L’idiota
- Autore: Elif Batuman
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2023
Elif Batuman sembra aver scritto L’idiota (Einaudi, 2023, trad. Martina Testa) con l’obiettivo di rendersi detestabile. Per comprendere il motivo, è necessario porsi una domanda: che cosa cerchiamo dalla letteratura?
Se nella risposta rientrano concetti quali emozione, scioglimento di dubbi, evasione e illuminazione riguardo la propria vita, allora quello di Elif Batuman si può definire un “anti-romanzo”. Se, al contrario, ciò che si cerca nell’arte delle parole è la trasposizione reale della realtà, allora ecco il libro giusto.
Selin, la protagonista, è una matricola di 18 anni al corso di letteratura dell’università di Harvard: l’élite di chi ha un obiettivo nella propria vita. Peccato che per lei non sia affatto così. Le sue origini turche la pongono in una condizione di svantaggio rispetto ai suoi compagni di corso e alle compagne di stanza Hanna e Angela. Interrogarsi su quanto sia complicato condividere uno spazio con chi non ha la tua stessa cultura diventa vitale.
Quando a lezione incontra l’ungherese Ivan e la russa Svetlana, le cose potrebbero migliorare. Eppure non fanno che infittirsi. Più complicato di parlare inglese con degli americani è parlare inglese con chi non è di lingua inglese.
Il risultato del lost in translation e dei “Come?” e “Che intendi dire?” è l’allontanamento di Selin dal patrimonio umano che le gira attorno.
Ed eccoci al punto centrale del “non-romanzo”. Quanto può diventare complicato seguire la storia di una giovane ragazza che evita i contatti sociali e l’approfondimento di sé stessa? Molto. La lettura de L’idiota è sfidante.
Nell’inettitudine della protagonista possiamo stabilire una lontana parentela con Stoner di John Williams. Anche qui la “non-azione” la fa da padrone.
La narrazione si snoda tra i pensieri ingarbugliati, indecisi e disordinati di Selin e, senza rendercene conto, il disinteresse diventa empatia.
Ci accorgiamo che ciò che stiamo leggendo non è solo una storia, ma un ricordo. Il ricordo dell’adolescenza. Un momento della vita in cui l’interiorità è indefinita, come lo siamo noi.
La narrazione si colloca alla fine degli Anni ’90 e alle prime e-mail, strumento che Selin usa per comunicare con Ivan libera dalla paura del “faccia a faccia”.
La forma scritta le dà la possibilità di formulare i pensieri interessanti che a voce non avrebbero senso.
Se L’idiota non narra alcuna storia, allora la vita di nessuno di noi lo è. Raccontando il nulla si sta in realtà indagando una generazione intera.
La palpabile insicurezza di Selin la porta a costruire attorno a sé una realtà romanzata. Tutto il suo impegno viene riversato nel leggere i grandi classici, nel non dormire la notte, nell’immaginare il sesso senza volerlo tentare, nel rendersi irraggiungibile, cercando di fare del suo “piattume” qualcosa di esistenziale.
Quello di Elif Batuman è un romanzo sperimentale che l’ha portata a comparire in tutte le liste dei libri migliori dell’anno, a essere finalista al Premio Pulitzer e al Women’s Prize for Fiction.
Pensare a questo sembra paradossale, dato che non la si può definire una lettura coinvolgente. Tutto il contrario: procede a rilento, tra una risata e uno sbuffo. Tuttavia, non è forse questa la realtà?
E se pensiamo che la realtà non meriti uno spazio in letteratura, rinfacciamo pure a Peter Cameron che quando ha detto:
E la verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria.
Aveva un gran torto.
L'idiota
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