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Recensioni di libri

Le origini del pensiero greco di Jean-Pierre Vernant

Quando e come il pensiero dei greci si è evoluto da una dimensione mitico-religiosa a una più razionale e scientifica?

Alida Airaghi
Alida Airaghi Pubblicato il 18-03-2019

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Le origini del pensiero greco

Le origini del pensiero greco

  • Autore: Jean-Pierre Vernant
  • Genere: Filosofia e Sociologia
  • Categoria: Saggistica

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Jean-Pierre Vernant (1914-2007), storico della filosofia e delle religioni, si è occupato in modo particolare della mitologia nel mondo antico. Fu autore di un libro-cult quale “Mito e pensiero presso i greci” (Einaudi, 1978), in cui utilizzava gli strumenti della psicologia e dell’antropologia per esplorare l’evoluzione dell’uomo arcaico da una cultura mitologica-religiosa a una più politica, scientifica e filosofica, nel percorso che condusse il pensiero dei greci dal soprannaturale-magico alla scoperta della razionalità.

Nel volume scritto nel 1962 e appena riedito dalle edizioni milanesi SE, “Le origini del pensiero greco”, Vernant indaga settecento anni di storia ellenica, dal dodicesimo al quinto secolo, cioè dal crollo dei regni micenei determinato dall’invasione dei Dori, fino all’apogeo della civiltà ateniese.
Nei tre capitoli iniziali del volume ricostruisce il quadro storico della civiltà micenea, fiorita tra il 1500 e il 1100 a. C.. In questo periodo di massima operosità, i micenei apparivano strettamente associati alle genti del Mediterraneo orientale, con vivaci scambi culturali e commerciali con il mondo asiatico. La vita sociale era accentrata attorno al palazzo del re (anax), che praticava un controllo rigoroso sulla popolazione, appoggiato da un’aristocrazia bellicosa, ed esercitava un dominio assoluto, impedendo di fatto qualsiasi autonomia non solo dei sudditi, ma anche dei dignitari e dei funzionari di corte. Tutto il sistema di potere si fondava sulla scrittura e la costituzione di archivi, organizzati da scribi cretesi passati al servizio delle dinastie micenee, che avevano trasformato la scrittura “lineare A” usata nel palazzo di Cnosso, adattandola al dialetto dei nuovi signori (lineare B). Tale grafia, decifrata da due archeologi inglesi solo intorno al 1950, rimase patrimonio di cerchie intellettuali rigidamente chiuse, che fornirono al sistema palazziale le tecniche e i quadri dell’amministrazione e dell’erario.

Con l’invasione dorica, si ruppero i legami con l’Oriente, provocando la conseguente diminuzione degli scambi commerciali e il ritorno a un’economia di sussistenza: scomparvero scrittura e architettura e dal 1200 all’800 (il cosiddetto Medioevo ellenico o età oscura) la Grecia conobbe un periodo di totale depauperamento culturale, economico e istituzionale.
Il graduale passaggio all’epoca dei poemi omerici e delle città-stato (poleis), fu segnato da una progressiva perdita di mistero nel rapporto tra gli uomini e le divinità, da una laicizzazione dell’autorità regale, da un cambiamento nelle usanze funerarie (con la rinuncia all’inumazione in favore della cremazione), da una stilizzazione dell’arte ceramica. Vernant situa proprio a partire dall’VIII secolo la separazione tra il mondo dei mortali e quello degli dei, sancito poi dalla poesia epica, che diede avvio a un effettivo affrancamento dal mito.
Fu soprattutto l’apparizione delle poleis a comportare un reale mutamento nella vita e nella cultura della Grecia, trasformando la vita sociale e le relazioni tra i cittadini. La parola, la discussione libera, il confronto dialettico diventano fondamentale strumento politico di democrazia; la cultura e il possesso di conoscenze specifiche si rendono fruibili per un numero sempre più vasto di uomini, anche grazie alla scrittura con cui si redigono leggi, si divulgano nuove idee e scoperte tecniche, si sottopongono a critica e interpretazioni diverse anche le funzioni religiose. Persino l’organizzazione militare si modifica, celebrando non solo l’eroismo individuale, bensì lo spirito di sacrificio e obbedienza nel combattimento collettivo.
In particolare tre innovazioni teoriche, nate nella colonia di Mileto, in Asia Minore, nel VI secolo, segnano il passaggio dal pensiero mitico a quello scientifico: il carattere profano e positivo (non più sacro-rituale) assegnato ai fenomeni naturali, l’idea di un cosmo ordinato che obbedisce a leggi di regolarità, e infine la visione geometrica delle scienze allora conosciute (astronomia, geografia), collegate tra loro da relazioni simmetriche. Tali caratteristiche costituiscono la grande novità che differenzia la nuova cultura della Grecia rispetto a quella passata o del Vicino Oriente.
L’analisi di Jean-Pierre Vernant ci conduce progressivamente a individuare i momenti nodali che portarono i greci a modificare la loro condotta morale, il loro universo mentale, i rapporti sociali e le basi dell’economia, dando infine origine al pensiero occidentale moderno.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le origini del pensiero greco

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