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Recensioni di libri

L’invenzione di noi due di Matteo Bussola

Einaudi, 2020 - Una storia in cui reinventarsi per provare a tornare quelli di prima e tentare il tutto per tutto, un amore che si perde, si disconosce e si rimpiange, un po’ come accade con le cose davvero importanti, che a volte ritornano, altre volte no.

Daniela Pellegrino
Daniela Pellegrino Pubblicato il 09-07-2020

5

L'invenzione di noi due

L’invenzione di noi due

  • Autore: Matteo Bussola
  • Genere: Romanzi d’amore
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Einaudi
  • Anno di pubblicazione: 2020

Scheda e prezzo libro:

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Una storia che potrebbe essere quella di ciascuno di noi: amanti che rischiano di perdere per sempre la persona più importante della loro vita. Ma può un amore tramutare in cenere e la cenere di nuovo in amore? Una domanda difficile da porsi e a cui provare a dare anche una risposta. Io l’ho trovata nell’ultimo romanzo di Matteo Bussola, L’invenzione di noi due (Einaudi 2020). Scrittore, fumettista e conduttore radiofonico, Bussola ripercorre con una scrittura intima e rispettosa i sentimenti e le sensazioni di chi ha davanti agli occhi un amore pronto a sfuggirgli e a scivolargli dalle mani.
Milo e Nadia, questi i nomi dei protagonisti, sono sposati da quindici anni e, come talvolta capita nelle coppie, non sono più i ragazzi che si erano conosciuti e poi desiderati e amati a tal punto da voler diventare l’uno la metà mancante dell’altra per tutta la vita.
Una storia nata con una corrispondenza speciale fra i banchi di scuola, senza vedersi né conoscersi, se non attraverso le loro parole.

"«Chi sei?» La scritta era a matita leggera, nell’angolo alto del banco. Piccola, non appariscente, timorosa. La calligrafia – un anonimo stampatello minuto – non forniva indizi di rilievo. Era l’anno della maturità. Non rammento bene i dettagli ma era un periodo in cui la nostra classe, per qualche oscura ragione, era costretta ad avvicendarsi con un’altra nella stessa aula. Noi la occupavamo al mattino e la quinta C al pomeriggio. Comunque: «Chi sei?» diceva la scritta. La trovai un mercoledì mattina di maggio sul mio banco. Insomma, sul nostro. All’inizio, non le diedi quasi peso e mi sforzai di seguire le lezioni con la solita indolente attenzione. Ma poco a poco le parole si fecero strada nella mia testa, suadenti. «Chi sei?» continuavo a ripetermi. Già, chi ero? Il quesito appariva diretto, elementare, ma ci sono molte possibili risposte a una domanda del genere."

Milo non si rassegna, non accetta che un amore come quello che lo lega a Nadia possa diventare soltanto un ricordo malinconico, schiavo di un presente frustrato, insoddisfatto, pieno di silenzi e di vuoti che riempiono una distanza sempre più grande e dura da tollerare. Marito e moglie che non si guardano più, non si sfiorano, si pongono come estranei l’uno rispetto all’altra.
È per questo motivo che, un giorno, Milo decide di fingersi un altro, inviando una mail a Nadia e firmandola con il nome di Antonio. Inscena un errore nell’indirizzo del mittente e dà vita così a una corrispondenza nuova e segreta, proprio come era accaduto all’inizio della loro storia, ma lontano stavolta dai banchi di scuola.

"Ricordo come fosse ieri il giorno in cui mi hai detto che amarsi è come cucire, che l’amore è un ago che buca la pelle e le vene, una sofferenza necessaria per ottenere un abito su misura. Mentre il nostro matrimonio, nonostante l’impegno, è sempre stato un pesante cappotto della taglia sbagliata, un maglione troppo ampio, una coperta nella quale avvolgersi e scomparire. Il matrimonio è una consolazione, ecco tutto quello che è, ma tiene caldo solo se ci si seppellisce dentro. Forse ci vuole più coraggio per un’esistenza in maniche corte, mettendo in conto il freddo, il vento, la siccità e la pioggia, continuando comunque a ridere in faccia alla tempesta. Quand’è che, senza accorgercene, siamo passati dall’amarci con urgenza all’amarci con pazienza? Quand’è che il nostro amore si è indurito come un pugno? Ti ricordi all’inizio? Quando ci siamo giurati che ci saremmo sempre raccontati ogni cosa, convinti che l’amore che cercavamo non si fondasse sull’essersi riconosciuti, ma sul volerci conoscere meglio di chiunque altro? Il risultato è che oggi, che ci sappiamo a memoria, è finito tutto."

Un libro che a ogni pagina ha qualcosa da sussurrare al lettore, come se lo conoscesse e sapesse le parole giuste da dirgli in quel preciso momento. Un romanzo che mette a nudo i protagonisti, li spoglia dei loro atteggiamenti e dei loro modi di dire e li lascia inermi di fronte a una vita cruda, secca, senza più poesia. Una quotidianità arida, in cui si perde lentamente o troppo velocemente la percezione dell’altro. In cui si diventa chi non si immaginava di essere, ci si accontenta o ci si condanna a un sogno, a un’ambizione, consumando tutto il resto. Milo, mani da architetto, ma grembiule da cuoco e Nadia, spalle ricurve sulla tastiera di un pc per dar vita a una storia ferma alle solite stesse pagine.

"Certi giorni, avrei voluto che Nadia non ci fosse per poterla desidera ancora, per sognare che esistesse da qualche parte, per avere nostalgia di un chissà. Invece era lì con me, davanti a me, seduta sul letto, nella sua postura da autrice invasata, e io riuscii solo a dire: − Non hai buttato il vetro.
− È che mi piacciono i vuoti, − disse lei, con una punta di sarcasmo.
Mi tornò in mente Marco, quel che mi aveva detto sui vuoti con sua moglie, e sui loro silenzi che non riusciva più a sopportare.
− Tu non capisci, la scrittura è tutto ciò di cui m’importa, − disse. – Lo hai sempre saputo.
− Tutto? – dissi.
− Tutto.
Mi guardò fisso negli occhi, poi un’intuizione la illuminò.
− A parte te, − aggiunse, circa tre secondi dopo.
Ma tre secondi, quando si parla d’amore, possono fare la differenza."

Una storia in cui reinventarsi per provare a tornare quelli di prima e tentare il tutto per tutto pur di. L’invenzione di noi due è un romanzo che pone delle domande e dà delle risposte. Un amore che si perde, si disconosce e si rimpiange, un po’ come accade con le cose davvero importanti: a volte ritornano, altre volte no.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’invenzione di noi due

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