

Lo sbilico
- Autore: Alcide Pierantozzi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2025
La parola sbilico non esiste per la Treccani; c’è in bilico o solo bilico, ma per lo scrittore Alcide Pierantozzi lo sbilico esiste ed è il titolo del memoir o romanzo autobiografico Lo sbilico (Einaudi, 2025). Tanto, se lo scrittore parla di sé stesso, poco male; la penna, il laptop, il personal computer, tutte finzioni. A ogni modo, i libri si stampano tutti, tranne eccezioni, allo stesso modo. E il memoir è bellissimo, straziante e pericoloso e chi scrive vuole molto bene ad Alcide, per due parole in croce in chat o su Messenger, ma soprattutto perché lo intervistai nel momento cruciale della pandemia e avevo già ammirato l’intervista di Matteo Grimaldi, quando eravamo ancora sereni.
Ora l’autore del libro ha quarant’anni, ma dorme ancora con la madre, con il bisogno poi di vivere a Milano, mammone per avere quello che la madre non può dargli. A ogni modo, prende un sacco di medicine di cui gli altri hanno contezza, perfino il padre che l’ex giovane chiama “il Negazionista”, ma le parentesi milanesi lo rendono sfuggente. Non si può esprimere tutto nemmeno sul fratello, ma a noi lettori ci viene detto:
Notte dopo notte combinavo disastri, litigavo per strada con degli sconosciuti, scaraventavo bicchieri di vetro per terra nei locali, mi aggiravo per Milano tutto stracciato, andavo a letto con chiunque, non mangiavo.
Si sente quasi colpevole se la madre fa delle biopsie, sperando di avere più tempo. Pierantozzi non vuole essere discreto né borghese, ma il risultato è fumare marjuana e assumere, in compresse o gocce e compresse orosolubili, molte benzodiazepine. E il Depakin, e molto altro.
Non ci sono famiglie fortunate dove non sono presenti pillole e compresse e quindi problemi mentali. Ma anche scrivere che la pandemia ha raddoppiato il consumo di calmanti è un’esagerazione. E in ogni caso c’è un’unicità, che il solo scrivere non può bastare.
La bellezza di questo memoir sta nel modo in cui Pierantozzi scrive: un italiano raffinato, suadente, io "fissità catalettica" non l’ho mai visto scritto perché è un termine medico, ma tutte le parole sembrano uscite dalla Treccani. E il padre Negazionista riesce a perdonare quasi tutto al figlio, ma c’è stata una tragedia familiare di quarant’anni fa. Fortuna che c’è un fratello che, ne avrebbe fatto volentieri a meno, vigila sulla salute mentale di Alcide. Che romanzo, che stile, che empatia. Che bellezza.

Lo sbilico
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