L’evoluzione di Andromeda
- Autore: Michael Crichton con Daniel H. Wilson
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2021
Bentornato dott. Crichton, fatto sta che insieme al grande medico scrittore è riapparso un micidiale virus cine-letterario, anche se non sarà dopotutto una cattiva notizie per i suoli lettori, anzi… Nel 1969, il successo internazionale del fanta-pandemic-disaster-thriller The Andromeda Strain convinse il ventisettenne Michael Critchton ad accantonare il camice e darsi alla scrittura professionale. Dal bestseller, venne tratto nel 1971 un film di fantascienza di successo e da allora Andromeda è tornato in varie edizioni nelle librerie italiane (ultima, nel 2021, tra gli Elefanti Garzanti, 337 pagine, 13 euro). A mezzo secolo dalla pellicola, nei primi di giugno è uscito in Italia il sequel, L’evoluzione di Andromeda (tradotto da Doriana Comerlati sempre per Garzanti, collana Narratori Moderni, 360 pagine).
Un paio d’anni fa, gli eredi dello scrittore statunitense (Crichton è morto di cancro nel 2008, a 66 anni) hanno affidato il seguito alle cure di un giovane autore di fantascienza, Daniel H. Wilson, dottore di ricerca in robotica. Perfino le agenzie di stampa hanno annunciato che la vedova del romanziere aveva autorizzato lo sviluppo del formidabile plot narrativo originale. Geniale, ma semplice: il panico apocalittico scatenato da una misteriosa e terribile pandemia, diffusa da un agente patogeno extraterrestre veicolato sulla Terra da un satellite rientrato da una missione nello spazio. Il nuovo romanzo, si precisava, nascerà da materiali inediti dell’archivio Crichton e dalla collaborazione tra la società CrichtonSun, della moglie Sherri e lo scrittore Wilson (autore di fantascienza di Portland-Oregon con all’attivo il fanta-disaster Robopocalypse, pubblicato in Italia nel 2014).
Il nuovo romanzo, non di Crichton ma alla Crichton, celebra il 50esimo anniversario dell’uscita di Andromeda, primo successo internazionale dell’autore dei futuri bestseller Congo, Jurassic Park, Sfera. Sette dei suoi trenta titoli hanno ispirato altrettanti validi film di grandi registi. Ad Andromeda si diceva per primo molto legato lo stesso scrittore di Chicago, laureato con lode in medicina ad Harvard e ricercatore di antropologia, poi trasferito a Los Angeles nella sua attività di autore, sceneggiatore e regista. Quel lavoro, riscritto più volte su consiglio-imposizione del suo editore, è stato anche il primo firmato col vero nome, visto che cinque dei sei precedenti erano usciti con lo pseudonimo John Lange e uno lo aveva firmato Jeffery Hudson.
Crichton era molto soddisfatto della trasposizione cinematografica: il film di Robert Wise, come il libro, aveva generato nel pubblico la suggestione che non si trattasse di fiction ma di cronaca e che “tutto fosse vero”. D’altra parte la cronaca cominciava a parlare di laboratori sotterranei, di programmazione computerizzata, di bio-sicurezza. Si era perfino stancato di ripetere che tutto quello che c’era nel libro era solo frutto della sua immaginazione. Uno sforzo inutile, anche perché “si è scoperto che si basava su cose vere”, sebbene mentre lo andava scrivendo non lo sapesse.
Per rinfrescare la memoria dei lettori e informare chi non l’avesse letto, si ricorderà che nel primo romanzo la ricerca scientifica applicata alla tecnologia spaziale era impegnata a garantire la massima sterilità dei materiali di ritorno nell’atmosfera terrestre - navicelle, tute degli astronauti, satelliti artificiali - per scongiurare contaminazioni con microrganismi sconosciuti e pericolosi. Ma nel 1967, una delle sonde spedite nel quadro del Progetto Scoop, per intercettare e riportare particelle cosmiche da impiegare come armi batteriologiche, scende nei pressi di Piedmont, un paesino dell’Arizona, nel deserto del Mojave. Appena quarantotto abitanti, tutti morti, tranne un vecchio e un neonato.
Il “microbo”, cercato nello spazio dall’Usaf, era stato trovato, ma si era rivelato molto più virulento di quanto si potesse prevedere. Prima di poter essere recuperata dal personale militare, la capsula era stata danneggiata dai civili curiosi. La microparticella aveva infettato e annientato la popolazione, a eccezione dei due sopravvissuti. Vengono soccorsi, isolati in un laboratorio sterile sotterraneo e studiati da due scienziati, un batteriologo e un patologo, per capire le ragioni della loro immunità. Cinque giorni di lavoro febbrile, prima dell’esplosione nucleare che avrebbe “sterilizzato” il territorio desertico, per salvare il mondo da un’epidemia gravissima.
Dal pericolo scongiurato era derivato il programma Eterna Vigilanza, il più prestigioso delle Forze Armate, i pochi eletti al corrente dell’esistenza del progetto facevano a gara per essere autorizzati a farne parte. È ospitato nella base aeronautica di Fairchild, perché - in maniera che si rivelerà imprudente - i militari avevano deciso di continuare la ricerca sulla microparticella, elevando al massimo i livelli di sicurezza anticontaminazione.
Dopo cinquant’anni va avanti però stancamente e sta per essere chiuso, ma il monitoraggio aerofotogrammetrico della foresta amazzonica rileva un’anomalia. Segnali chiari dimostrano che the strain, il ceppo Andromeda, si è riattivato ed è l’AS-3, una variante ancora più letale. Viene riattivato anche il Progetto Wildfire, che mezzo secolo prima aveva studiato i due superstiti in Arizona e una squadra internazionale di esperti e militari di tutto il mondo è inviata sul posto, nella foresta pluviale sudamericana, dove sta crescendo una minaccia spaventosa.
Altri cinque giorni di lavoro febbrile: è in gioco la vita nel pianeta.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’evoluzione di Andromeda
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