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Recensioni di libri

La principessa ballerina di Stefania Colombo

Morellini, 2021 - Alla vera storia della nave la Principessa Mafalda, soprannominata "la principessa ballerina", s’affiancano le vicende di Menico, venuto alla luce negli stessi luoghi e contemporaneamente al varo del grande bastimento.

Giovanna Giraudi
Giovanna Giraudi Pubblicato il 28-04-2021
La principessa ballerina

La principessa ballerina

  • Autore: Stefania Colombo
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Morellini editore
  • Anno di pubblicazione: 2021

Sullo sfondo dei primi anni del 1900 ha luogo la vicenda realmente accaduta del naufragio della grande nave Principessa Mafalda, un fatto assai tragico raccontato in un misto di realtà e fantasia da Stefania Colombo nel suo nuovo romanzo La principessa ballerina (Morellini, 2021).

Come dice il titolo stesso, così era soprannominata la grande nave varata a solo un anno di distanza dalla propria gemella, la Principessa Iolanda, purtroppo colata a picco appena entrata in mare. Siamo agli inizi del secolo, “le due storie hanno inizio lo stesso momento, nello stesso posto, in Liguria”.

Due vicende s’affiancano nel romanzo: una è quella della nave soprannominata “la principessa ballerina”, imponente ma altrettanto instabile, costruita nei cantieri di Riva Trigoso, in Liguria, “terra aspra, ostinata e superba”.

“La Principessa Mafalda ondeggia non poco; durante la sua vita ondeggerà sempre di più, fino a meritarsi il nome di balaina, “ballerina", in uno dei tanti dialetti liguri che si mischiano nelle taverne, a Sampierdarena, quartiere di Genova”.

Lì, negli stessi giorni, nasce Domenico Ferrari, da tutti detto Menico, anche lui venuto al mondo quasi a sostituire quel fratello dallo stesso nome che mamma e papà avevano perso troppo presto. Siamo negli anni del Primo Conflitto Mondiale e l’ardita nave fa la spola tra i più famosi porti da una parte all’altra dell’Atlantico ospitando, tra i tanti imbarcati, anche personaggi illustri quali Guglielmo Marconi e Arturo Toscanini. Ma nel 1915

“la principessa abbandona le musiche del porto di Buenos Aires e le luci di New York per entrare in guerra. Perché a sette anni una nave è adulta e obbligata a servire la patria”.

Menico si rivela assai diverso dall’omonimo fratello: non ha la sua cascata di riccioli biondi e mostra un caratterino piuttosto ostinato nonostante la giovane età.
Il tempo scorre e mentre la principessa ballerina, al termine della guerra, riprende la sua rotta tra Genova e l’America, Menico dà spazio alle prime curiosità e agli interessi più segreti. Padroneggia da subito la lettura e si appassiona a essa, in particolare a quella in versi. Strano per un bambino, ancor più particolare perché a Menico piacciono quelle poesie così moderne per quei tempi, quelle senza rima del soldato Giuseppe Ungaretti da cui si lascia affascinare tanto da osar sottrarre le pagine dei suoi versi ad un libraio. Il giovane protagonista vuol nutrire il suo animo ma imperiosa è anche la fame e allora trova un lavoro nel porto di Sestri Levante.

La principessa Mafalda non arresta i suoi viaggi e su di essa salgono migliaia di persone con speranze più o meno nascoste, con il desiderio di un futuro forse migliore; Menico, più maturo, coltiva i propri ideali. Con l’arrivo degli anni Venti ecco l’epoca fascista:

“Sono mesi in cui nei bar la gente parla a voce bassa, senza far nomi, perché ha sempre paura che la persona del tavolo a fianco abbia una camicia nera nell’armadio. E le camicie nere amano offrir da bere ma offrono olio di ricino al posto del vino rosso: una bevanda un po’ troppo indigesta, soprattutto quando è mescolata coi manganelli”.

Menico a ciò che avviene dice “No!” e continua a ripeterlo leggendo le parole di quelle poesie tanto potenti cui è profondamente legato. Ritrova i suoni aspri del suo spirito nei versi di un poeta antifascista e ligure come lui, Eugenio Montale.
Due vicende distanti ma ambedue sul mare: la Principessa Mafalda sempre sull’Oceano, Menico impegnato a lavorare sui gozzi.

Nonostante le insistenze dei professori, data la tanta capacità del ragazzo, Menico non sceglie di continuare gli studi. Non s’immagina maestro, semmai si vede poeta, ma attende un’estate prima di decidere del suo futuro. Quel periodo è cambiamento naturale per il protagonista: un incontro con una fanciulla venuta da lontano gli dà un’emozione sconosciuta. Giorni di riso e batticuore, giorni di saluti e di addii. Ma non finirà tutto così.

“Menico prende la sacca e va al porto.
Il porto di Genova.
E dice che sa navigare e ha studiato i motori a scuola.
E chiede di potersi imbarcare sulla Principessa Mafalda.
Per diventare uomo nel ventre del mare”.

Sulla nave gli fanno compagnia i versi di Rimbaud:

“Elle est retrouvée.
Quoi ? – L’Eternité.
C’est la mer allée
Avec le soleil.”

Menico è a bordo della principessa ballerina: per lui è il primo lungo viaggio, per la nave dovrebbe esser quello l’ultima traversata poiché ormai tanto ha solcato i mari ma l’imprevisto è sempre lì, poco distante, e in mare esso diviene presto sciagura.

Il finale è veramente Storia, quella narrata nei documenti, quella che si ritrova almeno in parte nell’extended book che Morellini ha messo in aggiunta al romanzo. Attraverso esso c’è la possibilità di accedere a una quantità di contenuti aggiuntivi, documenti, foto, brevi video che rendono il libro un punto di partenza per approfondire conoscenze, soddisfare curiosità, nutrire passioni.

La principessa ballerina è un romanzo non lungo, ma denso di avvenimenti e di contenuti significativi. È interessante e piacevole trovare un Menico così giovane ma così adulto da apprezzare un certo tipo di poesia e da voler costruire un futuro diverso. Stefania Colombo manifesta grande capacità creativa in un insolito ma coinvolgente intreccio di storie e di piani narrativi, alternando prosa a poesia con un risultato che positivamente stupisce.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La principessa ballerina

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