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Recensioni di libri

Le femmine - Vecchio scorticatoio di Wolfgang Hilbig

Keller, 2019 - Due racconti lunghi senza particolare trama, ma dallo stile ricco e descrittivo. Due riflessioni introspettive inserite in un mondo grigio, oppresso, quasi distopico. Un fiume di sensazioni e di bellissima scrittura, anche quando tocca argomenti scomodi o spaventosi.

Cristina Giuntini
Cristina Giuntini Pubblicato il 26-05-2020

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Le femmine - Vecchio scorticatoio

Le femmine - Vecchio scorticatoio

  • Autore: Wolfgang Hilbig
  • Genere: Raccolte di racconti
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Anno di pubblicazione: 2019

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Wolfgang Hilbig è uno dei maggiori scrittori del Novecento tedesco. Nato nella DDR e osteggiato dalla censura, riuscì a espatriare nella Germania dell’Ovest e lì a iniziare la sua carriera di scrittore. Le sue opere, non molto conosciute al grande pubblico in Italia, risentono, come è logico, delle sue origini e delle sue esperienze di vita, e questo è particolarmente evidente in questi due racconti lunghi, Le femmine e Vecchio scorticatoio, pubblicati a cavallo fra gli anni Ottanta e i Novanta, ma usciti in traduzione italiana solo lo scorso anno per Keller (con la traduzione di R. Cravero e R. Gado): l’atmosfera cupa, il senso di costrizione, la sensazione di trovarsi sotto a un regime quasi astratto, indefinito, ma terribilmente opprimente, la negazione della libertà di essere se stessi e di scegliere la propria strada nella vita sono la base che accomuna le due situazioni da lui descritte in queste due narrazioni, il cui protagonista potrebbe essere lo stesso scrittore.

Anzi, curiosamente, sebbene il primo racconto sia antecedente al secondo, l’impressione che se ne ha è quasi che il secondo potrebbe costituire il racconto della vita giovanile dello stesso protagonista, un uomo il cui nome non viene mai menzionato (del resto, nessun nome proprio di persona viene menzionato nelle due narrazioni), ma che, come già detto, potrebbe con estrema facilità essere l’alter ego dell’autore. Il tema delle aspirazioni frustrate, negate, nascoste con vergogna, derise e infine sepolte sotto alla rassegnazione a una vita mediocre, ma “perbene”, è ben presente, anzi fondamentale, in entrambi i racconti. Non solo: entrambi i protagonisti lo affrontano subendo le pressioni di un’entità superiore, l’autorità, la famiglia, l’opinione pubblica, e autoconvincendosi di voler scegliere la strada più modesta e indesiderabile possibile fra quelle “normali”, quasi autopunendosi per avere osato aspirare a qualcosa di più.

Le femmine e la scrittura sono l’ossessione dell’uomo la cui vita è al centro del primo racconto, immerso in un clima quasi distopico, buio, dove si percepisce chiara l’onnipresenza del regime. Un uomo il cui bisogno primario di scrivere deve essere giustificato presso una non meglio identificata autorità che lo ridicolizza e lo spinge invece verso un modesto lavoro di operaio, che la sua irrequietezza gli rende difficile conservare. Il protagonista passa la notte a ripetere e ripassare il suo discorso giustificativo, sospirando nel contempo quelle femmine che, per lui, sembrano essere sparite dalla faccia della terra e che si riduce a cercare nei cassonetti, simulacro del ventre femminile, lottando fra senso di inadeguatezza e desiderio di libertà.

Vecchio scorticatoio è invece la storia della crescita solitaria di un fanciullo di periferia, incerto sulle proprie ambizioni, che l’indifferenza della famiglia porta a credere di poter aspirare solo al peggior lavoro possibile, un posto di operaio presso la fabbrica di saponi “Germania II”. Ossessionato dai luoghi misteriosi e repellenti, passa le giornate a osservare da lontano sia la fabbrica che il vecchio mulino ad acqua.

La scrittura di Hilbig è stata definita “poesia in prosa” e nessuna descrizione potrebbe essere più calzante. Questi due scritti sono due lunghe descrizioni, praticamente senza trama, ma fonte inesauribile di sensazioni e di bellezza della parola, anche nei momenti più crudi e potenzialmente repellenti. Niente azione, dunque, ma sensazione: una lettura impegnativa, ma cibo per lo spirito.
Un consiglio: la poesia che emana da ogni parola di questo libro ha bisogno di tempo e calma per essere assaporata e approfondita. Sconsigliata la lettura durante viaggi in treno con vicini chiassosi o simili: è un libro da leggere di sera, nell’intimità della propria stanza, alla luce della lampada da lettura.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Un libro perfetto per...

Non è un libro di pura evasione: adatto a persone che amino profondamente l’arte, la poesia e siano interessate ad approfondire il contesto nel quale lo scrittore ha vissuto.

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le femmine - Vecchio scorticatoio

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