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Recensioni di libri

L’ambasciata di Cambogia di Zadie Smith

Mondadori, 2015 - Una novella scorrevole e armoniosa, che suscita meraviglia ma allo stesso tempo lancia una critica forte e lancinante al nostro mondo.

Beatrice Tibaldini
Beatrice Tibaldini Pubblicato il 22-03-2022
L'ambasciata di Cambogia

L’ambasciata di Cambogia

  • Autore: Zadie Smith
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Mondadori
  • Anno di pubblicazione: 2015

Zadie Smith, scrittrice che sempre di più sta ricevendo una grande approvazione e attenzione da parte dei lettori italiani, è autrice della novella L’ambasciata di Cambogia, edita per Mondadori già nel 2015.

Una novella ricca di simboli e richiami

L’ambasciata di Cambogia è una novella breve, si tratta di 70 paginette, e vede protagonista una giovane ivoriana di nome Fatou che lavora a Londra per una ricca famiglia. Fatou ogni lunedì passa davanti all’ambasciata di Cambogia e si ferma per qualche minuto a osservare i volani rimbalzare da un lato all’altro di quello che si immagina essere un grande giardino. Eppure questo non è il semplice racconto di uno spaccato della vita di Fatou e neppure una storia d’amore che la vede protagonista insieme al suo amico Andrew.

In queste 70 paginette ogni dettaglio, ogni rimando racchiudono un significato simbolico che viene compreso solo a posteriori.
Questo è infatti un libro breve che racconta la condizione degli immigrati africani — va ricordato che Fatou è ivoriana mentre Andrew si scoprirà essere nigeriano —, condizione che spesso si scontra con le speranze e i sogni di un futuro migliore e diverso. Questa riflessione sulla condizione degli africani in Inghilterra e sui loro diritti — Fatou racconta che la famiglia Derawal, per cui lavora, le ha preso il passaporto per evitare che lei possa scappare, nonostante le offrano come stipendio un luogo in cui vivere —, viene raccontata dagli occhi della protagonista che fermandosi davanti all’ambasciata cambogiana si trova a porsi diverse domande.

L’ambasciata Cambogiana ospita connazionali che si godono la propria vacanza nonostante le discriminazioni degli immigrati — si racconta di una donna, secondo Fatou cambogiana, che fa acquisti nelle boutique in cui vanno anche i Derawal — giocando a badminton. Il disinteresse per le violazioni dei diritti umani che i connazionali di Fatou si trovano a vivere da parte dei cambogiani portano la protagonista a riflettere sulla sua esperienza. Lavorare in Inghilterra per lei è stato un salto nel positivo o si è trattato di un evento negativo?

Fatou: una protagonista consapevolmente inconsapevole

Fatou ripercorre la sua esperienza leggendo anche le notizie di una sua conterranea che si trova a vivere in una condizione di segregazione in casa della famiglia per cui lavora e si sente in qualche modo privilegiata perché lei può uscire di casa, anche se non ha uno stipendio tutto suo, ed è in grado di leggere e parlare l’inglese. Condizioni che le fanno credere di essere in una condizione migliore, di vedere rispettati i propri diritti; in un certo senso si sente privilegiata. Fatou e Andrew, la domenica mattina dopo la messa, si trovano al bar e discutono di tematiche politiche, di diritti e condizioni degli immigrati, di questioni che stanno a cuore a entrambi: si parla delle condizioni degli africani a Roma, in Inghilterra, nell’Africa stessa (Andrew, scopriamo, non ha una grande opinione dei politici e del governo Nigeriano) e Fatou li confronta con la storia della Cina, della Cambogia stessa, degli Ebrei e si domanda perché loro soffrano di meno.

Davanti alle opinioni di Fatou, che scopriamo essere particolarmente attenta ai dolori della sua gente ma forse poco consapevole del passato degli altri popoli, Andrew le ricorda che anche quei popoli hanno sperimentato la sofferenza. Eppure in qualche modo Fatou non è convinta, ricorda sprazzi di letture su questi eventi ma continua a vedere una maggiore sofferenza in chi proviene dall’Africa.

Nell’ultima pagina della novella Fatou si rende conto che qualcuno all’interno dell’ambasciata cambogiana è in svantaggio nella partita a Badminton; lo capisce da come il volano viene colpito e fatto volare al di sopra del muro di cinta. Anche lei, questa volta, deve ammettere di trovarsi in una situazione di svantaggio. Alla fine possiamo dire le violazioni dei suoi diritti l’hanno colpita più in profondità, anche se ha la fortuna di avere Andrew al suo fianco.

Lo stile di Smith concentrato in 70 pagine

Qui più che in altre sue opere si vede bene lo stile di Zadie Smith, denso e carico di simboli, riferimenti, paragoni, accenni e rimandi a situazioni diverse e complementari a quelle vissute dai suoi protagonisti. Questa è una novella, ed è forse per questo che appare così densa, non complessa da seguire e anzi interessante da conoscere in ogni sua parte, ma carica. I rimandi complessi vanno poi gestiti e non sempre si ha l’impressione di aver scoperto tutti i piani di lettura di cui si compone il racconto. C’è il piano allegorico delle sofferenze, quello lampante delle immigrazioni, quello della storia di una giovane africana emigrata licenziata senza apparente motivo.

L’ambasciata di Cambogia non è di certo il libro da cui consiglierei di partire per conoscere Smith, anche se senza dubbio è il più breve che abbia composto; meglio scoprire l’autrice leggendo qualche libro più corposo per non essere sbattuti in uno stile di scrittura scorrevole e armonioso, che getta meraviglia e allo stesso tempo lancia una critica forte e lancinante al nostro mondo.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’ambasciata di Cambogia

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