

La grande sete
- Autore: Erica Cassano
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2025
Un grande successo inaspettato ha colto la stessa autrice di questo romanzo di esordio, La grande sete (2025), che la ventisettenne Erica Cassano, calabrese ma quasi napoletana, ha pubblicato per Garzanti dopo aver frequentato a Torino la scuola Holden. L’ispirazione, come lei stessa ha dichiarato nelle tante interviste, le è venuta dai diari di sua nonna, ritrovati e letti con curiosità e passione.
Anna, la protagonista della storia, è una ventenne che vive a Napoli, con i genitori e la sorella maggiore Felicita, madre di due bambini. Siamo nel 1943, nei giorni che sono passati alla storia come Le Quattro giornate di Napoli, quelle in cui la città, con le sue sole forze, riuscì a scacciare i tedeschi e a liberarsi, mentre in poche ore sarebbero arrivati gli Americani, i liberatori. In quelle giornate terribili a Napoli mancava l’acqua, l’acquedotto era stato bombardato, e i napoletani, distrutti dalle bombe, dalla fame e dalla paura, rischiavano di morire anche di sete. Nella casa di Anna, per un’insolita combinazione, l’acqua ancora usciva dai rubinetti. Dopo aver tenuta segreta questa notizia, alla fine al madre di Anna, una ex ballerina che aveva dovuto trasferirsi da Genova, perché il marito ferroviere, antifascista, era stato trasferito d’ufficio, depressa perché l’amato Enrico era scomparso e del suo treno non si avevano più notizie, decide di dare da bere a tutti gli abitanti del quartiere la sua preziosa acqua, che sgorgava limpida dal lavello della cucina. Tutto il vicinato si affanna, con bottiglie e recipienti di ogni tipo, a raccogliere l’acqua che Anna e sua madre donavano ai vicini.
La grande sete, che è il titolo del romanzo, diventa la metafora della sete di libertà, di normalità, di cultura, di pace e di salute che coglie Anna e tutto il coro dei personaggi che si affollano intorno al mezzanino dove la famiglia vive. E mentre loro cercano con tutti gli espedienti di sopravvivere ai bombardamenti, con il rifugio più vicino che è sotto la Galleria, la sorella Felicita e il piccolo Gennarino di ammalano di tifo petecchiale; il cibo è scarso, il freddo intenso, i vicini maldicenti e pettegoli, il padre scomparso.
Ecco che Anna incontra un giovane soldato americano, Kenneth, gentile e sorridente; lei, che dopo il liceo avrebbe voluto iscriversi al Lettere, invece nelle serata solitarie aveva cercato di imparare un po’ d’inglese, grazie a una grammatica che il padre le aveva regalato. Riesce così a introdursi nella Base Americana, dove c’è bisogno di dattilografe. Anna teme di essere scambiata per una “segnorina”, sua madre le sconsiglia di accettare il lavoro, ma lo stipendio è un miracolo che le consentirà di aiutare la famiglia e alla fine accetta. Una vita diversa, quella nella base: si mangia in abbondanza, si scherza, il lavoro è faticoso ma sicuro, Kenneth la corteggia, altre ragazze lavorano con lei, insomma Anna vive un momento sereno. Ci sarà poi l’eruzione del Vesuvio, nel ’44, e ci saranno momenti difficilissimi, la notizia del padre morto, la sorte amara della sorella, la città distrutta e preda di un nuovo invasore; gli Americani mettono regole stringenti che non tutta la popolazione accetta, come ci hanno raccontato film, romanzi, musiche.
Erica Cassano ha studiato intensamente la storia di Napoli, servendosi dell’archivio della emeroteca della città, prendendo spunto da libri famosi come La pelle di Curzio Malaparte o Napoli 44 di Norman Lewis, e facendosi guidare dalla informazioni e dai ricordi di famiglia. La fine del romanzo è spiazzante, ma molto in linea con il progetto di vita che la giovane Anna ha intrapreso: un ideale di emancipazione, di realizzazione dei propri sogni, una grande sete da colmare finalmente.
Il libro è costruito con abilità e con una certa dose di forza nel tenere insieme i tanti fili in cui il racconto si dipana, senza perdere mai di vista l’obiettivo, quello di testimoniare come la protagonista, malgrado i mille ostacoli che quel periodo poneva di fronte ad un popolo molto provato, aveva la determinazione di “liberarsi”, come si era liberata con forza la sua stessa città.
Rileggevo romanzi di cui già sapevo il finale perché non potevo acquistarne di nuovi o andare in biblioteca. Avevo consumato la grammatica inglese solo perché era l’unico libro che mi permetteva di imparare qualcosa di nuovo. Ecco quello che veramente mi mancava. Leggere, studiare, vivere.
Queste di Anna sono le parole che meglio riassumono con chiarezza la lucidità di una ragazza del ’43; e la nipote, che ne ha raccolto la testimonianza, ha fatto un buon servizio ai giovani che speriamo leggano questo libro interessante da tanti punti di vista.

La Grande Sete
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