La lettera di Newton
- Autore: John Banville
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2010
Un autore che sa leggere nel profondo dell’anima, i sentimenti, le emozioni, l’egoismo e la paura dell’uomo. John Banville affascina anche in “La lettera di Newton”, un racconto di appena cento pagine, un piccolo capolavoro, nel quale narra di uno scrittore, delle sue inibizioni e della sua volontà di riprendere in mano, attraverso le parole, la propria vita.
Il protagonista, narratore senza nome, non riesce più a scrivere e lo confessa in una lettera indirizzata a Clio. Dopo sette anni di studio intenso sulla vita del famoso astronomo e le tante pagine scritte, la biografia sullo scienziato non è ancora terminata. Ha perso la fiducia in quel testo che credeva tanto importante da fargli abbandonare temporaneamente la vita, la stessa Clio, le persone, gli oggetti a lui cari. Era come un malato ostinato in cerca di un luogo dove riprendere le forze.
“Newton era la mia vita… le cose assumono un forma semplice e definita solo in retrospettiva. A quell’epoca avevo la sensazione di una deriva laterale. Le mie carte giacevano abbandonate sul tavolino accanto alla finestra, a ingiallirsi al sole, e quando il mio sguardo ci cadeva sopra provavo impazienza e un vago risentimento”.
Il suo manoscritto era fermo alla lettera che Newton aveva scritto nel settembre del 1693 all’anziano filosofo Locke, accusandolo di essere un immorale e di averlo voluto incastrare in una storia squallida di donne. Una strana affermazione, una lettera delirante forse dovuta ad un momento difficile, all’insonnia che lo dilaniava e alla sua crisi esistenziale. Dopo poco tempo, infatti, Newton diede un addio sofferto ai suoi studi e alla scienza.
“Quella lettera mi sembrava adesso al centro del mio lavoro e forse al centro anche dell’opera di Newton, quasi riflettesse e connettesse tutto il resto…”
Nella baia di Killiney quella mattina il cielo era di un tale azzurro intenso da richiamarlo all’innocenza delle cose. Aveva deciso di trasferirsi nella foresteria alla fine del viale a Ferns in un villaggio non troppo lontano da Dublino e in una campagna dove il tempo sembrava diverso. Sembrava accogliente, ben tenuta e due donne si sarebbero occupate di tutto; Carlotta Lawless, alta con la carnagione scura e la nipote Ottilia, dalla chioma bionda e dagli occhi azzurri. Il tempo trascorso in campagna sarà come vivere un’esistenza che lo condurrà lontano dall’illusione di vivere tranquillo, come aveva sognato con la pipa e i libri. Le due donne si prenderanno cura di lui, e rappresenteranno per il nostro protagonista i diversi volti dell’amore. Ottilia bella come Venezia:
“una città della carne dove viaggiare senza mappa”
da perdersi nelle sue calli. Carlotta invece con la sua sensualità generosa, una donna in attesa dell’amore. La memoria raccoglie i momenti fugaci, le istantanee della vita, scriverà nella lettera indirizzata a Clio. Il passato di cui era appassionato sembrava essere lì pronto a esprimere l’intero suo significato. Sembra compiersi lo stesso percorso di vita di Newton. Ed era anche la prima volta che iniziava a sentire il peso della sua età: un uomo che custodisce un segreto ha un compito e un ruolo a tempo pieno. Ondeggiando come un nuotatore tra le braccia delle sue amanti, egli si metterà alla ricerca di sé stesso, di un amore che lo potesse ancora sorprendere e delle corrispondenti affinità elettive.
La lettera di Newton
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