La sposa ribelle
- Autore: Hanan al-Shaykh
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2010
Kamila è seduta su di una limousine che sfreccia per le strade di New York. Sul sedile posteriore, sua figlia Hanan è raggiante accanto all’uomo che sta per diventare suo marito. Hanan è una scrittrice, che nei suoi libri parla spesso di donne oppresse e vittime di soprusi. Perché allora, le chiede e si chiede Kamila, Hanan non ha mai voluto raccontare la storia della propria madre?
Inizia così una nuova testimonianza che si va ad aggiungere alle centinaia, migliaia di storie di donne che, nella loro vita, hanno subìto non solo i colpi del destino, ma anche e soprattutto le prevaricazioni perpetrate dalle loro stesse famiglie. Storie apparentemente tutte uguali, eppure tutte diverse, perché la prepotenza, purtroppo, ha mille cause e mille modi per manifestarsi.
Siamo in Libano, negli anni 40. La madre di Kamila deve subire il divorzio voluto dal secondo marito, e resta con due figli e senza mezzi per mantenerli. Decide allora di raggiungere i figli, ormai adulti, avuti dal suo primo marito che l’ha lasciata vedova. Madre e figli si uniscono alla grande famiglia, ma questo, oltre a rappresentare per loro un modo di sopravvivere, improvvisamente diventa la prigione nella quale Kamila viene rinchiusa: infatti, alla morte della sorella maggiore, ella viene costretta a sposarne il vedovo pur di non lasciare i suoi bambini senza madre. Kamila però è innamorata del giovane Muhammad, e non riesce neppure a immaginare di stargli lontana. Malgrado il matrimonio imposto, i due diventano amanti: una relazione che durerà per anni, finché Muhammad non spingerà Kamila al divorzio. Le sofferenze, però, non finiranno con questo.
Leggendo questo libro, ci si stupisce di non riscontrare, nella descrizione dell’ambiente e della vita quotidiana, così come della mentalità e delle abitudini, la situazione che ci aspetteremmo. Non sono così frequenti i maltrattamenti fisici, né gli uomini esercitano più di tanto il loro potere sulle donne: Kamila, pur con qualche sotterfugio, riesce tranquillamente a uscire, porta malvolentieri e non sempre il velo, e addirittura si nega al proprio marito senza che egli protesti più di tanto. Mentre, durante la prima notte di nozze, Kamila subisce una vera e propria violenza, in seguito la sua non disponibilità ai rapporti fa sì che, durante il matrimonio, gli stessi non avvengano che due o tre volte in tutto. Il marito di Kamila, molto devoto e religioso, viene addirittura preso in giro per questa sua caratteristica. Le donne fumano, cantano, ballano. Il divorzio è, sì, scandaloso, soprattutto se a chiederlo è la donna, ma in ogni caso una possibilità concreta. Se pensiamo all’Italia della stessa epoca, ci renderemo conto che il divorzio neppure esisteva, e che, in fondo, la vita familiare e il perbenismo imperante non erano poi tanto diversi dalla situazione che ci racconta questo libro.
Una testimonianza, quindi, "diversa", che si legge come una bella e tormentata storia d’amore, sorridendo delle ribellioni briose e infantili di Kamila e appassionandosi alla tenerezza, alla disperazione, alla gelosia, ai piccoli grandi drammi fra lei e Muhammad. Diventa un poco più pesante verso la fine, essendo l’ultima parte essenzialmente funzionale al racconto di come la vita di Kamila è proseguita attraverso i lunghi anni della sua esistenza. Un libro utile per avere un quadro "alternativo" dell’Islam e della sua realtà, diversa da Paese a Paese, da epoca a epoca.
La sposa ribelle
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