L’odore acido di quei giorni
- Autore: Paolo Grugni
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2011
Bologna 1977: le mani della Loggia sul presente e sul futuro del Paese.
Nel Bolognese, quella nevicata del dicembre 1976 l’hanno superata, nonostante l’eccezionalità. Quello che non dimenticano è quanto accadde di lì a poco: carri armati in Piazza Maggiore. Paolo Grugni lo ricorda in un romanzo poliziesco-politico, una storia italiana, che a definirlo noir si farebbe una gran confusione, pieno com’è di fascisti neri in azione, anche se sono rossi gran parte dei primattori de “L’odore acido di quei giorni”, pubblicato nel 2011 dall’Editore Laurana (Milano, 288 pagine, 16,50 euro).
In copertina, un blindato nelle vie del capoluogo emiliano e non è uno scatto che risale al tempo di guerra, quando i tank alleati entrarono in città per liberarla dai nazisti. È un cingolato M 113, in servizio antisommossa in una strada della zona universitaria, il 12 o 13 marzo 1977. Erano i giorni di Radio Alice, l’emittente libera bolognese, la voce del Movimento. Erano le ore degli scontri tra i giovani di sinistra e le forze dell’ordine, dopo l’uccisione in via Mascarella di un manifestante, uno studente di medicina, militante in Lotta Continua. La protesta venne repressa con durezza dall’allora ministro dell’Interno Cossiga. Non si esitò a schierare corazzati per il trasporto truppe, in pieno centro.
Al di là del contesto cittadino dei disordini, la vicenda politica è più generale e si allarga alla strategia della tensione ed ai progetti eversivi di quegli anni, attraverso una vicenda gialla – questa non accaduta realmente - di donne ammazzate a colpi di pistola nell’inguine. Sono cinque, in parti diverse d’Italia (Aci Castello in Sicilia, Gallipoli in Puglia, Aversa in Campania, Campi Bisenzio a Firenze). L’ultima era docente di latino e greco a Casalecchio di Reno e sarebbero state probabilmente sei, se la notte stessa dell’omicidio della professoressa Valenti e della grande nevicata, Alessandro Bellezza non avesse recuperato una giovane in condizioni critiche e fuori conoscenza, sdraiata nella neve e coi pantaloni mezzi abbassati, a trenta chilometri dal cadavere dell’insegnante di lettere antiche.
Alessandro è medico o, meglio, era medico. Vicino agli ambienti di estrema sinistra, ha aiutato brigatisti feriti, lo chiamano il Chirurgo rosso. Non è stato in carcere, ma gli è costato la radiazione dall’Ordine professionale. Vive facendo il veterinario d’accatto, percorrendo di mattina prestissimo la strada tra Persiceto e San Giacomo di Martignone, nei pressi del capoluogo, per eliminare le carcasse degli animali investiti dalle auto e salvare eventualmente quelli sopravvissuti all’impatto.
Non guasta rivelare che la giovane donna tirata via dal ciglio della strada quasi morta e rimessa a nuovo nel cascinale di Alessandro, isolato dalla coltre di neve, è una poliziotta infiltrata tra i terroristi di ambienti. È un’anticipazione che non farà danni, perché le esigenze del racconto giallo, che pure ha un peso nel romanzo di Grugni, vanno di pari passo con un livello narrativo diverso, che investe le vicende politiche di un ampio periodo della storia nazionale.
In un dossier che andrà distrutto nell’attentato del 2 agosto 1980 alla stazione centrale bolognese, Paolo offre una ricostruzione credibile degli obiettivi dello stragismo che insanguinò l’Italia dal 1969. Doveva culminare in un colpo di Stato a Ferragosto del 1974, portando a un regime di destra e tuttavia non venne nemmeno tentato, ma i servizi deviati e gli apparati sottratti al controllo democratico continuarono a portare avanti manovre eversive, a realizzare stragi, a stringere patti con formazioni criminali e mafiose. La democrazia doveva arretrare in nome di un bene superiore, di un assetto di potere da garantire ad ogni costo.
I golpisti si riciclano in una potente organizzazione, atlantica e anticomunista, la loggia Propaganda 2 (P2), che aspira a controllare il potere in Italia: un gruppo selezionato di persone fidate, inseriti in tutti i settori della società civile, uno Stato nello Stato, con l’obiettivo di realizzare
il piano di rinascita democratica piduista, assorbendo le istituzioni repubblicane nelle spire di un autoritarismo legale che avrebbe avuto al centro il controllo dell’informazione.
Nel maggio 1994, Alessandro a Corfù sente annunciare dell’incarico a Berlusconi di formare il nuovo governo. L’attesa era durata quattordici anni, ma alla fine il piano della P2 si era realizzato:
ero rimasto ad aspettare il futuro e il futuro era arrivato
conclude Paolo Grugni.
L'odore acido di quei giorni
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