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Recensioni di libri

Il legionario della Val di Susa di Paolo Volpato

Edizioni del Capricorno, 2020 – Piemonte in nero: cronaca giudiziaria e casi irrisolti in un poliziesco con personaggi immaginari che affrontano indagini ispirate da eventi e delitti autentici in zona, risalenti a vent’anni fa.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 16-02-2022
Il legionario della Val di Susa

Il legionario della Val di Susa

  • Autore: Paolo Volpato
  • Genere: Gialli, Noir, Thriller
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2020

Un romanzo su due binari: nei capitoli con i caratteri in corsivo, il racconto in prima persona di un giornalista di una testata di provincia nel Torinese. In quelli composti in tondo, il punto di vista sempre in soggettiva di una PM della Procura di Torino. Insieme, compongono il legal thriller Il legionario della Val di Susa, secondo titolo di Paolo Volpato, redattore della Sede RAI del Piemonte, edito nel 2020 dalle Edizioni del Capricorno nella collana Piemonte in noir (238 pagine). La casa editrice della Mole ha pubblicato nel 2018 il giallo-nero precedente del giornalista televisivo, La ragazza della Crocetta.

Le vicende narrate sono immaginarie, per quanto ispirate da fatti di cronaca e indagini giudiziarie reali. Riportano alla fine degli anni Novanta. È ancora tempo di Mani Pulite, ma la popolarità della magistratura non è più ai livelli del primo triennio di Tangentopoli. Precisazione non superflua, visto che gran parte della trama si sviluppa dentro e intorno al vecchio Palazzo di Giustizia di Torino e coinvolge dinamiche processuali, politiche, affari riservati dei Servizi, estendendosi ai rapporti interpersonali di inquirenti e togati.

I protagonisti. Gianni Pannardo è un giornalista molto bravo nel suo mestiere, uno che si applica, che scava, non si ferma alla superficie delle notizie, come sembra bastare a certa stampa anche importante della città e dei telegiornali più seguiti. Del resto, andare in profondità è un’esigenza prioritaria per “Prima Luna”, è una ragione di sopravvivenza offrire nuovi dettagli sui casi che sono già spariti dalle altre prime pagine.

In Val di Susa, i due sedicesimi che escono in edicola ogni martedì e venerdì sono la vera informazione locale. Ma è una continua battaglia, contro “La Stampa” e il suo esercito di cronisti, la RAI e la presa del TG regionale sul pubblico, la costellazione delle televisioni e radio locali, alcune amiche, altre interessate solo a raccogliere pubblicità.
I Valsusini vogliono bene ai giornalisti di “Prima Luna”, che si sono guadagnati la fama di spregiudicati nei mezzi ma onesti e sinceri negli scopi.

Gianni è l’unico cronista giudiziario leale, stimato da Silvia De Matteis. Marito, due bambini e un altro in gestazione da poco, è delegata dal procuratore ai rapporti con la stampa, che a parte lei, tutti nel Palazzo vedono come il fumo negli occhi. “Rompiscatole” (irriferibile la vera espressione): è il commento del poliziotto che collabora con la PM, filtrato attraverso la sottile parete di cartongesso nella stanza della segretaria, dove Pannardo attende d’essere ricevuto dalla De Matteis. Cerca notizie sull’omicidio di un calabrese affiliato alla criminalità organizzata, sui documenti fittizi degli acquirenti registrati da un’armeria e sul suicidio di un panettiere, Nicolino, un amico.

Come ha fatto a sapere dell’armeria, si domanda Silvia? Il caso dei porto d’armi attribuiti a persone inesistenti la incuriosisce molto, anche per l’insistenza con cui un maresciallo della Giudiziaria vorrebbe archiviarlo come una serie di errori banali. Tanta solerzia nel chiudere un’indagine diventa sospetta, visto che la prassi in Procura è invece procedere a passo di lumaca. 2200 fascicoli a testa per ogni PM, arretrati spaventosi, faldoni che si accumulano dovunque: sul pavimento, agli angoli delle stanze, dietro le porte. Sono l’immagine di una giustizia lenta, che viaggia verso la prescrizione. E a distanza di anni dai fatti — riflette Silvia De Matteis — le testimonianze perdono efficacia, esposte ai “forse”, ai “non ricordo”. Le parti si presentano in udienza stanche di aspettare e con la voglia di dimenticare. Gli imputati, lasciati in pace per tanto tempo, manifestano rancore contro chi sta imponendo un processo dopo una vita tornata tranquilla.

I lettori vengono informati da una nota introduttiva dell’autore che se i personaggi restano di fantasia, i fatti derivano da una vicenda vera che pochi ricordano. Vent’anni fa, la Procura torinese mise sotto indagine un agricoltore della Val di Susa, ex sabotatore in Marina appassionato d’armi, responsabile di numerosi delitti di uomini e donne, rimasti a lungo impuniti. Contemporaneamente, accertò che un’armeria valsusina aveva venduto 397 pistole, per lo più di grosso calibro, registrando porto d’armi intestati a individui inesistenti, sulla base di documenti falsi. In entrambi i casi, si sospettò la longa manus dei Servizi Segreti.

Vicende preoccupanti e cariche di conseguenze, di cui stampa e telegiornali si occuparono tuttavia molto poco. Solo un cronista locale le prese a cuore, affrontando rischi e incertezze e andando incontro a problemi personali.
Una parte del racconto segue in modo romanzato il lavoro di un alter ego di questo giornalista, l’altra narra la tenace indagine di una motivata investigatrice immaginaria, il sostituto procuratore De Matteis, che si scontra con misteriosi tentativi di depistaggio, per ostacolare un’inchiesta su omicidi, armi, furti, rapine e altri reati, fino a quel momento irrisolti.
L’indagine durò tre anni, costellata da colpi di scena e situazioni ambigue e di pericolo, liberamente interpretate nella trama.

Il legionario della val di Susa

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il legionario della Val di Susa

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