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Recensioni di libri

La casa delle belle addormentate di Yasunari Kawabata

Attraverso la contrapposizione tra le giovani "belle addormentate" e l’anziano protagonista frequentatore di questo bordello "sui generis", Yasunari Kawabata affronta il tema della fugacità della vita e della vecchiaia.

Sandra Riato, scrittrice
Sandra Riato, scrittrice Pubblicato il 03-09-2011

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La casa delle belle addormentate

La casa delle belle addormentate

  • Autore: Yasunari Kawabata
  • Categoria: Narrativa Straniera

Finora non avevo letto nulla di questo autore giapponese ma, visto che questo suo libro mi ha affascinata, credo che approfondirò, leggendo qualche altro suo scritto.

Il tratto più caratteristico della prosa di Kawabata è sicuramente la sua grande capacità di analisi dei sentimenti e degli stati d’animo dei personaggi.

In quest’opera, attraverso la contrapposizione tra le giovani "belle addormentate" e l’anziano protagonista frequentatore di questo bordello "sui generis", viene affrontato il tema della fugacità della vita e della vecchiaia.

Il tema del "sonno profondo" (presente anche in altri autori giapponesi, come ad es. Banana Yoshimoto) è il filo conduttore per riflettere sul labile confine tra dormire-sognare-ricordare (e, alla fine, morire). Contemplando il corpo delle "belle addormentate", nell’atmosfera onirica della stanza (in cui i suoni e i rumori sono ovattati e lontani), emergono nella mente del protagonista ricordi e sensazioni, sopiti e dimenticati da anni. La semplice contemplazione o lo sfiorare questi corpi avvia la mente del protagonista in un viaggio nei meandri della sua coscienza, in una continua oscillazione tra veglia e sonno, tra il risvegliarsi improvviso dei sensi e il loro sopirsi, abbandonarsi.

Suggestivi i richiami alle forze naturali (la pioggia, il rumore delle onde) che si contrappongono alla quiete della stanza dalle tende rosse di velluto.

Un racconto delicato e introspettivo, intriso di sofisticato erotismo.

La casa delle belle addormentate

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La casa delle belle addormentate

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Chi era Yasunari Kawabata, il primo Premio Nobel giapponese

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Commenti: 1

  • Rita Branca
    7 giugno 2013, 16:30

    Yasunari Kawabata, “La casa delle belle addormentate” (romanzo breve di 124 pp) giapponese, premio Nobel per la letteratura nel 1968. Storia inconsueta, di un uomo di 67 anni, non ancora “vecchio” dal punto di vista sessuale, che, si lascia attrarre dai racconti di un amico più anziano verso un insolito passatempo: visitare una casa particolarissima, destinata ad uomini vecchi, ormai impotenti, tristi e senza speranza di nuove gioie, per trascorrervi la notte accanto a delle giovani donne profondamente sedate, ove gli si chiede di non fare “scherzi di cattivo gusto”. Resta di fatto che ogni qual volta egli vi si reca, la donna di mezza età che gestisce la casa, insieme ad alcune rituali raccomandazioni, gli offre dell’ottimo tè verde, gli fa trovare due pillole non definite che, se lo desidera può assumere per facilitargli il sonno e favorire buoni sogni. Ella si preoccupa di informarlo preliminarmente delle caratteristiche della bella addormentata di turno (calda/ più esperta/ prima esperienza, e simili) e la mattina successiva, di svegliarlo, di informarsi sul suo gradimento e di offrirgli la colazione. La donna scoraggia le domande che lui le pone per sapere di più sulle giovani donne, finché accadono due incidenti (un vecchio cliente muore durante la notte e successivamente una delle donne che dormono accanto al protagonista, forse per una dose eccessiva di sedativo, perde la vita). Il racconto si arresta di botto, lasciando il lettore in uno stato di insoddisfatta attesa. Si ha l’impressione di incompiutezza. Sono interessanti le osservazioni e le considerazioni che il protagonista Eguchi fa a stretto contatto con i corpi caldi e nudi delle giovani donne che vorrebbe tanto svegliare e che provocano alcuni ricordi della prima giovinezza e perfino dell’infanzia, quando si interroga su chi sia stata la sua prima donna… la mamma? Sua moglie? Il romanzo fa pensare al fascino che esercita la gioventù su chi ormai la sta perdendo e trasmette un velo di malinconia struggente a cui non è possibile ribellarsi. Immalinconisce pensare alla vecchia moglie che dorme da sola a casa, infreddolita nel suo letto, abbandonata, nonostante le sue sicure umane qualità, ma avvizzita inevitabilmente e quindi passata nel dimenticatoio. Le è preferita una bambola di carne viva, che non può reagire in alcun modo, che nulla vede e nulla sente mentre è in vendita… a tal punto che a Eguchi viene anche la tentazione di strangolarla, chiedendosi se allora si sveglierebbe e che odore emanerebbe… perché gli uomini sono tanto superficiali? I sensi sono coinvolti tutti nella narrazione: la vista, nella descrizione raffinata del paesaggio che circonda la casa, gli aceri, le farfalle, gli uccelli, i tendaggi rossi nella stanza da letto, i dettagli dei corpi delle giovani donne; l’udito, per i suoni della natura: vento, onde, respiro delle ragazze, voce della donna che lo riceve; l’olfatto, con i profumi emanati dai giovani corpi e dal il tè verde; il tatto, per il contatto con i loro corpi descritto sempre con misurata discrezione, mai nessuna crudezza, salvo nel ripetuto pensiero di possibile strangolamento; il gusto, sia per il tè sempre ottimo ed il sapore di alcune parti del corpo delle compagne notturne.

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