L’innocente
- Autore: Alison Weir
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: BEAT
- Anno di pubblicazione: 2015
“L’innocente” (Beat 2015, titolo originale Innocent traiter, traduzione di Chiara Brovelli) di Alison Weir è il romanzo d’esordio della scrittrice britannica, nata a Londra, nel quale si confronta con la figura intrigante e tragica di Lady Jane Grey (Bradgate, 1537 - Londra, 12 febbraio 1554), Regina d’Inghilterra e d’Irlanda per soli nove giorni, dal 10 al 19 luglio 1553, mandata al patibolo da Maria I Tudor.
14 novembre 1553.
“È finita. Il mio processo si è concluso e sono tornata nella Torre di Londra, un luogo che per un periodo è stato il mio palazzo e che adesso è la mia prigione.”
Lady Jane Grey seduta sul suo letto, le dita che sgualciscono febbrilmente il ricamo che decora il copriletto, nonostante il fuoco nel camino che scoppietta allegramente, trema. La sedicenne dopo otto mesi di prigionia è stata appena giudicata colpevole di altro tradimento e condannata a morte. Sarà la regina Maria I d’Inghilterra a scegliere in che modo Jane dovrà morire: mediante decapitazione o bruciata sul rogo.
“Devo morire quando ho malapena incominciato a vivere.”
Lady Grey riconosce di essersi macchiata di un reato molto grave e di meritare la pena capitale per ciò che ha commesso, ma continuerà a urlare fino all’ultimo respiro che il suo cuore e la sua volontà sono stati influenzati da altri. Il complotto non è opera sua, del resto la giovane età di Jane giustifica in gran parte le sue azioni, questo lo sa la Regina Maria, Lady Grey è stata solo lo strumento delle proditorie ambizioni di altri. C’è ancora speranza che Maria abbia pietà di Jane? Quest’ultima prova a pregare, ma quelle antiche parole impresse nella memoria da sempre, ora “non vogliono venirmi alla mente”. Il sonno sfugge, troppa è l’ansia e l’agitazione, allora Lady Grey nel suo sogno a occhi aperti ascolta delle voci che urlano per farsi sentire, tutte insieme. Sono le voci del passato che aiutano la giovane a capire come e perché è arrivata lì, prigioniera nella Torre di Londra.
“Le conosco, una per una. Perché ciascuna di esse ha avuto un ruolo nel determinare il mio destino.”
Una di queste voci è di Frances Brandon, marchesa di Dorset, moglie di Henry Grey, la quale rievoca il difficile e doloroso parto che ha portato alla nascita di sua figlia Jane dopo due neonati morti. Frances, donna volitiva e scaltra, è la nipote di Enrico VIII d’Inghilterra, sua madre, Maria Tudor era principessa d’Inghilterra e Regina di Francia, quindi la marchesa desidera che nasca un figlio maschio, l’erede. Invece viene al mondo una bella bambina, sana e forte. “Tutto questo... per niente”. Anche la Regina Jane Seymour si trova in pieno travaglio, l’Inghilterra intera ha offerto preghiere a Dio, chiedendogli di aiutare la Regina a portare a termine la gravidanza. Al termine di tre giorni e tre notti di travaglio Jane dà alla luce un principino bello e sano, ma la neo madre muore di febbre puerperale dodici giorni dopo. Finalmente Enrico VIII ha un figlio e un erede, la successione dei Tudor è assicurata e il Paese è finalmente libero dalla minaccia di una guerra civile. Frances Brandon è felice per suo zio ma nasconde una delusione disperata.
“Perché mia madre, Maria Tudor, figlia di Enrico VII e sorella minore di Sua Maestà, non mi ha lasciato in eredità solo il suo sangue reale, ma anche il diritto alla corona.”
Se fosse nato un figlio maschio invece di Jane, chissà forse un giorno sarebbe potuto diventare Re d’Inghilterra.
“Eppure questi desideri devono restare sepolti, perché è pericoloso anche solo pensare a certe cose. Il re ha un erede e noi dobbiamo gioire per lui.”
Alison Weir, già autrice di ventuno libri tra romanzi, biografie e saggi di argomento storico, che hanno venduto quasi tre milioni di copie, compone un perfetto mosaico di personaggi realmente esistiti. Al centro del dramma una giovane donna precoce, molto dotata e intelligente, vittima della smodata sete di potere dei propri genitori in un’Inghilterra, sconvolta dalle guerre di religione tra cattolici e protestanti, nella quale aleggia ancora la forte personalità di Enrico VIII,
“un uomo di fronte al quale anche i forti tremano.”
L'innocente
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