

L’inadatta
- Autore: Chiara Mezzalama
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Nutrimenti
- Anno di pubblicazione: 2025
Esce per Nutrimenti un nuovo romanzo della scrittrice Chiara Mezzalama, che abbiamo conosciuto per la sua particolare sensibilità al tema del femminile nei suoi precedenti libri. La storia raccontata in L’inadatta è quella di Grace, una ragazzina ribelle e talentuosa che vive in una famiglia borghese, conservatrice e agiata in California, a San Francisco, negli anni Cinquanta. Ben 38 capitoli ci portano a seguire Grace dalla sua infanzia alla fine della sua vita che attraversa decenni e continenti, matrimoni e figli, città distanti, rapporti difficili con tutti a causa di una volontà di libertà, di autoaffermazione nel mondo della danza jazz, quella che resta il centro della sua identità profonda, quella che è l’unica situazione nella quale non si percepisce “unfit”, inadatta. Ed è infatti questa la parola chiave che attraversa tutto il romanzo, che racconta con sensibilità ed estremo coraggio la vicenda umana e professionale di Grace, innamorata del musicista nero dal quale avrà due figli, a causa del quale passerà gli anni più difficili della sua esistenza, ma che non cesserà mai di amare, malgrado la tempesta che si abbatterà sulle loro vite.
La storia di Grace è quella che dagli anni Cinquanta, in pieno razzismo e con il dominio imperante del maccartismo, la costringono a fuggire dalla famiglia, a sposare un giocatore di rugby, a fuggire con lui alle Hawaii per poi rendersi conto che, malgrado la nascita della figlia Emma, il rapporto con il marito le sta stretto; non è disposta ad abbandonare il sogno di ballare, di essere indipendente, di seguire le proprie inclinazioni. Dopo vari tentativi, un’alleanza terribile tra sua madre e il marito le sottrae la figlia, che raggiungerà l’Australia con il padre. Non si rivedranno per lunghi anni.
Difficile seguire le varie peripezie, gli spostamenti, i viaggi, i tentativi, i ripensamenti che portano Grace a raggiungere New York, che alla metà degli anni Sessanta è il posto più creativo e interessante del pianeta; si balla, si suona, si scrive, si dipinge e lì finalmente Grace vede concretizzarsi il suo sogno. L’incontro con Sam, un artista afroamericano che suona insieme a John Coltrane, sarà amore a prima vista, mentre la stessa Grace comincia a frequentare danzatrici come Elaine Summers e Merce Cunningham, capaci di alimentare la sua passione per la danza fisica, quella che le dà la vera libertà interiore a cui aspira. Nascono due figli dal rapporto con Sam, il quale però è un tossicodipendente all’ultimo stadio, violento, psicopatico, pericoloso. La loro storia complicata e dolorosa è purtroppo destinata a concludersi tragicamente. A lei restano i due figli, Sally e Michael, e con loro Grace accetterà di trasferirsi in Italia, a Roma, dove forse si aprono possibilità di lavoro per lei e di inserimento per i figli. Tra gli anni Settanta e i due decenni successivi, vediamo Grace vivere al centro storico di Roma, a Trastevere, dove lavora, balla e mette su una compagnia di danzatrici che la seguono con fedeltà e dedizione. Conosce un nuovo amore italiano, ha molti amici e ammiratori, sembra conoscere finalmente un po’ di pace dopo le tempeste americane. Ma non sarà così.
Chiara Mezzalama si avvicina a questo personaggio geniale, ma anche difficile e ostico, con grande empatia: la segue nei suoi spostamenti, nelle sue contraddizioni, nel suo difficilissimo rapporto con la madre, gli uomini, i figli, tutte relazioni per le quali Grace si sente inadatta, unfit appunto. Tuttavia il mondo della danza, il suo rapporto con il corpo, con la musica interna che si sente crescere dentro nei suoi veri momenti di felicità, ne fanno un personaggio geniale, originalissimo. All’apertura di molti capitoli del libro, citazioni di grandi esponenti della danza contemporanea, Pina Bausch, Martha Graham, Anna Teresa de Keersmaker e Merce Cunningham ci parlano di un mondo artistico che oggi sembra quasi superato, dimenticato: significativa a questo proposito la frase della de Keersmaker, “La danza è un’architettura effimera che esiste solo nel tempo e nello spazio del corpo”. Nel tempo dell’effimero, quello che stiamo vivendo, fatto di immagini rapide che svaniscono in pochi attimi, la geometria del corpo, la fluidità dei gesti, la capacità di emozionare chi guarda una danzatrice confermano l’affermazione che il musicista Sam aveva dedicato alla sua Grace:
Voglio che tu continui a danzare, che la musica e la danza siano sempre presenti nella tua vita.

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