

La vita dopo Kafka
- Autore: Magdaléna Platzová
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Voland
- Anno di pubblicazione: 2025
Lei classifica, risolve, pianifica. Per lui tutto, dai minimi dettagli della vita quotidiana agli alti simboli, ha la stessa intensa qualità mutevole. Tutto è parte di un insieme organico, mobile, dal quale si può forse arrivare a creare qualcosa, ma non secondo un piano prestabilito. Lei si lava i denti, risciacqua il lavabo e mette a posto dentifricio e spazzolino. Lui rischia di continuo che il tubo del dentifricio lo aggredisca inaspettatamente in viso, disvelando uno dei segreti dell’universo. Quei due potevano o no vivere insieme?
In stretto ordine di citazione, “quei due” rispondono ai nomi di Felice Bauer e di Franz Kafka: la storia confermerà che il loro amore è segnato in partenza, destinato a dissolversi in cinque anni, per misteriose ragioni attribuibili allo scrittore, frattanto ammalatosi di tubercolosi. Una lunga storia sbagliata? Ma allora su quali sublimazioni, su quali abbagli e divagazioni sentimentali poggiano le missive (1912-1917) vergate da K. per la fidanzata, pubblicate postume (1967) con il titolo di Lettere a Felice? E come mai la donna “di indole pratica e la risata cordiale” pensa bene di portarle con sé durante le sue fughe dal nazismo, dalla Berlino hitleriana in Svizzera, fino in America? È l’ombra lunga di Franz che ancora le opprime il cuore di donna sposata con un altro? E in tal caso, è soltanto il bisogno di denaro a indurla a venderle - anni dopo - all’editore Salman Schocken? Aveva forse ragione Elias Canetti: le lettere di Kafka a Felice Bauer raccontano “qualcosa di più di un’impossibile storia d’amore”. Fatto sta che il segreto su quanto di Kafka sia sopravvissuto dopo Kafka nella vita di Felice Bauer giace con lei nella tomba: della sua relazione con K. la donna di fatto parlava quasi mai.
È a partire da queste fascinazioni, dal nugolo suggestionante dei tanti interrogativi discendenti dal rapporto tra l’ombroso scrittore e la tenace dattilografa (poi commerciante) che la ceca Magdaléna Platzová scrive La vita dopo Kafka (Voland, 2025, traduzione di Letizia Kostner): dieci anni di ricerche ininterrotte per un romanzo notevole e sui generis, dove l’indagine storica si mischia all’immaginazione e il realmente accaduto a ciò che potenzialmente sarebbe potuto accadere. L’autrice non si sottrae al gioco narrativo, abitando in prima persona alcune delle pagine dove le memorie dei discendenti della Bauer sottraggono la donna dalla fissità psicologica con cui, sovente, viene ritratta tanto dalla biografia kafkiana per antonomasia di Max Brod quanto dallo studio della corrispondenza sentimentale di Elias Canetti. In un romanzo frequentato da personaggi realmente esistiti (lo scrittore Ernst Weiss, Max Brod, Grete Bloch, l’editore Schocken), l’incipit (pp.7-15) è non a caso assegnato a una lettera in cui il figlio di Felicia (si firma Joachim M.) indirizza proprio a Canetti. Rivendicando della madre una finezza spirituale, una generosità d’animo, che per antitesi adombrano invece la personalità contorta del fidanzato famoso che le ha spezzato il cuore:
Di Kafka e del loro rapporto [...] con me non ha mai parlato, nemmeno in età adulta. Ma già dal suo attaccamento alle lettere era evidente che per lei non si trattava di una storia morta e sepolta. Che quella sciagurata parentesi durata cinque anni aveva plasmato in modo sostanziale la sua vita successiva per gran parte della propria esistenza mia madre ha goduto di un anonimato assoluto, nessuno si è interessato a lei, nessuno la conosceva. Solo alcuni anni dopo la guerra, quando Kafka ha cominciato a essere famoso e si è scatenata la caccia a ogni sua parola, ha iniziato a temere a giusta ragione che alla propria morte certe informazioni da lei ritenute intime potessero diventare di pubblico dominio. Era decisa a distruggere le lettere prima di morire, voleva farlo davvero. Ma non riusciva a risolversi e continuava a rimandare. Era attaccata alle lettere di Kafka con un’ostinazione finanche incomprensibile: non fu facile indurla a venderle [...] No, mia madre non è stata capace di mettere in vendita le lettere di Kafka, come Lei ha scritto. Ritengo persino, ed è con vergogna e dolore che lo confido solo a Lei, che perdere quei ricordi l’abbia uccisa anzitempo.
Magdaléna Platzová, che nella sua esplorazioni sulla vita della fidanzata "storica" di K. non si è certo risparmiata fino ad assecondare le minuzie, non tralascia nemmeno il coacervo di dicerie sviluppatosi a seguito della rottura del fidanzamento e della fama frattanto raggiunta da Franz Kafka. Fra queste, la voce di un sedicente figlio segreto dello scrittore – nato da una presunta relazione con Grete Bloch – che nel romanzo contatta una Felice ormai malata, probabilmente per speculare a sua volta sulle lettere realmente indirizzate da K. alla madre Grete. È l’ennesimo polo attrattivo di un romanzo polifonico, in grado di incuriosire sul crinale di storia (per lo più) e fantasia. Un romanzo da cui è difficile separarsi prima di averne ultimato la lettura.

La vita dopo Kafka
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