La battaglia dei Tre Monti
- Autore: Paolo Volpato
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
“O viventi che uscite, se non vi sentirete più sereno e più gagliardo l’animo, voi sarete qui venuti invano”: il monito ai visitatori, scolpito sulla prima lapide all’uscita dal grande Sacrario di Redipuglia, torna in mente sfogliando questo bel volume, con i testi di Paolo Volpato e ben 107 fotografie in bianconero, riprodotte nelle 24 pagine di illustrazioni al centro delle 288 dell’intera pubblicazione, La battaglia dei Tre Monti. 1917-1918 Altopiano dei Sette Comuni, Monte Val Bella, Col del Rosso e Col d’Echele. La seconda edizione è disponibile da giugno 2021, a una decina di anni dalla prima del 2009, nella collana Storica delle edizioni Itinera Progetti. Può essere acquistata a particolari condizioni di e-commerce sul sito della casa editrice di Bassano, come gli altri libri di Itinera Progetti, attenta principalmente alla storia della Grande Guerra.
Nella decennale esperienza di ricercatore storico e saggista, Volpato ha già realizzato una dozzina di testi, tutti rivolti all’obiettivo mai fine a se stesso di fare comprendere ai lettori quale “tragedia” sia stata la guerra 1914-18, con masse di uomini sottoposti al fuoco terrificante di armi sempre più distruttive.
Quella prova immane, uno scontro tra le potenze mondiali sempre più militarmente e tecnologicamente industrializzate, sarebbe stata ancora più tragica per l’Italia, se ai lutti, alle devastazioni, alle lacerazioni del conflitto si fossero aggiunte le umiliazioni della sconfitta. Alla rotta di Caporetto, il nostro Paese è stato sul punto di subirla, ma i nostri soldati si sono aggrappati alle linee estreme di resistenza del Piave, del Grappa e dell’Altopiano di Asiago. Qui, nel territorio dei Sette Comuni, dal dicembre 1917 al giugno 1918 impedirono agli austroungarici di sfondare nella pianura veneta appena retrostante e prendere alle spalle lo schieramento italiano, attestato sul fiume e sul massiccio montano veneto.
Che i Tre Monti, Val Bella, Col del Rosso, Col d’Echele e altri rilievi fossero una posizione chiave, era ben chiaro al nostro Comando Supremo. Dopo un sopralluogo alle spalle del fronte trentino, lo stesso Cadorna aveva stabilito già prima della rotta di Caporetto di andare ad attestarsi “qui, dovesse capitare qualche guaio sull’Isonzo”. “Qui” era la linea che partiva dall’Adriatico, seguiva il corso del Piave, si collegava attraverso la cerniera del piccolo altopiano del Montello alle numerose cime dominate dal Grappa e proseguiva sui rilievi del grande altipiano vicentino, con le trincee a ridosso degli di Asiago, Gallio e Foza. Oggi località turistiche, allora cittadine martoriate, minacciate da vicino dal nemico.
Per l’Italia era di fatto l’ultima linea difensiva. Superata quella, non sarebbe rimasto altro che invocare un armistizio, con le prevedibili pesanti condizioni per un Paese sconfitto.
Tre le battaglie sull’altopiano per gli italiani: di arresto nel dicembre 1917, offensiva nel gennaio 1918, alla riconquista delle cime perdute e ancora difensiva nel giugno successivo, durante l’offensiva austriaca del Solstizio. Combattimenti tutti decisivi, ma “surclassati” nell’immaginario collettivo da quelli contemporanei in altre vette e trincee, riconosce Volpato, che ha ritenuto necessario recuperare la memoria storica, con dati e testimonianze, di un anno intero di combattimenti nell’Asiaghese, altrettanto essenziali e sanguinosi di quelli sul vicino Grappa e sul Piave.
La memorialistica ha riparato il torto in parte, ricordando principalmente uno dei momenti fondamentali per il Regio Esercito italiano dopo Caporetto, la battaglia del gennaio 1918 sui Tre Monti. Il ricercatore romano fa notare però che tanto questa che la seconda difensiva di cinque mesi dopo non sono mai state approfondite nella loro dinamica interna.
Eppure, le riconquiste del Monte Val Bella, del Col del Rosso e del Col d’Echele propongono aspetti molto interessanti, costituendo innanzitutto la prima prova “del recupero morale delle truppe italiane dopo la disfatta di Caporetto”. Altro elemento valutato in questo studio è l’applicazione da parte italiana di una dottrina tecnico-militare del tutto nuova, rispetto agli attacchi a massa di Cadorna. L’indirizzo bellico del neo Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito, il generale Armando Diaz, impegnava un numero limitato di truppe in un tratto di fronte di breve ampiezza, dove le possibilità di successo dello sforzo si dimostravano più concrete. A gennaio, i Tre Monti segnano quindi lo spartiacque tra la vecchia concezione delle “spallate” — che provocavano perdite alla lunga insopportabili — e un uso meno spietato dei reparti, alcuni ora ben addestrati all’assalto-infiltrazione e meglio equipaggiati, come gli Arditi. Sull’altopiano dei Sette Comuni agirono anche Alpini, Bersaglieri e alcune tra le formazioni di fanteria migliori dell’Esercito, dalla Brigata Sassari ai Lupi di Toscana. I soldati non erano più considerati una mera quantità di uomini, si cercava di motivarli come uno strumento operativo efficace e convinto del proprio ruolo.
La battaglia dei Tre Monti è un libro da leggere e da sfogliare, con lo stesso spirito sollecitato dalla lapide ricordata e tenendo presente la seconda, all’uscita del Sacrario friulano: finché li rispetteremo, quei caduti non saranno morti invano.
La battaglia dei tre monti. 1917-1918 Altopiano dei Sette Comuni, Monte Val Bella, Col del Rosso e Col d'Echele
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