

Lo sfasciacarrozze
- Autore: Paolo Emilio Papò
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
Non c’è niente di più squallido di un’autodemolizione. Anche a volerle sistemare, restano ammassi di ferraglie accatastate, lamiere ammaccate, pile di pneumatici logori, pezzi meccanici informi e pozze d’olio esausto. È in un giardino di metallo come quello, che due assistenti sociali hanno scelto un’occupazione per Rodolfo. Ha sedici anni ed è il protagonista del romanzo breve di Paolo Emilio Papò, Lo sfasciacarrozze, edito per le edizioni romane IBN (Istituto Bibliografico Napoleone, agosto 2021, 80 pagine).
Nell’illustrare il compito al ragazzo, il proprietario dell’autodemolizione non si perde in convenevoli. Rodolfo deve smontare cinque automobili al giorno, altrimenti non riceverà nessun compenso. Quello il numero e quelle le regole della casa, prendere o lasciare, dice l’uomo-sedia che non si schioda mai dall’ufficio nell’unica palazzina al centro dell’azienda.
Mette in mano al giovanissimo degli arnesi vissuti, in particolare il cacciavite di ferro buono, col gran manico di legno. Consente di fare tutto o quasi. Solo se indispensabile si può fare ricorso alla mazzetta da 3 chili, col rischio di danneggiare le parti da recuperare. C’è solo da sfasciare tutto, un lavoro perfetto per un “buono a nulla”: Rodolfo immagina le risate beffarde dei giovinastri nella comunità di accoglienza da cui gli assistenti sociali lo stanno allontanando, la signorina pelle e ossa e l’uomo dall’aria sempre distratta. L’offerta è una misera paga, vitto e alloggio, ma consente al ragazzo bruno e silenzioso di separarsi anche fisicamente dagli ex tossicodipendenti con cui ha diviso la casa-famiglia in un’ex fattoria.
Nel romanzo di qualche decina di pagine, in poche battute Papò riesce a definire caratteri e a costruire una storia singolare e plurale, con connotati soggettivi e anche un respiro sociale non secondario.
Rodolfo ha perso presto il padre, un perditempo tra prostitute a basso prezzo, vino annacquato e slot machine. Per garantire il minimo a vizi, bambino e moglie — nell’ordine — si adattava a svuotare cantine a fare piccoli trasporti con un camioncino sgangherato. Dopo l’incidente, il coma e la morte, la madre già “troppo mansueta e accartocciata” si era definitivamente avvilita, lasciando senza affetto e parenti un quattordicenne grande, grosso e non bello. Zimbello dei compagni a scuola e pluriripetente, ma tanto tranquillo, è sempre stato ignorato dagli insegnanti, non manifestando interesse per le lezioni, ma neanche attirando l’attenzione con atteggiamenti sopra le righe.
Tra comunità, affido temporaneo e casa-famiglia, sono scoccati i sedici anni. Il superamento dell’obbligo scolastico ha comportato la possibilità di trovare un lavoro di braccia facile, ripetitivo, da manovale, bracciante agricolo o sfasciacarrozze.
Gli piace. È forte e un giorno riesce a cavare un motore da solo, pur sconsigliato dai due unici dipendenti della ditta, che lo hanno preso in simpatia, ma sono terribilmente silenziosi.
Si ritrova alla grande in un lavoro in cui si resta tanto da soli. E per fare quello che va fatto, non ci vuole tanto impegno di testa, così ha tempo di fantasticare sui proprietari delle autovetture che smonta. Gli bastano pochi particolari per capire che questa apparteneva a una giovane donna: sotto i pedali il poggiapiedi mostra segni di scarpe col tacco. Senza figli, non ci sono tracce di bambini, biscottini, bavaglini, pezzi di giocattoli. Agiata e bella, visto il modello d’auto, rossa, di pregio e con una linea sportiva non comune.
Il sole implacabile provoca sudore e fatica in eccesso, ma li sopporta e continua a smontare di lena: vetture di famiglia, furgoni di ditte commerciali, qualche rara auto di lusso. Per lui sono un libro da sfogliare, segretamente.
Quella che cambia la sua vita arriva in autunno. Una piccola utilitaria, spartana, di produzione orientale, appartenuta a una madre tanto è maltenuta e quante tracce presenta di bambini e seggiolini di fortuna. Incastrato sotto al sedile, un libro, no, un quaderno. Un diario, la scrittura è femminile, giovanile.
All’inizio Rodolfo legge lentamente, poi è conquistato dalla vita di Lucia, che ha redatto note chiare, esplicite. Il partner è un farabutto, l’idillio è finito presto, ma non si allontana da Gianluca, nemmeno dopo la nascita di un bimbo molto malato, che l’uomo non accetta. Il diario s’interrompe dopo un episodio violento in casa. Il ragazzo non sa bene cosa fare, ma certo qualcosa va fatto, di questo è sempre più convinto.
Ingegnere e insegnante, Papò vive a Roma e ha dato prova di una versatilità senza confini, spaziando dalla fantapolitica all’attualità, alla storia e senza trascurare pubblicazioni divertenti e umoristiche. Questo, accanto all’intensa saggistica storico militare, interesse scontato in casa. Il padre, Franco, è stato pioniere dell’aereosoccorso e anche il nonno, pilota nella Grande Guerra è stato un innovatore dell’aviazione.

Lo sfasciacarrozze
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