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Recensioni di libri

La fine dell’estate di Serena Patrignanelli

NN editore, 2019 - L’estate del titolo è quella di un anno di guerra, l’anno in cui i ragazzi protagonisti hanno poco più di dieci anni e crescono vivendo avventure fanciullesche, ma anche confrontandosi con la guerra.

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 29-05-2019

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La fine dell'estate

La fine dell’estate

  • Autore: Serena Patrignanelli
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: NNEditore
  • Anno di pubblicazione: 2019

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“La fine dell’estate” è il romanzo d’esordio per la sceneggiatrice Serena Patrignanelli, che si misura in questo libro, da poco pubblicato da NNE, con una storia ed una scrittura dense ed impegnative. L’estate del titolo è quella di un anno di guerra, l’anno in cui i ragazzi protagonisti hanno poco più di dieci anni e il luogo scelto dall’autrice, il Quartiere:

era ancora una zona ancora separata dal resto della città, chiuso dentro confini ben delineati da cui gli abitanti uscivano , ma non così spesso.

Augusto, Pietro, Michele, Semiramide, Clementina, Virginia, Giulietto vivono la loro estate, da giugno a settembre, che appare come un tempo astorico e favoloso, separati dal mondo degli adulti, che pure ci sono e appaiono estranei e lontani. Nelle baracche ai bordi del quartiere vivono alcune prostitute, “le bucione”, dai nomi esotici, Sorchelettrica e Cleopatra. La prima, avrà una parte rilevante nella vicenda che si snoda intorno ad una automobile, una 1100 abbandonata, che i due amici Pietro e Augusto decidono di modificare, visto che la benzina ormai è introvabile. Costruiranno un motore a gasogeno, un’avventura coraggiosa nella quale si misurano venendo a patti con la vera proprietaria, Sorchelettrica e un ciccione, Ottavio, che vive nascosto in un capannone dove verrà portata la mitica macchina da modificare. Ma i due ragazzi presso la marrana, che corre ai margini del Quartiere, scoprono il cadavere di un soldato morto e malgrado vogliano tenere il segreto, non possono impedire che il corso della guerra faccia il suo percorso. Gli uomini verranno deportati, le case svuotate, i ragazzi resteranno soli a guardare un cielo in cui vedono le scie degli aerei farsi sempre più minacciosi.
In questo tempo caldo che sembra sospeso, per i ragazzi ci sarà l’iniziazione all’amore, al sesso ancora sconosciuto, al valore dell’amicizia, al rimpianto per la morte dei genitori mai accettata davvero come una realtà, al senso di abbandono e di precarietà. La guerra è lontana, ma anche molto prossima, i rapporti familiari sono difficili, spesso violenti e portano con sé scie di rancori che condizioneranno le vite di questi ragazzini che crescono troppo presto.
Ci sono odori forti, puzza di marcio, desolazione, degrado, sporcizia, miseria, putrefazione nel mondo in cui si muovono Augusto e Pietro. Quando questo, arrampicatosi su un albero per rubare la frutta, verrà colpito di striscio da un aereo che mitragliava la zona, verrà soccorso e curato dagli amici, che faranno i turni per medicarlo, assisterlo, vegliarlo: è l’ingresso per tutti loro nel mondo dei grandi, dove c’è guerra, sangue, ma anche solidarietà e amicizia, attrazione.

Il linguaggio che usa la scrittrice è la cosa che più colpisce in questo romanzo. Immagini straordinarie, l’uso di un lessico semplice, ma letterariamente alto, la ricerca di accostamenti tra aggettivi e sostantivi originale. Le descrizioni piene di dettagli minuscoli, di onomatopee, di colori, umori, sensazioni acustiche, visive, ci restituiscono l’impressione di un mondo molto reale, ma allo stesso tempo metaforico, quello della innocenza che si scontra con il peccato, dell’infanzia che va a confrontarsi con l’età adulta, del bene che conosce il male, dei pieni e dei vuoti, della pace e della guerra.

Per qualche chilometro riconobbero il panorama, ma presto si ritrovarono in zone della città che non avevano mai visto, o che erano cambiate così tanto da sembrare sconosciute; in certi punti restavano solo gli scheletri delle case, poi di nuovo i palazzi riempivano lo spazio, palazzi molto alti, dove sembrava che non fosse successo niente di male. Faceva un effetto strano… Bastavano un paio di chilometri per passare dalla quiete all’emergenza, dalle rovine al progresso.

Una periferia romana inedita, quella raccontata da Patrignanelli, vagamente pasoliniana, ma davvero piena di immagini originali. La macchina a gasogeno, l’alternanza di registri linguistici, il “mondo salvato dai ragazzini”, una citazione della Morante doverosa, fanno di questo romanzo qualcosa di speciale nel panorama della narrativa italiana attuale, che incuriosisce, attrae, commuove.

La fine dell'estate

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La fine dell’estate

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