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Recensioni di libri

La dinastia dei re di Alessandro Troisi

Newton Compton, 2022 – Presentato come lo straordinario racconto del mito di Romolo e Remo tra storia e leggenda, si basa soprattutto sulla seconda, vista la rarefazione di fonti storiche. L’autore è un giovane scrittore promettente.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 25-10-2022
La dinastia dei re

La dinastia dei re

  • Autore: Alessandro Troisi
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Newton Compton
  • Anno di pubblicazione: 2022

Lo presentano come lo straordinario racconto del mito di Romolo e Remo, tra storia e leggenda. Ma vista la rarefazione di fonti storiche nel caso di eventi distanti 760 anni ed oltre dalla nascita di Cristo, restano solo la leggenda e il mito come contenuti portanti del romanzo di Alessandro Troisi La dinastia dei re (Newton Compton, 2022).

L’autore del libro, Alessandro Troisi, del resto è un creativo, non uno storico. Romano del 1996, laureato al Dams di Roma Tre, studia lettere nell’Università di Tor Vergata. Appassionato di letture e letterature, anche greca e latina, pubblica su siti e riviste articoli di cultura e arti. Ha cominciato a scrivere racconti fin da bambino e la firma ci è nota dalla pubblicazione del suo primo romanzo, La biblioteca del diavolo, sempre per i tipi Newton Compton, vincitore del concorso “Ilmioesordio” nel 2019.

Lo stesso giovane autore riconosce di avere fatto riferimento alle leggende, considerata la rarefazione di fonti storiche antiche sulla fondazione di Roma. Sottolinea inoltre qualche anacronismo che si accompagna da sempre al mito dei gemelli e della loro vita affascinante e breve - almeno per Remo – trascorsa al centro della penisola italica e del Lazio.
In una nota finale, Troisi assicura di avere cercato di rievocare “il clima al confine tra il mito e la storia”, che caratterizza il tempo remoto delle origini. Se una parte dei personaggi e degli eventi descritti è frutto della sua fantasia, per un’altra e per il carattere dei protagonisti ha tratto ispirazione da diverse fonti: la Storia di Roma di Tito Livio, le Vite parallele di Plutarco, Le metamorfosi di Ovidio, alcuni saggi storici recenti sull’antica Roma, come quello di Pierre Grimal del 2006.
Sempre Troisi precisa che nell’indicare il nome della madre ha scelto Rea Silvia - che alcuni autori chiamano invece Ilia o Servilia - tanto perché risalente alla tradizione più antica che per i rimandi alla dea Rea, che evocano i richiami alle divinità nei nomi di altri personaggi delle leggende romane della fondazione, come Faustolo, legato al dio Fauno.
La lupa che ha alleva i due gemelli, per Alessandro Troisi è la prostituta Acca Larenzia. Com’è noto, oltre alla femmina del lupo il termine “lupa” era attribuito nell’antica Roma alle donne che esercitavano il mestiere di meretrici.

Quanto agli anacronismi messi in evidenza, gran parte delle storie tramandate sostengono che Amulio abbia spinto Rea Silvia a diventare una sacerdotessa vestale, come tale devota alla dea Vesta. Ma la storia ci dice che quel culto sarà introdotto solo dal secondo re di Roma, Numa Pompilio, quasi mezzo secolo più avanti. L’autore ha optato per un immaginario e più antico culto del focolare, già presente ad Alba Longa e successivamente fatto proprio dai romani.

La curiosità principale nella vicenda della fondazione della futura caput mundi è certamente il conflitto tra i due fratelli, che porta all’uccisione di Remo da parte di Romolo; ma sembra il caso di considerare questa parte del romanzo un vero giallo e di evitare qualsiasi accenno.
Meglio, invece, inquadrare il contesto della nascita dei gemelli di Rea Silvia, a sua volta figlia di Numitore, neo sovrano che vediamo declamare il compianto del vecchio re di Alba Longa, Proca, il cui corpo giace sulla catasta dove sarà consumato il rogo funebre. A descrivere la scena è un furioso Amulio che da secondogenito nasconde a fatica la rabbia per la successione del fratello maggiore, che ritiene immeritata, sul trono dei discendenti di Enea.

Mentre Numitore continua a parlare, Amulio riflette che il “Fato” manovra le redini degli uomini. Era stato il Signore dei destini a guidare il progenitore troiano, il semidio, dalle rovine di Ilio alle coste dell’Esperia. Lo aveva spinto per mari e terre lontane, condannato a molte sofferenze e costretto ad affrontare la guerra, perché negli oscuri propositi era stato deciso che da suo figlio derivasse una stirpe.
Il Fato ha pure voluto, però, che Proca concedesse al minore di dividere l’eredità regale in due metà e di tenerne una per sé. Per questo, l’ambizioso secondogenito ha distinto tutte le proprietà materiali dal bene immateriale del governo di Alba Longa. Visto che il moderato Numitore ha scelto la cura dei sudditi, all’infido Amulio sono andate tutte le ricchezze, utili a finanziare i suoi progetti.

Prima di avviare il piano per deporre il fratello, fa uccidere da sicari il figlio di Numitore, il bravo Lauso, convinto d’essersi così sbarazzato di ogni pretendente. Ma l’oracolo gli rivela che il futuro sarà ancora appannaggio dei discendenti dell’attuale re. Strano, secondo Amulio non dovrebbero esserci: Rea Silvia è obbligata alla castità in quanto sacerdotessa. Non ha fatto i conti però con uno svelto giovanetto, che raggiunge il tempio del focolare per fare offerte votive. Alessandro Troisi chiama quest’ultimo Enialio, che nella cultura greca era il nome di “un antico dio della guerra”. È evidente qui il richiamo alla tradizione che considera Marte il padre di Romolo e Remo.

È sempre il Fato a decidere se un uomo possa ascendere le vette della grandezza o finire nel baratro dell’abisso. Contro i suoi disegni, l’essere umano non ha facoltà di proporsi, neppure se dotato del coraggio e della forza dei grandi.
Il corso delle esistenze è tracciato dagli Dei.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La dinastia dei re

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