Le cose
- Autore: Georges Perec
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2011
"Le cose" di Georges Perec (Einaudi, 2011) racchiude una lucida e inquietante analisi degli effetti che la società consumistica ha su due ventenni parigini.
Jérome e Sylvie sono mediamente insoddisfatti della loro vita da studenti universitari, sono parigini e sognano di fare la differenza diventando ricchi. Il loro obiettivo è la felicità, e la felicità è la ricchezza, il benessere materiale, che però non coincide con il lusso, ma con lo stile di vita medio, già molto più rispetto al loro standard (la mensa universitaria mediocre, l’alloggio universitario soffocante, l’abbigliamento dozzinale).
La sfavillante Parigi del boom economico sembra stordire nel suo susseguirsi monotono e quasi ossessivo di caffè e brasseries tutti uguali, cinema, negozi, e Jérome e Sylvie credono di poter realizzare il loro sogno saltando a pie’ pari l’angosciante iter esistenziale dei loro coetanei, destinati a laurearsi e a trovare un mediocre impiego in una mediocre azienda all’interno della quale non saranno altro che anonime comparse, in attesa di una promozione che tarderà ad arrivare.
Jérome e Sylvie non hanno un piano pre-ordinato, ma si lasciano travolgere dalla ricerca febbrile e spasmodica di questa ricchezza, dal possesso delle cose, senza pianificare nulla.
Lasciano l’università e partono per la Tunisia, certi di trovare la svolta e cavalcare l’onda della soddisfazione.
Ma Sfax si rivelerà essere ancora più anonima e alienante di Parigi: una piccola cittadina deserta, disseminata qua e là di bianche casupole, arida e priva delle occasioni allettanti che la coppia di giovani aveva sperato di cogliere.
Jérome e Sylvie si rendono allora improvvisamente conto della desolante realtà: altro non sono che due individui soli e avulsi in mezzo al deserto del nulla e che tali rimangono sia tra la sabbia sia nella Metropoli, ridondante di seduzioni accessibili.
La ricchezza non è che un miraggio e la solitudine di Jérome e Sylvie si fa più acuta e terribile quando la consapevolezza della loro mediocrità e del loro disinteresse prende il sopravvento.
Non rimane allora che tornare indietro ormai anestetizzati e svuotati di tutto, tanto dell’entusiasmo cieco quanto della delusione, e accettare di farsi ombra tra le ombre, seguendo il tanto aborrito destino di un qualunque ventenne di una qualunque metropoli, magari su di un vagone-ristorante in cui «verrà servito loro un pasto francamente insipido».
Un percorso involutivo. Il riflesso della superficialità. Un quadro sconcertante nella sua semplicità, inquietante e tragico, e la prospettiva di un’assenza di prospettive.
Le cose. Una storia degli anni Sessanta
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