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Recensioni di libri

L’individuo, la morte, l’amore di Jean-Pierre Vernant

Cortina Raffaello, 2000 - La caducità della vita umana e del corpo, la morte e l’amore, tema quest’ultimo che si riallaccia a quello della morte, vengono egregiamente trattati in questo saggio, del quale consiglio quindi la lettura.

Rosa Aimoni
Rosa Aimoni Pubblicato il 01-02-2016

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L'individuo, la morte, l'amore

L’individuo, la morte, l’amore

  • Autore: Jean-Pierre Vernant
  • Genere: Filosofia e Sociologia
  • Categoria: Saggistica
  • Casa editrice: Raffello Cortina Editore

Scheda e prezzo libro:

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Come affrontavano gli antichi Greci il tema della morte? A questa domanda risponde Jean-Pierre Vernant (1914-2007), uno dei più importanti storici e antropologi contemporanei, nel suo saggio intitolato “L’individuo, la morte, l’amore” (Cortina Raffaello, 2000).
Consapevoli della caducità del corpo umano, necessariamente soggetto alla morte, i Greci del periodo miceneo elaborarono il concetto di “bella morte”, egregiamente descritto da Omero nell’Iliade attraverso il personaggio di Achille.
Achille è l’eroe che vuole ottenere la “fama eterna” attraverso le sue gesta. Il combattente che si mette in prima fila, com’è appunto Achille, che rischia la vita tutti i giorni, che decide di morire giovane, lo fa perché sa che in futuro le sue azioni saranno per sempre ricordate.
Consapevole dell’inevitabilità della morte fisica, l’eroe omerico sceglie di rendersi immortale, ossia di entrare e rimanere, attraverso le sue azioni, nella memoria collettiva. La fama che cerca Achille non è quella del presente, la time ordinaria, ossia quella degli onori e della carriera, anch’essa soggetta a facili mutamenti, ma quella futura che riguarda l’eternità.
Morire giovane, per l’eroe, è “una scelta consapevole”; si muore giovani per evitare la vecchiaia e per acquisire “l’immortalità sociale”, che si sostituisce alla morte fisica.
L’eroe sfugge volutamente alla vecchiaia, quella fase della vita che porta il corpo umano all’ineluttabile decadenza. Tutti ricorderanno Achille com’era da giovane. Il suo corpo morto sul campo di battaglia viene pulito, oleato e fatto oggetto di venerazione.
Attraverso i rituali funebri, i cittadini possono “ammirare la bella morte”, Panta Kala; per paradosso, Achille decide di morire giovane proprio per “non morire”.
Al tema della bella morte si ricollega quello del “cadavere profanato”. Quando Achille uccide Ettore per vendicare la morte di Patroclo, fa scempio del suo corpo per impedire che esso diventi oggetto di culto, che sia venerato; Achille non vuole che Ettore entri nel novero degli immortali.
Attraverso la lettura di questo saggio, si apprende in che modo la morte venisse “politicizzata”, ossia fatta oggetto di una “strategia sociale utile a chi rimane vivo”.
Achille diventa immortale attraverso il ricordo delle sue azioni, perpetuato dalle canzoni che per sempre ne tributeranno l’onore; egli sarà in eterno un esempio da seguire, un punto di riferimento per il future generazioni.
La caducità della vita umana e del corpo, la morte e l’amore, tema quest’ultimo che si riallaccia a quello della morte, vengono egregiamente trattati in questo saggio, del quale consiglio quindi la lettura.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’individuo, la morte, l’amore

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