo con un altro discorso e poi riprendere la frase di prima, ecc. Sicuramente non di facile lettura e adatto a chi accetta le sfide letterarie, questo libro è un capolavoro di stile e una vivida testimonianza storica.
"il nostro male spiegava mio padre è che siamo nati da un Dio vecchio come altri nascono da genitori vecchi, che siamo nati quando Dio era ormai troppo anziano, egoista e stanco per preoccuparsi di noi, un Dio che ascoltava i propri organi con dolente attenzione, l’autunno dello stomaco, i lamenti del fegato, la cipolla o il crisantemo di lacrime concentriche del cuore, un Dio del tutto dimentico di se stesso e di noi che ci considerava dalla sua poltrona di ammalato con stupore sgomento spiegava mio padre".
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